La figura del compositore Renzo Rossellini, fratello del più conosciuto Roberto, uno dei più grandi registi cinematografici della storia, nonostante la sua importanza di musicista, è sempre rimasta alquanto emarginata, tranne che per gli immancabili addetti ai lavori, rispetto ovviamente a quella del fratello maggiore, ma questo non significa che la dimensione dell’artista e dell’apporto da lui fornito allo sviluppo del cinema italiano (e non solo in termini musicali) sia stato inferiore.

La cover del libro di Beatrice Bassi dedicato alla figura di Renzo Rossellini.

A fare opera di ammenda e di doverosa rivalutazione ci ha pensato Beatrice Bassi, esperta di musiche per film e nostra collaboratrice sulle pagine di MusicVoice, la quale per i tipi dell’Editoriale Delfino ha pubblicato il recentissimo volumetto Il pre-neorealismo di Renzo Rossellini. Prima di Roma città aperta. A dire il vero, andando a leggere il libro in questione, la figura e l’opera di Renzo Rossellini assumono per l’autrice quasi un pretesto per raccontare e puntualizzare altro, ossia come una certa critica, soprattutto di stampo sinistrese, abbia cristallizzato e professato una netta e perniciosa divisione tra il cinema italiano del ventennio fascista e il successivo cinema del secondo dopoguerra, quello nato e sviluppatosi sotto il termine di neorealismo, di cui Roma città aperta di Roberto Rossellini rappresenta la porta d’entrata (anche se tale primato, a dire il vero, spetterebbe a Ossessione di Luchino Visconti, girato in piena guerra e che a livello tecnico e di riprese incarna un’indubbia rivoluzione). Ma, fortunatamente, negli ultimi tempi, come ricorda la stessa Beatrice Bassi, un certo “revisionismo” critico ha cominciato a correggere la rotta, facendo intendere che sia esistito, se non nelle tematiche “ideologiche”, ma in quelle sociali e culturali, un vero e proprio “neorealismo fascista”.

Partendo da tale premessa, la giovane autrice ha così preso in considerazione nelle oltre cento pagine del suo saggio l’esame di quelle colonne sonore che Renzo Rossellini creò tra il 1937 e il 1954, come se fossero (e, indubbiamente, lo sono) l’emblema di un incontro ideale tra suono e immagine in nome di un immane cambiamento artistico. Sia ben chiaro, però, che tale cambiamento Renzo Rossellini non lo fece in nome di un modernismo musicale che mai gli appartenne (se si va ad ascoltare la sua abbondante produzione musicale extra-filmica, ci si rende conto d’acchito che i suoi punti di riferimento sono ben altri: in ambito operistico, con titoli come La guerra (1956), Il vortice (1958), Uno sguardo dal ponte (1961) e L’annonce faite à Marie (1970) i richiami sono pucciniani (!), mentre in quello sinfonico-orchestrale, come nel caso de La sera fiesolana (1938) dichiaratamente respighiani). Quindi, un fraseggio morbido e soventemente elegante, tonnellate di colori e sfumature timbriche, un’onnipresente tematica melodica, immancabili riprese dalla musica popolare, che Renzo Rossellini ebbe modo di riversare nelle sue colonne sonore, le quali hanno segnato un momento ineludibile dell’arte dei suoni messa al servizio dell’arte delle immagini in movimento, confezionando di fatto un film-suono che andava a sovrapporsi e a ingigantire il film-immagine.

Il musicista Renzo Rossellini.

Al di là delle preziose e indispensabili notizie relative alla biografia del compositore, che aprono il testo del volumetto, l’attenzione dell’autrice si concentra poi sui capitoli più corposi, dedicati rispettivamente alla cinematografia di propaganda fascista, nella sua accezione di “pre-neorealismo”, e al neorealismo musicale firmato da Renzo Rossellini, prendendo così in esame il trittico dedicato alla guerra (Roma, città aperta - Paisà -Germania anno zero) e quello della solitudine (Stromboli, terra di Dio - Europa ’51 - Viaggio in Italia), rapportando lo svolgersi delle immagini con l’intervento della musica rosselliniana. Facendo leva sugli stessi testi teorici scritti da Renzo Rossellini, l’autrice mette in rilievo come l’analisi fatta dal fratello di Roberto Rossellini, partendo dalla sua produzione per così dire “nobile”, ossia quella operistica e orchestrale, abbia fatto da debito volano per quella poi confluita nelle colonne sonore dei film ai quali lavorò. Film, come Il signor Max di Camerini, La nave bianca del fratello Roberto, Giarabub di Alessandrini e I bambini ci guardano di De Sica, nei quali Renzo Rossellini anticipa musicalmente di fatto, grazie a temi, strutture, orchestrazioni, quelle tematiche che verranno poi magistralmente sviluppate dal neorealismo delle immagini.

Beatrice Bassi, autrice del saggio in questione e nostra collaboratrice.

Un volumetto che, nonostante la sua brevità, risulta quindi essere particolarmente denso, ricco di spunti, di riflessioni, di puntualizzazioni, di concetti capace di realizzare una precisa interrelazione tra la sfera suono/immagine dato dal cosiddetto “pre-neorealismo” e il neorealismo vero e proprio. Al di là della bibliografia, gli appassionati cinefili troveranno anche un’accurata filmografia, con tutti i titoli di cui si parla nel saggio, diversi dei quali possono essere visti e scaricati da YouTube, in modo da poter seguire passo dopo passo le argomentazioni di Beatrice Bassi, sia da un punto di vista musicale, sia da quello squisitamente cinematografico.

Andrea Bedetti

Beatrice Bassi – Il pre-neorealismo di Renzo Rossellini. Prima di Roma città aperta

Editoriale Delfino, 2022 pp. 112

Giudizio artistico 4,5/5