Dopo un percorso di analisi e restauro, lo strumento, costruito nel 1793, è ora visibile a Cremona con il suo importante corredo scientifico per i restauratori e i liutai contemporanei

 

Il piccolo violino “Bracco” 1793 di Lorenzo Storioni, oggetto di un articolato intervento che ne ha previsto l’acquisizione, l’analisi e il restauro, è entrato a far parte delle Collezioni Civiche Liutarie custodite dal Museo del Violino di Cremona, che presenta così al pubblico il primo esemplare di questo autore, completamento importante per documentare la storia della tradizione liutaria della città. Tale acquisizione è stata resa possibile, grazie alla partnership pubblica e privata “I Cantieri del Suono”, tra la Fondazione Bracco, il Comune di Cremona e il Museo del Violino.

Il piccolo violino “Bracco” 1793, che prende il nome del mecenate grazie al cui supporto è stato possibile realizzare il progetto, è opera del liutaio cremonese Lorenzo Storioni (1744-1816). Lo strumento è un mirabile esempio di liuteria della fine del Settecento che, oltre ad avere un importante valore quale oggetto di studio, è estremamente raro sia per formato sia per le condizioni di conservazione. Misura infatti circa quaranta millimetri in meno di uno strumento intero utilizzato abitualmente dai violinisti. L’attuale classificazione dei violini lo identifica come “violino ½”, uno strumento da studio utilizzato da un bambino di circa dieci anni.

Le condizioni del violino di Storioni prima della fase del restauro.

Lo studio storico, organologico e filologico del piccolo violino è stato condotto dal Museo del Violino, affiancato da una campagna diagnostica non invasiva, a opera del Laboratorio Arvedi dell’Università di Pavia per lo studio dei materiali e delle caratteristiche tecniche costruttive del violino. Avvalendosi di tecniche quali indagini fotografiche, microscopiche, radiografiche, endoscopiche e spettroscopiche, i ricercatori hanno sviluppato un protocollo analitico in grado di caratterizzare i materiali storici originali, quali vernici, pigmenti e trattamenti del legno. Tali risultati rappresentano un contributo di grande interesse per i liutai contemporanei. Considerando le caratteristiche del piccolo violino di Lorenzo Storioni, le sue peculiarità costruttive e le condizioni precarie nelle quali è stato ritrovato, la priorità della conservazione dell’oggetto è apparsa da subito come l’obiettivo da perseguire nella progettazione dell’intervento di restauro.

Ancora un particolare del violino “Bracco” prima del suo recupero.

Lorenzo Storioni, dopo la scomparsa degli artefici della straordinaria stagione creativa della prima metà del Settecento, fu uno dei pochissimi protagonisti della liuteria cremonese che ne raccolse la pesante eredità negli ultimi decenni del secolo. Questo liutaio visse all’interno della cerchia muraria della città, non lontano dall’isolato che aveva visto attivi gli Stradivari, i discendenti dei grandi maestri del passato; dapprima con i nipoti del primo liutaio della famiglia Rugeri, Francesco; successivamente con Paolo e Antonio II, rispettivamente figlio e nipote del famoso Stradivari, infine con Nicola Bergonzi, nipote del capostipite Carlo. Sposatosi nel 1771 con Teresa Marini, dalla loro unione nacque Giuseppe, futuro primo violoncello del Teatro alla Scala e insegnante del Conservatorio milanese. Lorenzo lasciò Cremona all’inizio del XIX secolo: infatti, negli appunti del conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue, redatti negli stessi anni, si legge che Storioni era liutaio non solo a Cremona, ma anche a Venezia, Napoli e Trieste. A quest’epoca risale un violino con etichetta 1804, che mostra l’indicazione Cremona depennata e sostituita dall’annotazione “Flumio”, verosimilmente la città croata di Fiume.

Il ricciolo del violino di Lorenzo Storioni dopo il restauro.

Storioni tornò nella città natale nel 1810, anno in cui appare presente nei registri della parrocchia con la qualifica di “fabbricatore di violini”. Pochi anni dopo, nel 1816, il grande liutaio morì, lasciando al mondo della musica i suoi strumenti. Fra questi un violoncello che poi fu suonato da Mstislav Rostropovic, il quale raccontò di tradire il suo Stradivari Duport, suonando per l’appunto uno strumento di Lorenzo Storioni.

Andrea Bedetti