Abbiamo già avuto modo di parlare sulle pagine di MusicVoice del famoso organo portativo costruito da Giorgio Questa, un prezioso strumento che è stato idealmente ereditato da Maria Grazia Amoruso, allieva dello stesso musicista e organaro e una delle pianiste e organiste più interessanti delle ultime generazioni. Organo con il quale ha voluto registrare alcune pagine concertistiche e solistiche su due dischi pubblicati dall’etichetta Devega. Il primo disco vede la presenza di uno dei sei concerti per organo e orchestra giunti fino a noi e scritti da Franz Joseph Haydn, per la precisione quello in do maggiore Hob. XVIII: 1, di tre brani appartenenti ai famosi trentadue Flötenuhrstücke (ossia “composizioni per orologio meccanico”) dello stesso Haydn, seguiti da quattro degli undici Choralvorspiele op. 122 di Johannes Brahms, dal Duo sur les tierces di François Couperin, dalla Ricercada Madame vous avez mon cuor di Marco Antonio Cavazzoni, dalla Toccata decima, decimo tuono di Claudio Merulo e dalla meravigliosa Fantasia e fuga il la minore BWV 561 di Bach.

Del concerto haydniano abbiamo certezza che sia stato composto proprio per questo strumento nel 1756, essendoci rimasto il manoscritto originale (la partitura prevede un organico orchestrale sobrio, oltre alla sezione degli archi, infatti, sono previsti soltanto due oboi e due trombe), ossia nel periodo di apprendistato del giovane Haydn quale assistente di Niccolò Porpora a Vienna, suddividendosi in vari incarichi e cercando di sbarcare il lunario come esecutore in feste aristocratiche e all’organo nella cappella del conte Haugwitz. Se la giovane pianista e organista genovese dimostra di saper dominare sapientemente l’organo di Giorgio Questa in questo concerto, con l’ottimo accompagnamento della Mainzer Kammerorchester diretta dalla stessa Amoruso, è soprattutto nei successivi brani, a cominciare dai tre pezzi tratti dai particolarissimi Flötenuhrstücke (nei quali l’artista mette in evidenza il registro del flauto in VIII dell’organo), nei quattro Preludi-Corali brahmsiani e in quelli di Couperin, Cavazzoni e Merulo, che risaltano la caratteristica della musica organistica antica italiana e francese, che si ha la chiara percezione e la profondità di questo repertorio, esaltato dai vellutati timbri del particolare strumento a tastiera. Ma è soprattutto nell’ultimo brano del disco, la bachiana Fantasia e fuga BWV 561, una composizione di straordinaria bellezza, suddivisa in tre sezioni che, senza soluzione di continuità, pone una fuga con un tema ampio e complesso al centro di due parti che strizzano l’occhio sia allo stile della fantasia, estrosa e imprevedibile, sia a quello toccatistico fatto di accordi tenuti e cascate di note dal sapore tipicamente frescobaldiano, che la giovane interprete riesce a delineare una lettura in cui la concezione estetica dell’opera si sublima nella sua spiritualità.

Nel secondo disco, invece, sono incisi altri tre concerti per organo e orchestra di Haydn, per l’esattezza i concerti in do maggiore, Hob. XVIII: 5 e Hob. XVIII: 8 e quello in fa maggiore Hob. XVIII: 3. Opere che ci fanno ricordare che per eseguire i concerti per organo e orchestra di epoca barocca o classica, come per l’appunto quelli haydniani, non venivano utilizzati grandi strumenti come quelli che si trovano usualmente nelle chiese, ma organi di dimensioni più contenute, detti Truhenorgeln (ossia “organi a cassapanca”), dotati di pochi registri. Ecco allora che lo strumento di Giorgio Questa, dal suono delicato e allo stesso tempo argenteo, si presta particolarmente a dialogare con gli strumenti dell’orchestra, soprattutto con la sezione degli archi. In questo recital non poteva mancare Girolamo Frescobaldi, uno degli autori preferiti da Maria Grazia Amoruso, considerato il massimo esponente della musica per strumenti a tastiera del suo tempo, tanto da venire soprannominato “mostro degli organisti”. La giovane interprete ha voluto così proporre cinque pezzi da Il Secondo Libro (1637), la Quinta toccata sopra i pedali dell’organo e senza, la Canzona prima, la Toccata quarta per l’organo da somari alla levazione, la Canzona sesta e la Toccata nona “non senza fatica si giunge al fine”, con le Toccata che mettono in evidenza lo stile prettamente virtuosistico, mettendo in risalto le proprie qualità stilistiche, e con le due Canzona, una forma strumentale simile alla canzone e di carattere più tranquillo e meditativo, che invitano l’ascoltatore a immergersi in una contemplativa riflessione sonora.

Anche in questo caso, Maria Grazia Amoruso ha messo in mostra le sue doti di raffinata interprete, offrendo una lettura attraverso la quale, oltre a evidenziare il perfetto feeling instaurato con l’organo costruito dal suo maestro, è in grado di evidenziare le peculiarità, le proporzioni, la profondità di pagine che appartengono al repertorio supremo della musica organistica.

Discreta la qualità tecnica delle due prese del suono, catturate nel corso dei concerti live. Sia l’organo, sia la compagine orchestrale risultano proiettati troppo in profondità e oltre a ciò la dinamica non è alquanto energica per poter esaltare la bellezza del timbro dello strumento a tastiera, limitando di conseguenza la definizione del dettaglio e i piani timbrici nell’equilibrio tonale.

Claudio Rigon

 

AA.VV. – Organo Recital Vol. 1

Orchestra Mainzer Kammerorchester – Maria Grazia Amoruso (organo e direzione)

CD Devega CD1135

 

Giudizio artistico 5/5

Giudizio tecnico 3/5

 

AA.VV. – Organo Recital Vol. 2

Orchestra Mainzer Kammerorchester – Maria Grazia Amoruso (organo e direzione)

CD Devega CD1136

 

Giudizio artistico 5/5

Giudizio tecnico 3/5