L’evoluzione della musica rappresenta il frutto anche dell’ascesa, del trionfo e del declino di certi strumenti musicali, come nel caso della viola da gamba, la quale godette del periodo di massima diffusione nel corso del Barocco per vedere poi scemare la sua importanza con il concomitante declino della classe aristocratica, che l’aveva eletta, insieme con il clavicembalo, quale strumento simbolo del proprio status sociale, e alla contemporanea irruzione della classe borghese, che sostituì la viola da gamba con la presenza di altri strumenti, a cominciare da quello che avrebbe regnato incontrastato per tutto il corso dell’Ottocento, il pianoforte. Ma, per quanto riguarda la viola da gamba, dopo i fasti barocchi dell’Affektenlehre, ossia di quella prospettiva culturale che investì anche la musica in nome del principio di “affettività” e che se vide in Germania primeggiare le opere di Johann Sebastian Bach (le tre Sonate BWV 1027, 1028, 1029) e che se in Francia fu al centro dell’opera e del culto di un musicista come Marin Marais, visse un’ultima, splendida stagione in coincidenza del tramonto della “Teoria degli affetti” a favore dell’Empfindsamer Stil di matrice squisitamente illuministica, di quello “stile sentimentale” germanico che voleva esprimere nel corso di una composizione musicale non più la descrizione di un solo “affetto”, ma una molteplicità di stati emotivi capaci di alternarsi nello sviluppo del risultato dell’opera creativa.
Fautori di questo Empfindsamer Stil applicato alle peculiarità della viola da gamba furono principalmente il francese Jean-Baptiste Forqueray e i tedeschi Carl Friedrich Abel e Ludwig Christian Hesse, oltre all’immancabile presenza di un componente della famiglia Bach, ossia il secondogenito del Kantor, Carl Philipp Emanuel Bach, il quale operò dal 1740 al 1767 al servizio come primo clavicembalista di Federico il Grande di Prussia, ma che ebbe anche modo di scrivere, come il sommo padre, tre Sonate per viola da gamba e basso continuo (quelle in sol minore Wq 88, in do maggiore Wq 136 e in re maggiore Wq 137), sonate proposte in questa registrazione dalla violista da gamba tedesca Johanna Rose e dal clavicembalista spagnolo Javier Núñez. A queste tre sonate si unisce la Sonata per clavicembalo in la minore Wq 50/3, composta intorno al 1759, ossia quando C.P.E. Bach era già impegnato nella creazione della Sonata Wq. 88, e qui inserita per marcare ulteriormente la concezione dello “stile sentimentale” del secondogenito del Kantor.
Questi quattro pezzi tratteggiano quindi con efficacia non solo l’appartenenza di C.P.E. Bach all’arcipelago culturale dell’Empfindsamer Stil dell’epoca, crocevia fondamentale dal quale di irradieranno dapprima lo Sturm und Drang e poi il poliedrico universo del Romanticismo, ma anche la raffinata ed equilibrata tessitura armonica che sovrasta e permea le opere per la viola da gamba, in cui progressivamente la netta separazione tra strumento solista, o quantomeno portante, e quello deputato all’accompagnamento nel ruolo del basso continuo tende inesorabilmente, per via dell’arricchimento e della complessità della scrittura, a stemperarsi, ad annullarsi, ponendo lo strumento ad arco e quello a tastiera su un piano paritario, in cui lo sviluppo non è più unilaterale, ma trova motivi di spunto, di raccordo, di approfondimento da parte di entrambi.
Dietro la bellezza e il significato idiomatico di queste sonate vi è anche l’apporto interpretativo dato da Johanna Rose e Javier Núñez, contrassegnato da un equilibrio in cui forma e passione, linea espositiva e ricerca psicologica (uno dei tratti fondamentali forniti in musica dall’Empfindsamer Stil) convivono efficacemente, dando vita a un’espressione musicale in cui il lirismo della viola da gamba (la padronanza tecnica dello strumento dell’artista tedesca è impeccabile) si coniuga con la ricercatezza timbrica del clavicembalo, sempre pronto a intervenire, a chiosare, a vigilare timbricamente, già ponendo le basi di quella dimensione moderna che investirà il ruolo dell’accompagnamento nel corso del XIX secolo.
Anche la presa del suono è di primissima qualità, ponendo di fatto questa registrazione nel novero dell’audiofilia. La dinamica di entrambi gli strumenti è corposa, energica, veloce e denota una piacevolissima naturalezza, così come il palcoscenico sonoro, in cui la viola da gamba è leggermente e correttamente avanzata rispetto al clavicembalo. Anche l’equilibrio tonale e il dettaglio, quest’ultimo rende benissimo la matericità di entrambi gli strumenti, sono da rimarcare.
Andrea Bedetti
Carl Philipp Emanuel Bach – 3 Sonatas for Viola da Gamba
Johanna Rose (viola da gamba) – Javier Núñez (clavicembalo)
CD Rubicon RCD1019
Giudizio artistico: 5/5
Giudizio tecnico: 5/5