A cinquant’anni dalla costruzione del leggendario organo portativo, da lui costruito pezzo per pezzo, ricordiamo la figura del grande musicista e organaro genovese, la cui opera viene ora continuata da una delle migliori artiste della nostra realtà musicale

Il prossimo agosto saranno trascorsi già cinquant’anni da quando Giorgio Questa, insigne musicista genovese, suonò l’organo, da egli stesso costruito, assieme ai già famosi Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. In quell’occasione, il critico Alfredo Mandelli parlò di un’esecuzione eccezionale. Quest’organo è davvero uno strumento singolare: si monta e si smonta in poche ore ed è facilmente trasportabile. In questo senso, ricorda un po’ l’antico organo portativo anche se, nonostante le dimensioni apparentemente piccole, la sua timbrica e la sua potenza fonica sono quelle di un organo italiano del Cinquecento.

Lo strumento è interamente in legno e del tutto meccanico. Giorgio Questa lo costruì da solo, pezzo per pezzo, seguendo gli stessi metodi artigianali degli antichi maestri organari, e comprende 491 canne di pino di Svezia e di castagno francese. La vivacità del suono, ottenuta con l’intonazione delle canne a piena aria e a bassa pressione, permette la naturale ambientazione acustica dello strumento sia in un ambito teatrale, sia in una piccola sala da concerto. La tastiera, alla quale è unita la pedaliera, ha quattro ottave ed è sensibilissima grazie alla quale è possibile realizzare una grande varietà di sfumature ed effetti. I suoi registri sono quelli tipici dell’arte organaria italiana del periodo classico; inoltre, due piccoli accessori, il “passero” e la “passera”, imitano il verso degli uccelli, secondo le antiche tradizioni organare e un piccolo pedale a carrucole rende possibile la combinazione libera dei registri.

L’organo portativo costruito pezzo dopo pezzo con amore e passione da Giorgio Questa.

Viaggiando con un furgoncino Fiat 750, la sua “Girobalda”, come lo aveva affettuosamente soprannominato in onore del suo musicista preferito Girolamo Frescobaldi, Giorgio Questa ebbe modo di suonare in Italia e in Europa nel corso di recital e come solista con orchestre sinfoniche (a Bucarest, Firenze, Lubiana, Madrid, Meiningen, Torino, Trieste) e da camera (come la Camerata Accademica del Mozarteum di Salisburgo, i Solisti Veneti, Mainzer Kammerorchester, Stuttgarter Kammerorchester) e con direttori di altissimo rango quali Igor Markevitch, Karl Munchinger, John Pritchard e Sàndor Végh.

La sua avventura terrena si è conclusa a Genova l’11 giugno 2010, ma fortunatamente la sua eredità, la sua passione per la scienza organara, soprattutto per il “suo” organo, non sono andate perse, poiché sono state raccolte e proseguite da quella che può essere ritenuta la sua allieva prediletta, Maria Grazia Amoruso, oggi concertista di fama internazionale, che si è diplomata nel 1994 in pianoforte al conservatorio Niccolò Paganini di Genova. In quello stesso anno, proprio a Genova, Giorgio Questa tenne un concerto durante il quale, oltre a dare saggio della sua maestria con l’organo da lui costruito, conversò a proposito dei due compositori da lui preferiti: Girolamo Frescobaldi e Franz Schubert. Maria Grazia prese parte, come spettatrice, a quel concerto organizzato per ricordare il venticinquesimo anno dello strumento costruito da Questa e da quel momento, folgorata dalla personalità del musicista e dal suono del suo organo, prese avvio la sua collaborazione con il grande artista e organaro.

La pianista e organista Maria Grazia Amoruso all’organo costruito da Giorgio Questa.

«Giorgio Questa ha dedicato completamente tutta la sua vita alla musica in modo semplice e generoso: durante le lezioni con gli allievi non guardava mai l’orologio ed elargiva la sua arte agli alunni gratuitamente», ha ricordato Maria Grazia Amoruso. «Mi ha insegnato a vivere realmente la musica; è la sua poesia che ha reso più profonda la mia esistenza. Mi ha fatto conoscere la straordinaria letteratura organistica del Cinquecento e del Seicento, soffermandosi particolarmente sulla produzione di Girolamo Frescobaldi».

Dopo la morte del suo maestro, Maria Grazia Amoruso ha ricevuto questo prezioso strumento e, dopo averlo fatto sistemare da mani esperte, nel 2012 si è esibita nel suo primo concerto. Oggi tiene concerti in tutta Europa sia in qualità di solista, sia come solista con orchestra. Proprio recentemente ha registrato con questo prezioso strumento lasciatole in eredità due CD per la casa discografica Devega con i quattro concerti di Haydn per organo e orchestra, oltre a brani di Frescobaldi, Couperin, Cavazzoni, Merulo, Bach, Brahms, grazie ai quali si possono apprezzare le particolarità timbrico-espressive dello strumento e l’abilità interpretativa dell’artista genovese.

Claudio Rigon