Il nome di Luigi Dallapiccola, uno dei più rappresentativi musicisti del Novecento, è legato indissolubilmente al linguaggio dodecafonico, il che spiega per quale motivo il compositore istriano, nel contesto ricettivo della sua musica, non sia stato ancora assimilato pienamente da una parte del pubblico italiano, il quale gli preferisce autori moderni come Respighi, Casella, Malipiero, tanto per citare tre artisti il cui linguaggio risulta d’acchito più assimilabile e comprensibile. Ma se la musica e, parallelamente, la figura di Luigi Dallapiccola pagano ancora pegno nei confronti di un pubblico che fa ancora fatica ad accettare e ad assimilare i principi costitutivi del linguaggio seriale, è altresì vero che la storia della musica italiana colta (e anche di quella europea) del Ventesimo secolo deve fare inevitabilmente i conti con il pensiero, la visione artistica e la produzione musicale del compositore istriano.

E, per quanto riguarda il nostro Paese, ma non solo, se le opere di Dallapiccola oggi sono più conosciute rispetto al passato lo si deve principalmente a un musicista e appassionato studioso, Mario Ruffini, che da anni dedica sforzi a profusione a favore dell’autore dell’Ulisse e Il prigioniero, oltre ad essere, a livello di critica e di indagine, il punto di riferimento della musica del compositore istriano. E solo uno studioso e indagatore come Ruffini avrebbe dunque potuto dare vita a un volume qual è Luigi Dallapiccola e le Arti figurative uscito recentemente per i tipi della Marsilio Editore. Un testo di grande formato e di quasi settecento pagine che si pone come un punto inderogabile che non può essere eluso allorquando si vorranno affrontare la figura e l’opera di Dallapiccola in chiave critica.

Che si parli di un musicista anche in chiave di arti figurativi non deve e può sorprendere più di tanto, tenuto conto che il Novecento, dopo il Rinascimento, ha rappresentato il momento storico in cui le varie forme ed espressioni artistiche hanno comunicato e a interagito tra di loro, rendendo la musica, la letteratura e la pittura sezioni di un’affascinante e indispensabile visione interdisciplinare, la cui reciproca contaminazione ha permesso la realizzazione di straordinari capolavori in ognuna di queste branche. Lo testimoniano, d’altronde, i fecondi rapporti e gli stimolanti epistolari tra artisti come Schönberg e Kandinskij, fra Stravinskij e Picasso e, come possiamo ora scoprire in dettaglio proprio grazie all’accurato volume di Mario Ruffini, fra Dallapiccola e Matisse, oltre a quelli tra lo stesso musicista istriano e i vari artisti nella Firenze dei Caffè e delle riviste letterarie della prima metà del secolo.

Luigi Dallapiccola e le Arti figurative rappresenta dunque anche uno spaccato della vita culturale ed artistica fiorentina, dove Dallapiccola visse dal 1922 fino alla morte, avvenuta nel 1975, con documenti di prima mano, diversi dei quali ancora inediti, e con un apparato iconografico a dir poco impressionante (sono presenti più di milleduecento illustrazioni). Questo spaccato viene presentato nella prima parte del volume, che include anche le vicende storiche nelle quali si trovò coinvolto, come uomo e come artista, Luigi Dallapiccola, facendo capire come il compositore istriano considerasse la musica una sorta di apprendistato e di percorso teologico (non si dimentichi che il musicista fu un cattolico praticante) in chiave spirituale, capace di dare un senso, un significato alla vita dell’uomo. Altro capitolo interessante del libro è quello che riguarda la sistematica ricognizione che riguarda i ritratti che vennero fatti a Dallapiccola da diversi artisti (tale ricerca riporta, inevitabilmente e idealmente, alla passione, ma sarebbe meglio affermare alla “necessità”, di Arnold Schönberg, padre della dodecafonia, di “descriversi” mediante una serie di autoritratti pittorici che dipinse nel corso degli anni, cifra visiva e contemplativa del suo iter artistico) attraverso ottanta opere figurative dedicate al compositore.

Altro aspetto importantissimo delineato esemplarmente dallo studio di Ruffini è il rapporto che ci fu tra Dallapiccola e il teatro musicale attraverso l’apporto figurativo, un capitolo che scandaglia gli allestimenti delle opere che il compositore istriano compose per la scena, contemplando la genesi musicale, le schede tecniche e i cataloghi degli spettacoli e ripercorrendo gli allestimenti prodotti nei vari teatri dal 1940 al 2004, con un inedito e accurato censimento dei bozzetti scenografici e dei figurini. Un testo a dir poco ineludibile che non mancherà di interessare anche coloro che finora non conoscono la figura e l’opera di Dallapiccola e che con questo libro troveranno un formidabile filo conduttore capace di guidarli alla scoperta di uno dei più grandi artisti della nostra epoca.

Andrea Bedetti

Valutazione: 5/5

Mario Ruffini

Luigi Dallapiccola e le Arti figurative

2017, Marsilio Editore, pagg. 696