Qualche tempo fa leggevo un post apparso su FB e scritto da un addetto ai lavori, il quale faceva presente e si chiedeva giustamente se siamo ancora in grado di ascoltare generi e strumenti musicali lontani dalla nostra sensibilità odierna (ammesso che ne abbiamo ancora una), ossia se oltre a Beethoven e Chopin, a Mahler e Bach, siamo ancora capaci di addentrarci indietro nel tempo e affrontare l’ascolto, ben sapendo che dietro tale ascolto si cela molto di più a livello di ricezione emotiva e conoscitiva, di compositori come Machaut, Clemens non Papa, Okeghem, Josquin des Prés, solo per citarne alcuni, ossia di autori di una musica che appartiene a un lasso di tempo che va dal XIV al XVI secolo, un’epoca della quale generalmente si conosce poco in fatto di arte e cultura.

Allora, alla luce di ciò, che cosa si dovrebbe dire di fronte all’ascolto proposto da una registrazione come quella di Dietmar Berger che presenta, tanto per ribadire il concetto di quegli strumenti musicali appartenuti a un passato ormai remoto, brani di musica medievale e rinascimentale per fiddle, ossia per la viella, quello che è considerato il progenitore dell’attuale violino? La domanda è più che lecita, visto che questo affascinante viaggio musicale ha inizio con pezzi che appartengono alla tradizione trobadorica e a quella dei minnesänger, che contraddistinsero l’arte dei suoni nel XIII secolo, per arrivare fino alle soglie del XVII secolo con brani di Vincenzo Galilei, John Dowland, Thoinot Arbeaue e Pierre Phalèse, passando attraverso quelli di Pierre Attaignant e Glogauer Liederbuch.

Ci troviamo, quindi, davanti a un ascolto che ci rimanda almeno a quasi ottocento anni fa, con tutti i problemi connessi a questa distanza temporale, visto che ormai siamo abituati a un tipo di ascolto “fattivo”, nel senso che il nostro approccio estetico è indissolubilmente legato a una precisa realtà concettuale e culturale che fa da tramite tra noi e l’ascolto stesso. Se nei meandri della cosiddetta musica classica riusciamo a spingerci, quasi sempre, fino all’epoca di Bach, in quanto lo deputiamo il padre della musica moderna, più ci addentriamo all’indietro nel tempo, più ci rendiamo conto che la “fattività” del relativo ascolto, i cui termini di riconoscimento, di attenzione, di curiosità risultano fondamentali per dare un senso al nostro stesso ascolto, tende ad annullarsi, a perdersi di fronte ad autori e a opere che non riusciamo più a codificare, a sentire attinenti alla nostra realtà culturale. E questo è solo uno dei tanti limiti che tiene prigioniero l’uomo contemporaneo nei confronti dell’arte e della sua difficoltà di comprendere lo status dell’uomo del passato, dell’antichità, che si nutriva di simboli, di processi cognitivi, di bisogni e di desideri inevitabilmente del tutto diversi dai nostri.

Una registrazione come questa, quindi, riveste un duplice valore, quello di andare a toccare un ambito storico sconosciuto a molti e quello di proporre un nuovo tipo di ascolto. Storicità e ascolto che possono andare avanti di pari passo, dando modo a chi vuole ascoltare in modo diverso di poter conoscere un ambito storico, almeno a livello musicale, che cela tesori indescrivibili (e che il ricchissimo libretto, curatissimo e in grado di informare debitamente, aiuta a scoprire nelle sue linee essenziali). Ecco, allora, tanto per fare un esempio, la possibilità di immergersi in un mondo musicale e storico in cui si scopre un poeta medievale tedesco come Neidhart von Reuental e i suoi Lieder che appartengono alla cosiddetta Dörperliche Dichtung, inserita nel contesto del Minnesang, votata a una concezione bucolica ruspante e ironica, così come uno dei maggiori trovadori provenzali, Guiraut Riquier e le sue chansons, colui che collaborò con altri trovatori, poeti e religiosi, per volontà dell’illuminato sovrano di Castiglia Alfonso il Saggio, alla stesura dei Cantigas de Santa Maria, una raccolta di oltre quattrocento canzoni, testimonianza unica del suo genere per ciò che riguarda la vita quotidiana del XIII secolo. E al centro, protagonista assoluta, la viella, che veniva tenuta dal suonatore appoggiata sulla spalla, come un grosso violino, oppure in mezzo alle gambe, come la viola da gamba o il violoncello, strumento sotto alcuni aspetti ancora enigmatico, al centro di dibattiti tra studiosi e musicologi, così come l’argomento riguardante su come venivano eseguiti questi brani, come venivano cantati e il tipo di accompagnamento che potevano avere (spesso e volentieri rappresentato dall’uso di percussioni).

Ecco, grazie a un disco come questo si entra davvero in un altro mondo, contraddistinto da suoni, melodie, temi che lasciano trasparire un indubbio fascino e che meritano un ascolto attento, motivato, incentrato su un solo strumento che diviene polo assoluto di un’epoca in cui la musica era ancora fondamentalmente “minimalista” (non esisteva ancora il concetto della massa orchestrale e quella corale era data esclusivamente dagli apporti del gregoriano), soggiogata dalla potenza e dalla forza del simbolo (come lo definisce la lingua greca, ossia “mettere insieme varie cose”). E se non sappiamo (e non lo sapremo mai in quanto possiamo solo ipotizzarlo) come veniva eseguita la musica medievale, è anche vero che la bellezza di questo disco risiede anche nell’esecuzione di Dietmar Berger, un’autorità non solo a livello interpretativo, ma anche per ciò che riguarda la ricerca storica e lo studio della viella. Berger non solo esegue, ma comunica con la forza di quella simbologia di cui si è detto sopra, instilla nella musica una propulsione psicologica, umoristica, “sentimentale” (e sappiamo bene quanto sia rischioso usare questo termine in musica) che riesce a rendere “contemporanea” la sua lettura, attualizzandone la ricezione dell’ascolto, trasformando questa registrazione in uno dei migliori dischi mai realizzati su questo particolarissimo e affascinante strumento.

Una nota di merito va anche alla presa del suono effettuata al Palmgarden Tonstudio di Colonia, capace di esaltare il timbro avvolgente dello strumento ad arco grazie a una dinamica velocissima e ricca di energia, con la viella scolpita tra i diffusori in modo leggermente avanzato, ma non scorretto.

Andrea Bedetti

 

AA.VV. – Music for Medieval & Renaissance Fiddle

Dietmar Berger (viella)

CD Urania Records LDV 14037

Giudizio artistico 5/5

Giudizio tecnico 5/5