Immaginate di avere un’orchestra, tra le migliori del tempo, a vostra disposizione e le migliori prime parti di questa orchestra che alla bisogna danno vita a svariate formazioni cameristiche; inoltre, il vostro datore di lavoro è un illuminato mecenate, votato alle arti e alla musica, oltre ad essere egli stesso un valente musicista dilettante, con il quale siete più un amico che un semplice collaboratore. E il tutto immersi in un luogo stupendo, in uno dei castelli più belli d’Europa, circondati da una rigogliosa natura e con a disposizione ogni comfort dell’epoca. Questo sogno ad occhi aperti fu la realtà più o meno quotidiana che Franz Joseph Haydn, tranne dei brevi periodi trascorsi a Vienna, visse tra il 1766 e il 1790 principalmente nella tenuta del principe Nikolaus Esterházy, detto il “Magnifico”, ad Eisenstadt, in qualità di Kapellmeister, con l’incarico di dirigere l’orchestra del principe, di comporre opere strumentali, liriche e cameristiche così come di mettere in scena ed eseguire opere di altri autori. Nel corso di questi trentaquattro anni, Haydn ebbe quindi modo di avere a disposizione un eccelso laboratorio musicale grazie al quale poté provare, rimaneggiare, affinare il fitto corpus destinato alle sinfonie e ai quartetti per archi da lui composti in quel lungo lasso di tempo.

Ma non furono solo i lavori sinfonici e quartettistici ad assorbire la sua creatività, visto che solo in campo cameristico il compositore di Rohrau scrisse tra il 1765 e il 1778 ben centoventisei Trii per viola di bordone, viola e violoncello, in quanto il principe Nikolaus era per l’appunto un appassionato della viola di bordone, conosciuta anche con il termine di baryton, del quale era anche un ottimo interprete dilettante. La viola di bordone o baryton che dir si voglia è uno strumento assai particolare, poco frequentato e utilizzato nella letteratura musicale, simile alla viola da gamba e che produce un suono assai particolare, causato dalla presenza di corde di simpatia, che danno vita al cosiddetto fenomeno della risonanza (detto in termini più semplici, la viola di bordone, così come la viola d’amore, ha un doppio ordine di corde, con il primo, quello suonato dall’interprete, che funge da sorgente sonora, mentre il secondo ordine di corde vibra “per simpatia”, entrando in risonanza a determinate frequenze). Proprio Haydn fu dunque uno dei pochissimi compositori che sfruttarono al meglio le peculiarità del baryton con i suoi Trii e Divertimenti, dei quali abbiamo un piccolo assaggio grazie a questa registrazione che il trio Guerra Amorosa, composto da Raffaele Tiseo alla viola d’amore, Gianni La Marca al baryton e Marco Ottone alla viola da gamba, ha voluto dedicare, trascrivendo due Trii, il 96 e il 35, unitamente a un Divertimento, il 23, del musicista di Rohrau, per l’appunto scritti originariamente per viola di bordone, viola e violoncello, aggiungendo anche la Sonata in re maggiore di Luigi Borghi, la Sonatina “La Paisanne” di Friedrich Wilhelm Rust e il Trio in mi minore di Luigi Tomasini, tre autori, tutti contemporanei di Haydn, non certo conosciuti dal grande pubblico.

Se il bolognese Luigi Borghi fu un notevole violinista dell’epoca, che fece fortuna in Inghilterra, dopo essere stato allievo di Gaetano Pugnani, Friedrich Wilhelm Rust fu allievo, tra gli altri, di Carl Philipp Emanuel Bach e František Benda e uno dei pochi musicisti affascinati dalla viola d’amore, al punto da scrivere otto Sonate dedicate ad essa, mentre il pesarese Luigi Tomasini fu collaboratore e amico dello stesso Haydn proprio ad Eisenstadt, divenendo Konzertmeister dell’orchestra del principe Nikolaus. A farla da padrone, e non solo per il numero, sono i due Trii e il Divertimento di Haydn, poiché anche in questi brani, sebbene non possano toccare ovviamente i vertici raggiunti dai suoi trii pianistici e soprattutto dai suoi quartetti per archi, il musicista di Rohrau immette la sua proverbiale inventiva, in cui abbondano linee melodiche che permettono alla viola d’amore e al baryton di tessere dialoghi ora delicati, ora arguti, delegando alla viola da gamba il compito del basso continuo. La stoffa di Tomasini (e da qui si capisce l’ammirazione che Haydn ebbe per il collega italiano, giungendo al punto da dedicargli alcune sue opere) si sente nel suo trascinante Trio, in cui sembra di riassaporare quelle atmosfere tipicamente Sturm und Drang tratteggiate da Haydn stesso, mentre la Sonata di Borghi appare fin troppo violinistica per essere resa al meglio attraverso questo tipo di formazione cameristica, ed è piacevole, ma niente più, la Sonatina di Rust.

Il Trio Guerra Amorosa ha il principale merito di non rendere stucchevoli questi brani (Raffaele Tiseo si è occupato della loro trascrizione e dell’adattamento), soprattutto quelli che non sono a firma di Haydn, anche perché la tipologia di strumenti usati non permette un grande contrasto timbrico, tale da poter rendere alla lunga monotono o poco coinvolgente l’ascolto per coloro che non solo avvezzi allo stile barocco. In alcuni passaggi, i tre esecutori sembrano quasi sfidarsi per ciò che riguarda la perizia e la tecnica, evidenziando quei tratti, quelle peculiarità che sono tipici di questi brani, tutti votati al divertimento e a un ascolto piacevole e non certo impegnato. Probabilmente, dovevano essere proprio queste le atmosfere che si respiravano al castello di Eisenstadt, allorquando a suonare c’era lo stesso Nikolaus il “Magnifico”.

La presa del suono, curata da Gianni La Marca, è di ottima fattura: la dinamica appare veloce ed energica, garantendo quel tipico timbro che accomuna la viola di bordone e la viola d’amore. Da qui, il contrasto fra i tre strumenti, a livello di equilibrio tonale, si fa apprezzare, in quanto, nessuno, perfino nei fff e ppp, si sovrappone agli altri in chiave timbrica. La ricostruzione del palcoscenico sonoro è efficace e permette al dettaglio di rendere oltremodo materici i tre strumenti, restituendo la loro fisicità durante l’esecuzione.

Andrea Bedetti

 

AA.VV. – Guerra Amorosa

Trio Guerra Amorosa (Raffaele Tiseo, viola d’amore, Gianni La Marca, viola di bordone, Marco Ottone, viola da gamba)

CD Baryton 2017/01

Giudizio artistico 4/5

Giudizio tecnico 5/5