Spesso ci dimentichiamo o non facciamo mente locale ai vari strumenti che Antonio Vivaldi utilizzò in chiave solistica nel repertorio concertistico, abituati ad ascoltare quasi sempre solo quelli per violino, violoncello o, tutt’al più, per flauto traverso e oboe. Ma tra le centinaia di concerti che il compositore veneziano scrisse ve ne sono diversi dedicati a strumenti solisti quali il mandolino, l’ottavino, il fagotto, il clavicembalo (concerto RV 780) senza contare i concerti per due o più differenti strumenti solisti tra cui i cinque lavori proposti in questa registrazione che vedono la presenza dell’organo obbligato e del violino con archi e basso continuo (per l’esattezza i concerti RV 541, RV 542, RV 554a, RV 766, RV 767, oltre alla sonata RV 779 per violino, oboe, organo e basso continuo, risalenti ai primissimi decenni del Settecento). Concerti, quindi, che vedono la presenza obbligata di uno strumento che solitamente si è abituati ad ascoltare in ambito solistico senza l’intervento di altri strumenti, ma che nell’ambito del Barocco venne sfruttato sia a livello cameristico (si pensi il suo utilizzo con la tromba come fecero, per esempio, lo stesso Vivaldi, Purcell, Corelli, Händel, Bach e Viviani), sia a livello concertistico con la presenza di un accompagnamento orchestrale.

Se il risultato ottenuto è indubbiamente affascinante e coinvolgente, è anche vero che questo tipo di composizioni richiede una scrittura armonica e uno sviluppo melodico votati a un equilibrio a dir poco perfetto tra le parti, tenuto conto della “monumentalità” di uno strumento come l’organo e la sua tessitura alquanto problematica quando dev’essere mediata e distribuita con altri strumenti il cui peso timbrico è, a dir poco, differente. Qui, poi, le difficoltà aumentano per via della presenza del violino, del flauto traverso e del violoncello in chiave solistica, con i quali spesso e volentieri (e non solo nei tempi centrali lenti) l’organo colloquia, si confronta, dialoga. Ecco, quindi se si vuole una dimostrazione dell’assoluto dominio compositivo del Prete rosso (in barba alla famosa confutazione stravinskijana secondo la quale Vivaldi avrebbe scritto più di trecento volte lo stesso concerto), per ciò che riguarda l’utilizzo di differenti strumenti in rapporto a un accompagnamento orchestrale, questo disco rappresenta una perfetta dimostrazione di come il compositore veneziano sia riuscito a distribuire con i giusti pesi e contrappesi la linea esecutiva tra le varie parti, anche prendendo a modello di confronto strumenti come l’organo,il violino, il flauto traverso e il violoncello. Va da sé che il problema è dato anche dal tipo di organo che si vuole utilizzare per esaltare al massimo il confronto e il dialogo di cui si è detto. E qui la scelta del meraviglioso organo Pinchi, ospitato nella chiesa evangelica valdese a Torino, costruito nel 1996, si è dimostrata particolarmente indovinata, visto che il suono che esprime è a dir poco ideale rispetto a quello degli altri strumenti solisti e dell’accompagnamento orchestrale. Questo equilibrio timbrico ha così permesso di esaltare le linee solistiche e il loro intrecciarsi con gli archi, dipanato da una brillantezza nell’inventiva nei tempi opposti veloci e da una melanconica riflessione in quelli lenti, in cui spesso gli strumenti solista si appoggiano sulla linea dell’accompagnamento dato dall’organo, quando quest’ultimo non dialoga con i primi.

La lettura data da Gianluca Cagnani all’organo e alla direzione della Turin Baroque Orchestra ha il merito di evidenziare, di portare in superficie la bellezza e la perfezione stilistica di questi lavori, oltre a esprimere compiutamente l’eloquio dato dalla loro espressività, restituendo quel senso ritmico, che investe sia gli strumenti solisti, sia l’accompagnamento, senza il quale la musica vivaldiana viene irrimediabilmente svilita e decontestualizzata. Accanto a Cagnani, tra i nomi di riferimento per ciò che riguarda l’organo e non solo a livello nazionale, devono essere menzionati Svetlana Fomina (suona un Johannes Fichtl del 1767) ed Enrico Groppo (che si avvale di un Santi Ballarini del 1742) al violino, Nicola Brovelli al violoncello e Francesca Odling al flauto. Stesso discorso per gli archi della compagine piemontese, duttile e adeguata in ogni suo intervento.

Le prese del suono che vedono la presenza dell’organo sono sempre problematiche a livello di microfonatura, ma Davide Ficco è riuscito a restituire l’organo Pinchi senza che la sua dinamica debordasse a livello di equilibrio tonale e restituendone la ricostruzione in profondità all’interno del palcoscenico sonoro, così come anche gli altri strumenti solisti e la massa orchestrale che spiccano per dettaglio e pulizia.

Andrea Bedetti

 

Antonio Vivaldi – Concerti con Organo Obbligato

Gianluca Cagnani (organo e direzione) – Turin Baroque Orchestra

Elegia Classics ELEORG 044

Giudizio artistico 5/5

Giudizio tecnico 4/5