Come ogni forma d’arte, così come quasi ogni altra forma di attività umana, nella storia e non solo occidentale, la sfera maschile ha cercato da un lato di primeggiare su quella femminile e parallelamente di osteggiarla, reprimendo ogni manifestazione di cultura alternativa (si pensi soltanto, a titolo di esempio, allo sterminio sistematico delle cosiddette “streghe” a opera della Chiesa cattolica dal XV secolo fino agli albori del Seicento, senza dimenticare che l’ultima di queste donne fu condannata al rogo nel 1828 in Valsesia, ossia ben dopo l’irruzione dell’Illuminismo).

Quindi, non deve meravigliare il fatto che la storia della musica colta occidentale, che prende le mosse con il canto gregoriano intorno al secolo VIII, debba essere intesa come una sorta di binario formato da due rotaie, con quella ufficiale rappresentata dall’iter dell’evoluzione musicale data dall’alternarsi di quei musicisti che siamo abituati a prendere in considerazione e ad ascoltare, e con quella “ufficiosa” e sotterranea, quasi del tutto misconosciuta, e che è formata da una pletora di musiciste e compositrici, le quali, a partire dal Medioevo, hanno rappresentato nonostante tutto un preciso punto di riferimento in chiave di ideazione e sviluppo dell’impianto creativo musicale, costrette a fare i conti con una sistematica, poche eccezioni a parte, opera di emarginazione nei loro confronti. Insomma, la storia della musica, se vogliamo metterla in tal senso, è bisessuale, anche se la consuetudine dominante ce l’ha sempre mostrata (e imposta) come espressione creativa monosessuale.

E chi volesse conoscere e dare corpo a questa rotaia bisessuale sulla quale ha viaggiato nel corso dei secoli il treno della musica (ma questo vale anche per molti altri campi artistici), può ora fare riferimento su un libro scritto dal musicologo e musicista milanese Adriano Bassi, dispensatore mai banale di testi biografici dedicati a compositori, a fenomeni artistici e sociali, dal titolo Guida alle compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri, pubblicato dalla casa editrice Odoya. Un testo impostato a schede, esattamente sessantatré, ognuna delle quali è dedicata per l’appunto a un’autrice musicale, partendo da Ildegarda da Bingen (la quale non appartiene al Rinascimento ma al cuore del Medioevo e che, data la sua importanza, non poteva di certo essere messa da parte) fino alla compositrice italiana Silvia Borzelli. Sessantatré musiciste alcune delle quali conosciute da molti, come Clara Wieck, la moglie di Robert Schumann, straordinaria pianista e notevole compositrice, o Fanny Mendelssohn, sorella minore del ben più famoso Felix, o ancora Alma Mahler, moglie di Gustav, il quale le fece chiaramente capire che l’avrebbe sposata solo se lei avesse smesso di comporre. O, andando indietro nel tempo, Settimia Caccini, figlia di Giulio, o la veneziana Barbara Strozzi che sta alla musica del Seicento come Gaspara Stampa alla poesia del Cinquecento.

Certo, Adriano Bassi non poteva di certo ambire a fornire un quadro totale ed esaustivo del fenomeno femminile nella storia della musica (sarebbero occorsi un’enciclopedia formata da molti volumi e decenni di studi e di ricerche), ma il suo intento è stato quello di fornire tangibili e irrefutabili testimonianze di un percorso storico che va a unirsi e ad arricchire quella linea di sviluppo e di incessante ricerca artistica data alla musica attraverso i secoli. Un testo quindi comprensibilmente incompleto, tanto per fare un esempio non è contemplata la figura straordinaria di un’altra eccelsa pianista, didatta e compositrice del XIX secolo, la francese Marie Jaëll, i cui due concerti per pianoforte e orchestra sono davvero stupefacenti, ma che permette, come si è detto, di farsi una precisa idea dell’entità e dell’importanza dell’“altra metà del cielo” nella musica colta occidentale, oltre a considerarlo come un libro da consultare velocemente nel momento del bisogno, imbattendosi, a livello di lettura e di ascolto, in una delle sessantatré compositrici prese in esame. Inoltre, a ventisette autrici contemporanee Adriano Bassi ha dedicato loro anche un’intervista, contribuendo giustamente a dare voce alle loro idee, alla loro concezione musicale e alle loro esperienze compositive, fornendo di fatto un ritratto a tutto tondo, senza contare il ricco apparato iconografico che arricchisce il volume e la discografia ragionata delle opere scritte dalle compositrici contemporanee prese in esame. E il tutto con un piglio essenziale e documentato, stemperato da un senso divulgativo che non può non invitare alla sua lettura, debito e ideale “risarcimento” da parte di un musicista che non ha voluto distogliere lo sguardo dall’altra parte. Quindi, onore e merito ad Adriano Bassi, anche se, una volta finita la lettura del libro, sorge spontanea una domanda che è anche una sottile provocazione: ma a parte il “gesto cavalleresco” dimostrato dallo studioso milanese, è mai possibile che a scrivere delle donne musiciste ci abbia dovuto pensare un rappresentante del cosiddetto sesso forte?

Andrea Bedetti

 

Adriano Bassi – Guida alle compositrici dal Rinascimento ai giorni nostri

Casa editrice Odoya, 2016, pagg. 384

Giudizio artistico 4/5