Il leggendario pianista croato di origini serbe spegnerà sessanta candeline sulla torta il prossimo 20 ottobre. Qualche giorno prima, il 6 ottobre, si esibirà al Teatro municipale di Casale Monferrato in un recital pianistico che fa parte del Festival itinerante monferrino “PianoEchos”. Lo abbiamo intervistato, per fare un bilancio della sua vita e della sua attività artistica

 

Maestro Ivo Pogorelich, lei sta per compiere sessant’anni. Qual è, a questo punto della vita, il suo bilancio come uomo e come artista?

Quando ero bambino un uomo di sessant’anni era considerato un anziano. Oggi, la vita lavorativa è stata prolungata in molti Paesi. Ci sono stati dei cambiamenti biologici e psicologici, l’uomo vive più a lungo ed è più a lungo produttivo. La cosa importante, per tutti noi, è mantenere buona salute e buon umore.

La pianista e didatta georgiana Aliza Kezeradze, maestra e moglie di Ivo Pogorelich, morta nel febbraio del 1996.

Dopo diversi anni di silenzio, causati dalla terribile scomparsa di Aliza Kezeradze, la sua adorata moglie e musa, ha deciso, a poco a poco, di tornare nel mondo della musica, dando i primi concerti per poi ricominciare con la sua missione pianistica. La mia domanda è: come la morte può cambiare la musica dell’interprete? Voglio dire, se la morte è uno spartiacque, come considera il suo modo di suonare, di esibirsi, prima e dopo l’idea della morte che ha provato nella sua vita?

Ho fatto una pausa, un anno sabbatico dal 2000 al 2001, cioè più di quattro anni dopo la morte di Aliza, perciò questi due fatti non sono direttamente collegati, e tuttavia vengono spesso citati erroneamente in connessione. È una domanda sbagliata e tuttavia persistente nelle interviste, e così facendo si distorce la mia biografia. Sul tema della morte posso dire che in Occidente non siamo educati all’idea della morte come parte della vita. Diversamente, in Oriente la gente è più preparata alla perdita di una persona cara. Un’educazione differente permette alle persone di vedere l’avvicinarsi della morte in modo migliore. Ora, sul pianeta la popolazione è molto aumentata, ma ugualmente la vita di ogni individuo è importante e dovrebbe essere celebrata come unica e irripetibile.

Negli anni Ottanta, lei era considerato una sorta di “rockstar classica”, capace di portare la musica di Prokof’ev, Čajkovskij, Bach, Brahms tra le nuove generazioni abituate solo ad ascoltare le canzoni degli Abba, dei Bee Gees, di Elton John e, allo stesso tempo, ha avuto rapporti difficili con altre famose “rockstar classiche” come Herbert von Karajan. Quali sono quegli aspetti che fanno parte del suo passato o le esperienze di quel tempo che non vorrebbe ripetere più?

Niente nella mia vita è differente dalle esperienze di altre persone. L’unica cosa che la rende differente è che la mia vita è discussa da altre persone e interpretata in modo differente, talvolta con buon gusto, talvolta in modo volgare. Quello che è stato difficile e anche duro per me, è stato avere a che fare con tante etichette che mi sono state appiccicate. Ho dovuto sopportare vari appellativi che mi sono stati dati dalla stampa con una buona dose di cattivo gusto. Fondamentalmente non sono cambiato, ho solo dovuto avere pazienza prima che il pubblico capisse che non avevo niente a che vedere con una “pop star”.

Il grande direttore salisburghese Herbert von Karajan. Ivo Pogorelich, all’inizio della sua carriera, ebbe un diverbio con lui, decretando di fatto la fine della loro collaborazione.

In passato i suoi punti di riferimento sono stati compositori come Debussy, Rachmaninov, Skrjabin, Scarlatti. Ora, ha dei nuovi punti di riferimento in ambito musicale o considera i suoi vecchi punti di riferimento sotto un nuovo punto di vista, gettando una nuova luce su di essi?

Se guarda meglio il mio catalogo di incisioni vedrà che sono molti di più i compositori di cui ho inciso brani, tuttavia non Debussy. Sono stato e ancora sono un artista che affronta ogni compositore con rispetto e dedizione. Ora, alla fine di questo mese, inciderò nuovi brani e gradualmente documenterò questi nuovi brani musicali che ho accumulato in questi anni, cosicché anche il pubblico possa ascoltarli. 

Maestro Pogorelich, è sua intenzione e desiderio registrare nuovi dischi in un prossimo futuro? E qual è il suo attuale rapporto con le nuove tecnologie di registrazione? Rappresentano sempre il suo mondo o non si identifica con esse?

Come ho detto prima, tornerò presto a incidere nuovi brani. Due anni fa ho inciso due Sonate di Beethoven in High Resolution Audio technology e sono stato molto soddisfatto dei risultati. La nuova tecnologia permette di sentire le più piccole sfumature, come i televisori HD ti permettono di vedere tutti i dettagli, così è anche con il suono. I colori e il timbro sono due aspetti dell’esecuzione su cui lavoro dal 2000 e con questa moderna tecnologia vengono riprodotti in modo più fedele all’esecuzione.

 

Che programma eseguirà a Casale Monferrato in occasione del festival pianistico PianoEchos?

Gli Studi sinfonici di Schumann, includendo anche le Variazioni postume, l’Adagio di Mozart, un lavoro nuovo per me, e la Sonata in si minore di Liszt.

Andrea Bedetti