Pur essendo uno dei più grandi compositori del Romanticismo, sappiamo benissimo che Schubert da vivo non ottenne quei riconoscimenti e quei successi che sono da attribuire ai suoi Lieder e alla sua musica da camera, anche perché nelle sue sinfonie i contemporanei non videro altro che l’affermazione dei grandi modelli classici (Haydn, Mozart e Beethoven). A proposito delle sinfonie, tanto per far comprendere come non sia stata fatta ancora giustizia nei loro confronti, al di là dell’annoso problema scaturito dalla loro numerazione (ne iniziò ben tredici, portandone a compimento solo sette), ricordiamoci della grande confusione che ancora alberga anche in ambito musicologico.

Un motivo di ulteriore riflessione sull’impianto sinfonico schubertiano viene da questa nuova registrazione integrale a opera del direttore d’orchestra inglese Edward Gardner (nato nel 1974), tra i migliori giovani interpreti del panorama attuale, il quale con la fida City of Birmingham Symphony Orchestra ha pubblicato il primo SACD, contenente la Sinfonia n. 3, la Sinfonia n. 5 e la celeberrima Sinfonia n. 8 Incompiuta, per l’etichetta britannica Chandos.

La sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 fu completata da Schubert dopo il suo diciottesimo compleanno, fra il 24 maggio e il 19 luglio 1815, e fu eseguita a Londra per la prima volta nella sua versione integrale solo dopo la morte del compositore, esattamente il 19 febbraio 1881, ossia ben cinquantatré anni dopo. Sebbene sia stata scritta in pochissimi giorni, questa sinfonia è dominata da una grazia apparentemente distaccata. Il primo movimento, incantevole, vede la presenza di un’introduzione lenta, ma di dimensioni più ampie di quelle che avevano aperto le due sinfonie precedenti. L’Allegretto del secondo movimento è pieno di grazia e musicalità mentre il terzo movimento, Minuetto, appare robusto e sonoro, visto che nel Trio non mancano suggestioni derivate da danze popolari. Il finale, di gusto italiano (una tipica Tarantella), formato da un tema di grande slancio dinamico, è un capolavoro.

Solo sei mesi dividono la Quarta dalla Quinta Sinfonia in si bemolle maggiore D 485, che venne portata a termine da Schubert il 3 ottobre 1816. Composta per una piccola orchestra di dilettanti, segna una svolta abbastanza brusca nella produzione schubertiana. Consapevole di aver tentato di volare troppo in alto con la Quarta, detta la Tragica, e del fatto di non aver raggiunto l’obiettivo prefissato, abbandonò il modello preferito, quello beethoveniano, per ripensare a Mozart, visto che l’Allegro iniziale si rifà allo spirito del sommo compositore salisburghese, un movimento che è caratterizzato da due temi: uno delicatamente cantabile e l’altro più sostenuto ed elaborato nel suo slancio lirico. Dopo l’Andante con moto, pagina di intima e serena poesia, ecco un Minuetto che si richiama in modo trasparente a quello della Sinfonia K 550 di Mozart. Infine, l’Allegro vivace, una pagina elegante e scorrevole, dove il classico schema della forma sonata si scioglie in un’espressione gioiosa priva di carattere drammatico.

La Sinfonia n. 8 in si minore Incompiuta, trovata solo trentasette anni dopo la morte del suo autore, divenne ben presto la composizione più popolare ed eseguita del musicista viennese. Con l’Incompiuta Schubert volle tornare ad affrontare il genere sinfonico, anche se non ebbe la forza (o anche il desiderio) di arrivare fino alla fine. In questa sinfonia pervade un intenso colore drammatico, specie nel primo tempo per certe arditezze formali e armoniche, tenuto conto che i temi principali del primo tempo sono tra le intuizioni più pure e più belle che mai artista abbia realizzato. Nel secondo tempo, l’Andante con moto, che è anche l’ultimo della sinfonia, l’atmosfera è inizialmente più pacata e distesa nella tonalità di mi maggiore, ma ben presto si insinuano episodi irrequieti, zone d’ombra che generano un clima singolare, oscillante tra una tensione emotiva e un più raccolto lirismo, dando vita a un lavoro nel quale riconoscere l’essenza del vero uomo romantico, più dubbioso che sognatore, più problematico che innovatore.

A livello di interpretazione, Edward Gardner ci offre una lettura straordinaria, decisamente ritmata, vivace, tale da farci gustare pienamente la concezione artistica di Schubert, autentico testimone delle gioie e dei dolori incarnati dall’uomo romantico. La City of Birmingham Symphony Orchestra suona superbamente come un’orchestra di altissima classe, che testimonia la sua duttilità esecutiva, rafforzata da un suono raffinato, raccolto, profondo, capace di far sporgere l’ascoltatore sull’infinito abisso schubertiano, con il risultato di annunciare un’integrale discografica di possibile riferimento.

Dal punto di vista tecnico, l’ottima presa del suono permette di esaltare il suono orchestrale, grazie a una dinamica sontuosamente naturale ed energica (e questo vale anche per la microdinamica, pulitissima). Il palcoscenico sonoro restituisce tutto il dispiegarsi a livello tridimensionale dell’orchestra, mentre sia l’equilibrio tonale, sia il dettaglio sono di livello squisitamente audiofilo.

Claudio Rigon

Schubert – Symphonies Vol.1

City of Birmingham Symphony Orchestra, Edward Gardner

SACD Chandos CHAN 5234

 

Giudizio Artistico 5/5

Giudizio Tecnico 5/5