Disco del mese di Aprile 2024
Ci sono dei compositori, soprattutto del periodo barocco, che sebbene siano stati al centro di un adeguato catalogo discografico, capace di mettere in evidenza il loro valore e la loro importanza, risultano essere ancora poco conosciuti al grande pubblico. All’interno di questa nutrita pattuglia di musicisti che attendono ancora una definitiva consacrazione, al di là del numero di dischi dedicati alle loro opere, vi è di certo l’abruzzese Michele Mascitti, nato a Villa Santa Maria, presso Chieti, nel 1663 o nel 1664 e morto a Parigi nell’aprile del 1760. Ora, ad arricchire ulteriormente la sua discografia, ci hanno pensato Matteo Cicchitti e l’Ensemble Musica Elegentia, che per la prestigiosa etichetta olandese Challenge Classics hanno registrato in prima assoluta mondiale sei delle dodici Sonate a Tre che fanno parte dell’op. 1. Premetto che se ufficialmente questo disco uscirà il prossimo 3 maggio, ho voluto analizzarlo e presentarlo in anteprima per via del suo assoluto valore interpretativo e tecnico.
Le vicende musicali di questo notevolissimo musicista, eccelso violinista e geniale compositore, prendono avvio con una tappa fondamentale e ineludibile nella vita musicale dell’epoca, ossia il suo approdo a Napoli, dove ebbe modo di studiare violino, probabilmente con lo zio Pietro Marchitelli, primo violino della Cappella Reale e della Chiesa di San Bartolomeo. Di quel periodo sappiamo poco, anzi pochissimo, visto che il suo nome appare solo in due documenti giunti fino a noi, risalenti rispettivamente al 26 gennaio 1695 e al 5 marzo 1697. In entrambi, Mascitti viene citato in qualità di violinista, ingaggiato insieme con lo zio Marchitelli, sotto la direzione di Francesco Provenzale, ossia del primo grande operista della Scuola napoletana, oltre che rinomato didatta. Inoltre, non esiste alcuna prova che il violinista abruzzese sia stato allievo di Arcangelo Corelli, anche se è quasi certo che i due si incontrarono durante la visita del sommo musicista romagnolo avvenuta a Napoli nel maggio del 1702. Allo stesso tempo, un altro documento, datato dicembre di quello stesso anno, ci fa comprendere che Mascitti abbia lasciato Napoli per stabilirsi a Parigi, dopo un lungo viaggio fatto prima in Italia e poi in Germania e in Olanda. Con il suo arrivo nella capitale francese, le notizie che lo riguardano si fanno più precise e copiose. La prima risale all’agosto del 1704, quando viene evidenziato un privilegio di stampa della durata di ben otto anni (ricordo che tale privilegio veniva concesso solo a musicisti che avessero acquisito fama e importanza grazie alla qualità delle loro opere). Tanto è vero che un articolo del prestigioso Mercure de France, pubblicato nel novembre di quello stesso anno, spiegò come il violinista abruzzese avesse acquisito una grande reputazione sin dal suo arrivo a Parigi, certificata dal fatto che aveva già avuto l’onore di esibirsi con successo alla presenza del re, del delfino e della corte. Non solo, ma in quello stesso articolo si faceva presente che, dato il grande successo avuto dalla pubblicazione della prima raccolta di sonate (ossia quelle prese in esame da Matteo Cicchitti e dall’Ensemble Musica Elegentia), era già stata predisposta la sua ristampa. E che questa raccolta racchiusa nell’op. 1 ebbe un successo clamoroso, viene anche testimoniato dal fatto che furono fatte altre ristampe, anche non autorizzate, come quelle di Étienne Roger ad Amsterdam e di John Walsh a Londra.
La fama di Mascitti continuò anche negli anni successivi, visto che tra il 1706 e il 1738 il violinista abruzzese diede alle stampe altre otto raccolte di musica strumentale, al punto che la loro diffusione presso gli appassionati parigini gli permise di vivere dei soli proventi ricavati dalla loro vendita. Inoltre, furono gli stessi aristocratici a commissionargli altre opere, come accadde con le 14 Sonate op. IV (risalenti al 1711), dedicate all’elettore di Baviera, Massimiliano II, a quel tempo in esilio proprio a Parigi. Tre anni dopo, il musicista di Villa Santa Maria ottenne un ulteriore rinnovo del privilegio di stampa per altri quindici anni e nello stesso anno diede alle stampe la raccolta di Sonate op. V, dedicata al potente cardinale e mecenate Pietro Ottoboni. È stato ipotizzato, a ragione, che con questa dedica Mascitti abbia cercato di ingraziarsi il cardinale, a quel tempo anche protettore del Regno di Francia, nel tentativo di poter ottenere il posto lasciato libero da Arcangelo Corelli, scomparso l’anno precedente, quando era al servizio dello stesso Ottoboni. Ad ogni modo, Mascitti non aveva bisogno della protezione di aristocratici o di prelati, visto che nella vita musicale della capitale francese ricopriva ormai un ruolo dominante, come dimostra il fatto che alcune sue composizioni furono frequentemente eseguite nel corso delle blasonate stagioni concertistiche del Concert Spirituel e del Concert des Mélophilètes. Non per nulla, nello stile compositivo di Mascitti, in quel periodo, si riscontra la presenza del concerto grosso, che il compositore abruzzese introdusse per primo in terra francese, una presenza certificata dai quattro concerti grossi contenuti nella seconda parte della raccolta dell’op. VII (stampata nel 1727).
Un capitolo a parte è quello che riguarda il rapporto che si consolidò tra il musicista abruzzese e la potente e ricca famiglia di finanzieri Crozat, in modo particolare con i fratelli Pierre e Antoine, con Mascitti che fu accolto nella loro sontuosa dimora situata in rue Richelieu, nella quale fu attivo sia come violinista sia come compositore, nei concerti organizzati dai due fratelli. Lo status acquisito e la fama consolidata, anche grazie alla protezione dei fratelli Crozat, permisero al violinista di Villa Santa Maria di ottenere ancora, alla fine del gennaio 1731, una nuova proroga del privilegio di stampa per altri otto anni. Il sodalizio con la potente e influente famiglia parigina viene confermata da altri due dettagli, tenuto conto che sempre nel 1731 Mascitti diede alle stampe la raccolta op. VIII, dedicata a una certa “Madame Crozat”, che può essere riconosciuta probabilmente in Marie-Marguerite Crozat, ossia la consorte di Antoine; inoltre, l’ultima raccolta di sonate del compositore abruzzese, le 12 Sonate per violino solo e basso continuo, pubblicata nel 1738, fu dedicata a Louis-François Crozat, marchese du Châtel, il figlio maggiore di Antoine.
Altra data fondamentale nella vita di Michele Mascitti è quella del 30 dicembre 1739, quando all’età di settantasei anni, ottenne l’agognata cittadinanza francese, adottando il nome Michel, con il quale già da tempo era noto a Parigi, e pochi mesi dopo sposò Marie-Anne Labattue, alla presenza di diversi membri della famiglia Crozat. Al culmine della fama e della tranquillità economica, Mascitti trascorse gli ultimi vent’anni della sua lunga esistenza senza più dedicarsi alla musica, morendo alla veneranda età di novantasei anni nella dimora dei Crozat.
Francesco Rocco Rossi, docente al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra di Milano, che ha curato le note di accompagnamento al disco, afferma giustamente che l’importanza di Mascitti, al di là del valore delle sue composizioni, risiede nel fatto che con lui si viene a completare quella trasformazione in atto iniziata con Arcangelo Corelli relativamente allo sviluppo e alla definizione del termine “sonata” nella musica barocca; se originariamente, soprattutto in terra francese, fu usato indifferentemente quale sinonimo di capriccio, concerto o toccata, è dapprima con Corelli a partire dal 1680 che la sonata assume una fisionomia più precisa grazie al fatto che fu definita sulla base della sua strumentazione e, parallelamente, della sua forma e destinazione. L’irruzione di Mascitti, a cominciare dal suo arrivo in Francia nel 1704, permise di completare e di affinare ulteriormente tale definizione, dando inizio di fatto alla prodigiosa stagione della sonata barocca. Inoltre, un altro merito che dev’essere ascritto al compositore e violinista abruzzese è sicuramente quello di aver saputo diffondere i fondamenti della scuola musicale italiana in Francia, anche grazie al valore tecnico ed espressivo delle sue composizioni (personalmente non concordo con quanto afferma parte della critica allorquando fa presente che le prime raccolte mascittiane si basano ancora su un modello di imitazione delle 12 Sonate per violino solo e basso op. V di Corelli: è sufficiente ascoltare le sei Sonate dell’op. 1 qui registrate per rendersi conto come il violinista abruzzese già attui un processo di progressivo distacco dall’impianto corelliano mediante una linea melodica più articolata e a un dialogo più serrato degli strumenti chiamati in causa, a tale proposito si ascolti l’Allegro della Sonata X in mi minore per avere un’idea di tale articolazione espressa dai due violini. Semmai, un chiaro rimando all’op. V corelliana risiede nell’impianto formale dell’op. 1 di Mascitti, con la tipica alternanza tra sonate da chiesa e sonate da camera).
È interessante notare come Matteo Cicchitti, il quale oltre a dirigere suona anche il bassetto di viola e il violone, abbia voluto in un certo senso “manipolare” la strumentazione, naturalmente non in senso arbitrario, ma andando ad arricchire la materia sonora presente in partitura e nelle stesse indicazioni fornite da Mascitti, come avviene, per esempio, nelle Sonate VII e VIII, nelle quali viene aggiunto un violoncello ai due violini e al basso continuo, tenuto presente che la definizione presente sulla stampa indica la dicitura A tre. Due violini, violoncello e B.C. A prima vista, tale “aggiunta” potrebbe però generare una contraddizione, in quanto una quarta parte andrebbe a cozzare contro la natura a “tre parti” delle due composizioni; in realtà, la funzione aggiuntiva del violoncello non è quella di essere un quarto strumento a tutti gli effetti, ma solo un rafforzamento a guisa del basso continuo.
È bene fare presente che Cicchitti e l’Ensemble Musica Elegentia delle 12 sonate che fanno parte dell’op. 1 di Mascitti ne presentano sei che rientrano nella seconda parte della raccolta, nella tipologia delle Sonate “a tre”, ossia dalla VII alla XII, con le prime tre (VII-VIII-IX) che vedono la presenza di un quintetto formato dai due violini, dal violoncello, dal basso continuo e dal violone, mentre le tre restanti (X-XI-XII) hanno in organico i due violini, il basso continuo e il bassetto di viola. Tutte queste Sonate sono formate da quattro tempi alternati tra veloci e lenti, tranne la Sonata X (la più coinvolgente e convincente a livello compositivo, a mio avviso), che vede i primi due tempi in modalità veloce.
Questa selezione ha indubbiamente un merito: rappresenta un approccio a dir poco ideale per poter approcciare e conoscere il raffinato ed efficace mondo musicale di Michele Mascitti, con Matteo Cicchitti e i membri dell’Ensemble Musica Elegentia (è doveroso ricordare i loro nomi: Paola Nervi e Marco Pesce ai violini, Antonio Coloccia al violoncello e Luca Pollastri all’organo e al clavicembalo) che sono i suoi fedeli sacerdoti interpretativi. Sulla scia di quanto fatto nelle registrazioni precedenti, sempre pubblicate dalla Challenge Classics, dedicate a Leopold Hofmann, a Ortiz, Hume, Hely e Bertalotti e, infine, a Georg Christoph Wagenseil, anche questa incisione si basa su una lettura che definire ineccepibile è affermare poco. La prima cosa che colpisce è il livello di affiatamento che i cinque artisti riescono ad architettare nel corso dell’esecuzione, proponendo un insieme di supremo equilibrio stilistico ed espressivo, capace di realizzarsi sia nella concezione dell’arcata generale di ogni sonata, sia nel cesellare ogni minima sfumatura presente nei vari tempi. Questo equilibrio che sfrutta appieno le proprietà timbriche della partitura permette di apprezzare meglio l’articolarsi della scrittura del compositore abruzzese, la sua capacità di plasmare la materia sonora, la sensibilità costruttiva tra il dialogo sempre fecondo e felice tra i violini e l’apporto rinforzante degli strumenti più gravi (cerchiamo di immaginare l’impatto uditivo che ebbero a Parigi all’inizio del XVIII secolo!), andando ad esplorare recessi e anfratti con un’enfasi raffinata e mai scontata. Inoltre, bisogna rimarcare la versione double-face di Matteo Cicchitti, il quale riesce a infondere una direzione efficace, compartecipe, lucida, sebbene impegnato in prima persona come interprete strumentale: dominio delle forme, approfondimento delle sezioni, donando una fluidità nel fraseggio retto da un sentore ritmico che si fa sempre più avvincente. Alla faccia di coloro che affermano che alla lunga la musica cameristica barocca può apparire noiosa…
Disco del mese di aprile per MusicVoice.
Se poi a effettuare il lavoro di presa del suono (la quale è stata fatta nella Chiesa di San Francesco Caracciolo, in quel di Villa Santa Maria, in ossequio ai natali di Mascitti) è un musicista come Maurizio Paciariello, allora c’è solo da fregarsi le mani dalla contentezza. Ancora una volta, il risultato è di squisita fattura, grazie a una dinamica che è un esempio di pulizia e di naturalezza, senza che vengano a mancare energia e velocità. Ne consegue, a livello di palcoscenico sonoro, una notevolissima ricostruzione dei vari interpreti, focalizzati al centro dei diffusori e circonfusi da una piacevolissima profondità che non pregiudica la loro messa a fuoco, l’ampiezza e l’altezza del suono. Altro parametro di valore è quello dell’equilibrio tonale, che mette in evidenza nettezza e scontorno nei registri degli strumenti, sempre perfettamente riconoscibili (si prenda come riferimento il dialogo/confronto tra i due violini e il preciso apporto del basso continuo). Infine, il dettaglio è decisamente materico, con tonnellate di nero che circondano gli strumenti, permettendo di conseguenza un ascolto gradevolmente “tattile”.
Andrea Bedetti
Michele Mascitti – Sonate a Tre-Opera Prima
Musica Elegentia – Matteo Cicchitti (direzione)
CD Challenge Classics CC72979
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 5/5