Abbiamo intervistato il ventiseienne artista moscovita, che da tempo vive a Vienna, il quale ha incantato le platee di tutto il mondo con il suono dello Stradivari del 1709 con il quale si esibisce. Dopo essersi esibito alla Scala nel 2013, Revič torna in Italia per esibirsi il 18 luglio, nell’ambito del Festival della Valle d’Itria, alla “Soirée Rossini”, allestita a Martina Franca nel Chiostro di San Domenico, a cui prenderanno parte anche il pianista Simone Di Crescenzo, il soprano Maria Aleida, il basso Michele Pertusi e il clarinettista Nicolai Pfeffer

 

Maestro Revich, che cosa significa oggi per un giovane di quasi ventisette anni, come lei, intraprendere la carriera artistica nel mondo della musica classica? La domanda si riferisce soprattutto al fatto che l’età media di chi segue questo tipo di musica non tende purtroppo, soprattutto in Italia, ad abbassarsi, segno che i giovani non mostrano interesse nei suoi confronti.

Credo che la musica parli a tutti, anche la musica classica. Per questo dobbiamo promuoverla presso i giovani e avere una mentalità aperta sui modi in cui portiamo la musica classica alle nuove generazioni. Dovremmo rispettare le tradizioni, ma allo stesso tempo lavorare anche sulle innovazioni e andare avanti al passo con i tempi. Per quanto mi riguarda, amo quello che faccio, e credo che molti giovani sarebbero in grado di amare anche la musica classica una volta che fosse loro presentata in un modo che potrebbero capire.

Lei proviene da una famiglia di musicisti e quindi è stato facilitato ad entrare nel mondo dei suoni. Ma questo non vuol dire che avere dei genitori che si occupano di musica significhi che i loro figli siano destinati a diventare automaticamente dei musicisti. Da bambino, che cosa le ha fatto scattare il desiderio di imbracciare un violino, consacrarsi anima e corpo nello studio della musica e, alla fine, diventare musicista?

Ricordo che mi è piaciuto moltissimo, quando avevo cinque anni tenuto conto a quella stessa età ho tenuto il mio primo concerto. Ora, a distanza di tempo, mi sembra come se fossi nato con la musica e con il violino, perché sono la mia vita, ma ho anche altri hobby: scrivere, disegnare, girare video.

Lei attualmente vive a Vienna, dopo aver acquisito la cittadinanza austriaca, ma è nato e cresciuto a Mosca, dove ha iniziato gli studi musicali. In che modo si vive la musica nella cultura russa e in quella austriaca? Quali sono le similitudini e dove iniziano le differenze?

Il livello è alto in entrambe le città. A Mosca tutti si concentrano maggiormente sull’aspetto virtuosistico e solistico degli studi, a Vienna, invece, si promuove fortemente l’idea di suonare nell’orchestra. Penso che l’equilibrio di entrambi sia perfetto.

Quali sono i compositori che prende a modello e non solo a livello violinistico? E attraverso i suoi studi, le sue ricerche, interpretando e ascoltando, ci sono degli autori che considera incompresi o non considerati rispetto al loro valore artistico?

Sono molti i compositori sottovalutati, così come sono molte le musiciste sottovalutate. A tale proposito ho appena registrato un cd con musiche di una bravissima, ma poco conosciuta, compositrice, Zara Levina che sarà presto in vendita. Un altro disco l’ho dedicato al concerto violinistico di Dmitrij Kabalevskij. Inoltre, ho registrato il concerto di Andreas Romberg (prima registrazione assoluta). Come vede, cerco sempre e lavoro per riportare in vita i grandi compositori meno conosciuti attraverso il mio violino.

Lei si occupa di musica violinistica dal Barocco fino alla musica contemporanea. Ma esiste un futuro compositivo per questo strumento, oppure considerando quanto esplorato da parte di un musicista come Helmut Lachenmann, il quale è arrivato a sfruttare timbricamente ogni parte del violino, ormai dobbiamo ritenerlo uno strumento che ha avuto un passato, che ha un presente, ma non un futuro da un punto di vista evolutivo del suo suono?

Sì, con il violino elettrico, il midi-violin (un altro tipo di violino elettrico, N.d.R.) o la musica elettronica. Ci sto lavorando adesso ed è molto divertente. Ma anche con il violino acustico – per creare nuovi suoni, graffiandolo o usandolo come un tamburello – è divertente, anche se non è necessario che tutto ciò abbia sempre un senso.

Maestro Revich, un’ultima domanda: quali saranno i suoi prossimi progetti discografici?

Revolution of Paganini! Restate sintonizzati e ne saprete di più su questo mio nuovo progetto discografico.

Contatti web:

http://www.yuryrevich.comhttps://www.fnights.comhttps://www.festivaldellavalleditria.it/spettacolo/soiree-rossini

Andrea Bedetti