I due concerti per due pianoforti MWV O 5 e MWV O 6, composti rispettivamente nel 1823 e nel 1824, segnano l’inizio della breve e precoce carriera di Felix Mendelssohn.
Il Concerto in mi maggiore (MWV O 5) è una delle primissime composizioni del giovane Mendelssohn che, data l’età e il periodo storico in cui si inserisce, non può fare a meno di rifarsi a compositori classici quali Bach e Mozart, le cui influenze in queste opere sono a dir poco innegabili, sebbene sia già significativa, nell’imprinting di questi due concerti, la tipica sigla del compositore che caratterizzerà le opere future.
Anche in questo caso, i due concerti per due pianoforti rientrano a pieno diritto nel novero di quelle opere a torto considerate “minori”, solo per il fatto di essere poco eseguite in concerto, ma che esaltano magistralmente l’aspetto gioioso e vivace del periodo romantico del quale è impregnato il giovane Mendelssohn.
Ora, a rimediare tale manchevolezza storica sul piano discografico ci pensa il CD prodotto dalla Decca, con la registrazione di questi due concerti giovanili da parte di Roberto Prosseda e Alessandra Ammara con la Residentie Orkest the Hague sotto la direzione di Jan Willem de Vriend.
Il Concerto MWV O 5 si apre con un Allegro vivace in stile prettamente mozartiano e haydniano, che immergono l’ascoltatore in un clima che rimanda a un tipico classicismo viennese, come evidenziato dal dialogo tra i due pianoforti, i quali danno vita a un’energica comunicazione che interagisce impeccabilmente con l’insieme dei violini prima e con tutta la sezione degli archi poi. Questi ultimi lasciano poi il campo a un deciso e non sovrastante suono dei timpani, come invece non accade con i fiati, in quanto a volte risultano leggermente preponderanti sul timbro dei due strumenti solisti. Lodevole è, invece, la chiusura d’insieme del movimento, in cui Prosseda, Ammara e l’orchestra volgono insieme in un’alternanza di crescendi e puntati fino al maestoso finale.
Segue un interessante Allegro ma non troppo, in cui è solo uno dei solisti a prendere la scena mentre l’altro svolge una semplice funzione di accompagnamento (caso unico quello di questo concerto nella letteratura per due pianoforti). Buon inizio dei violini, specialmente nella successiva cadenza, con basso continuo di violoncelli e contrabbassi. Decisa l’apertura del pianoforte solista e, di nuovo (a 03:35) la sovrastante presenza dei flauti, recuperata poche battute a seguire (05:26) con un eccellente crescendo dato dalla sezione degli archi e con un notevole fraseggio del pianoforte che porta alla conclusione del movimento. Torna il dialogo tra i due solisti nel terzo tempo, Allegro, con un tema brillante da parte di uno, seguito dal lirismo del secondo. Ben marcato il registro basso delle due tastiere e anche il dialogo di queste con violoncelli e contrabbassi. A 02:50 si presenta una lieve pastosità dei violini, presto recuperata con la forte coesione delle sezioni orchestrali. Ritorna nel finale il clima sereno del primo movimento, deciso e sicuro nelle parti d’assieme.
La seconda pagina, il Concerto per due pianoforti MWV O 6, fu scritto dal compositore amburghese in occasione del diciannovesimo compleanno dell’adorata sorella Fanny. Si potrebbe definire, riprendendo le parole che Prosseda spende nelle note di accompagnamento al disco, come uno «stimolante esperimento di orchestrazione per il compositore quindicenne». Questa è una pagina ancora meno eseguita della precedente e che si apre con un leggero incipit di archi e fiati, riprendendo non troppo velatamente l’inizio ritmico della quinta sinfonia di Beethoven. Segue un imponente ingresso dei solisti e un continuo alternare di crescendi e diminuendi, quasi sottovoce, della sezione degli archi. Lodevole è l’intervento dei timpani in apertura, così come la tenuta timbrica degli archi. A metà movimento si fanno spazio i solisti e i violini in un veloce e sostenuto crescendo. Da non sottovalutare il grande potenziale della Residentie Orkest, specialmente nelle sezioni dei fiati, che danno il meglio in questo concerto.
Segue un delicato Andante, in cui i violoncelli e i contrabbassi si ritrovano poco coesi, senza contare che anche il flauto risulta essere eccessivamente contrastante con i solisti. Azzeccato, invece, l’intervento dell’oboe, così come l’impianto del fraseggio dei pianoforti. Nel finale si riscattano gli archi con un eccellente crescendo che porta a termine il movimento nella più totale serenità. Sentimento subito sostituito dalla vivacità del pianoforte nell'apertura dell’ultimo movimento, con un tema particolarmente allegro di forte ispirazione mozartiana, cui segue la magistrale ripresa dell’orchestra. L’ultimo tempo prosegue alternando momenti di riflessione da parte dei solisti a delle rapide riprese sul tema iniziale. La chiusura avviene con un’ulteriore rapida ripresa finale e ben decisa del pianoforte, con un eccellente accompagnamento degli archi e con le ultime battute di semiminima quasi puntate dell’orchestra.
La prova migliore l’hanno offerta i due solisti, a cui va il merito di una lettura lucida, precisa, appassionata, come avrebbe sicuramente desiderato ascoltarla il giovane Mendelssohn; anche l’esecuzione della compagine olandese è valida, sebbene, come si è già detto, denoti leggerissime pecche nelle sezioni degli archi e dei fiati a causa di leggeri problemi di coesione.
Da un punto di vista tecnico, la presa del suono da parte della Decca è proverbialmente efficace, soprattutto nella resa timbrica e spaziale dei due pianoforti, contraddistinti da una dinamica accurata e naturale. Anche il palcoscenico sonoro è convincente, così come l’equilibrio tonale e il dettaglio.
Marco Pegoraro
Felix Mendelssohn Bartholdy – Concertos for Two Pianos
Alessandra Ammara & Roberto Prosseda (pianoforti) - Residentie Orkest The Hague -
Jan Willem De Vriend (direttore)
CD Decca 481 8900
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5