Se l’edificio della musica occidentale sorge sulle fondamenta del canto, in quanto la voce è stata il primo strumento musicale che l’uomo ha avuto a disposizione, senza contare che tutto prende avvio dalla ritualità canora del Canto Gregoriano, è anche vero che questo immenso edificio viene sorretto da una colonna portante della quale spesso e volentieri ci dimentichiamo, quella data dal concetto di ballo e dei diversi tipi di danza, ognuno dei quali contraddistinto da uno specifico ritmo, che sono poi quelli che, a partire dall’epoca medievale, hanno portato alla nascita dei tempi musicali, senza i quali il costrutto della musica strumentale non potrebbe esistere.
Tra i diversi tipi di danza che hanno dato origine non solo a dei tempi musicali, ma anche a vere e proprie forme musicali, vi sono quelli della ciaccona e della passacaglia, che sovente vengono confuse data la loro (apparente) verosimiglianza. Entrambe risalgono al XVI secolo e sono di origine spagnola, anche se la ciaccona sembra sia addirittura originaria dall’America latina, con la passacaglia che è fondamentalmente un’evoluzione della stessa ciaccona. Se quest’ultima è basata su un tempo ternario su un basso sincopato ostinato ed originariamente fosse una danza di carattere vivace e scherzoso, in seguito acquisì tratti decisamente più austeri in Francia. A livello di termine musicale, in essa rientrano quelle opere in tempo moderato di 3/4, che presentano variazioni su di una linea di basso, con quest’ultimo che si muove rigorosamente dalla tonica alla dominante, con moto ascendente o discendente, cromatico o diatonico, ma che può anche essere sottinteso (come avviene nella celeberrima Ciaccona che conclude la Seconda Partita per violino solo di Bach), poiché l’armonia delle voci superiori ne fa avvertire la presenza. Da parte sua, la passacaglia prevede una linea melodica, che solitamente si presenta la prima volta da sola, che può anche fare da basso (in modo che possa suggerire l’armonia), oppure da canto (con la possibilità di essere armonizzata in più modi) o ancora da parte interna al costrutto, risultando di conseguenza una forma più libera e meno vincolata rispetto alla ciaccona. Detto attraverso gli aridi e asettici termini del linguaggio musicale, queste due forme musicali non sembrano promettere chissà che cosa, ma una volta che i tecnicismi vengono messi da parte e si lascia che sia la musica a manifestarsi nel suono, allora si capisce subito che si entra in una sorta di territorio fatato, con due visioni sonore che appartengono, in un certo senso, a un Giano bifronte, tenuto conto che gli stessi musicologi e studiosi faticano, davanti alla produzione musicale che le riguarda, a separare nettamente e distintamente l’una dall’altra.
Ma tali questioni poco importano all’ascoltatore che desidera solo farsi un’idea dell’una e dell’altra e di come esse si trasformino e si disvelino in chiave musicale. E un affascinante esempio, in tal senso, è un disco che è stato registrato da uno dei migliori organisti a livello internazionale delle ultime generazioni, il friulano Manuel Tomadin, il quale ha voluto incidere musiche di autori come Girolamo Frescobaldi, Dietrich Buxtehude, Jean-Henry d’Anglebert, Johann Pachelbel e altri, che mostrano l’uso della ciaccona e della passacaglia nel corso del XVII e del XVIII secolo, ossia il periodo nel quale trovarono la loro massima diffusione, In Italia, Francia e Germania. E per farlo, Tomadin ha utilizzato un meraviglioso organo, quello che si trova nella chiesa parrocchiale di Muzzana del Turgnano, in provincia di Udine, costruito nel 1750 dall’organaro Pietro Nacchini. I brani scelti dal giovane interprete friulano, per ciò che riguarda la ciaccona, vanno dalla Ciaccona in do maggiore di Bernardo Storace, del quale non sappiamo praticamente nulla (se non che è l’autore di una raccolta, l’unica giunta fino a noi, Selva di varie compositioni d’intavolatura per cimbalo et organo), alla Ciaccona in la maggiore del tedesco Vincent Lübeck, dalla Toccata e Ciaccona in re minore di Johann Pachelbel fino alla maestosa Ciaccona in do maggiore di Johann Valentin Eckelt, allievo dello stesso Pachelbel, mentre appannaggio della passacaglia sono l’affascinante Cento partite sul Passacagli di Girolamo Frescobaldi e la sublime e raffinata Passacaille d’Armide di Jean-Henry d’Anglebert, che mostra come questa forma musicale si addolcisca con venature melanconiche sotto l’influsso della tradizione francese, oltre a intriganti esempi di come sia la ciaccona, sia la passacaglia possano ibridamente coesistere in uno stesso brano, come succede nella Toccata BuxWV165 di Dietrich Buxtehude, nella Ciaccona vel Passagagli di Johann Martin Radeck e nella Toccata e Passacaglia dalla Suite Uranie di Johann Ferdinand Fischer, quest’ultima tipico esempio di come queste forme furono plasmate dalla scuola tedesca.
Un viaggio istruttivo e gratificante all’ascolto quello proposto da Manuel Tomadin alle prese con l’organo di Pietro Nacchini, capace di donare molteplici sfumature timbriche (come nel caso della Ciaccona di Eckelt), ma capace anche di trasformarsi in una meravigliosa lezione di gusto musicale del XVII e del XVIII secolo, alla luce degli sviluppi armonici di quel tempo, condensati attraverso le tre grandi scuole europee. Da parte sua, il giovane organista friulano è artefice di una prova interpretativa semplicemente maiuscola, capace di donare a ognuno di questi brani una sua luce, una sua precisa raffigurazione non solo stilistica, ma soprattutto espressiva, restituendo idealmente il loro costrutto armonico e melodico. Senso della proporzione, precisa visione delle arcate, dominio ritmico che si estrinseca in un tratteggio raffigurativo delle opere da entusiasmare anche chi è refrattario al fascino della musica organistica. Una delle migliori registrazioni dedicate all’organo che abbia ascoltato negli ultimi anni.
Chi mastica di prese del suono, sa perfettamente che catturare il suono di un organo non è impresa semplice, anzi. Ma chi ha effettuato il lavoro in questione sull’organo della chiesa di Muzzana del Turgnano, sapeva indubbiamente il fatto uso (nelle note di accompagnamento si cita solo il nome di Manuel Tomadin per ciò che riguarda il mastering e l’editing). La dinamica è corposa, rocciosa, ma anche dolce e suadente, con un riverbero che per fortuna non va oltre i tre secondi, permettendo di scolpire l’organo, nella riproposizione del palcoscenico sonoro, al centro dell’immagine sonora (all’ascolto è come se ci trovassimo all’incirca a metà della navata). Anche l’equilibrio tonale, attraverso la riproduzione dei vari registri, si fa apprezzare nel saper restituire una linea del basso ferma e ben definita, mentre il dettaglio esalta il senso fisico dello strumento, di cui si apprezza acusticamente il lavorio meccanico e ininterrotto dell’uso della tastiera e della pedaliera.
Andrea Bedetti
AA.VV. – Ciaccona vel Passagagli Vol. 1
Manuel Tomadin (organo)
CD Baryton 2013/01
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 5/5