Intervista al giovane compositore Leonardo Mezzalira, tra i fondatori dell’associazione padovana che vuole diffondere e far conoscere l’attuale musica di ricerca, tra speranze, obiettivi e reinvenzioni

 

Maestro Mezzalira, il progetto di Taverna Maderna vuole essere indubbiamente una sfida lanciata a favore della diffusione non solo della musica contemporanea, ma soprattutto di quella di ricerca a fronte di una ricezione, da parte del pubblico italiano, che ancora fatica ad accettare le ultimissime frontiere sonore. Quali possono essere le giuste strategie per invertire la rotta?

La prima strategia potrebbe essere: eseguire questa musica più spesso. Bisogna infatti distinguere fra la musica contemporanea storica, che ha una sua diffusione, e la musica di ricerca «di oggi», scritta negli anni ’00 o negli anni ’10 del Duemila da autori e autrici giovani, che al di fuori di pochi centri non si conosce e non si esegue quasi mai. Mentre invece può risultare più vicina al pubblico di oggi rispetto a quella delle avanguardie del secondo Novecento. In secondo luogo, secondo me, la nuova musica dovrebbe iniziare a raccontarsi diversamente e meglio da come ha fatto la musica contemporanea storica. Riconoscendo che il suono ha un valore rappresentativo ed evocativo intrinseco, e che anche gli altri elementi del discorso musicale – il gesto, la forma, le figure di suono – rimandano a corrispondenti figure del mondo e del pensiero. Una selva di contenuti, di significati, di saperi emotivi dei quali si può parlare veramente con chiunque. Dopotutto chi va a un concerto (ma anche a uno spettacolo teatrale, o a una mostra d’arte) desidera rispecchiarsi in ciò che sente, ridere, piangere e trasformarsi. Tutte cose che, liberandosi di certi pregiudizi su cosa e come dev’essere la musica, si possono ricavare più da un brano contemporaneo che da una composizione di un periodo molto lontano dal nostro.

Il compositore e clarinettista brasiliano Bruno Cunha.

A suo avviso, che responsabilità ha la critica attuale nel non aver saputo rendere fruibile la musica contemporanea in un pubblico che tendenzialmente vuole ascoltare sempre le “stesse cose”? Di fondo, c’è l’annosa diatriba se venire, per l’appunto, incontro e soddisfare le solite richieste di coloro che vogliono ascoltare musica oppure se, al contrario, il pubblico dev’essere “educato” e pronto a recepire autori e periodi musicali meno battuti e frequentati.

Siamo in un periodo in cui tutti, musicisti, critici e pubblico, fatichiamo a trovare quegli spazi di silenzio o di vuoto nei quali può trovar spazio l’ascolto della nuova musica. Un’arte che tende a reinventare di continuo il proprio linguaggio, chiedendo a chi l’ascolta molta attenzione, molto coinvolgimento. Così questa diventa un gergo settoriale parlato solo dalle poche persone che per qualche motivo, a un certo punto, vi si sono avvicinate. Non so se sia utile fare un processo alle persone, o ai processi storici, che hanno portato a questa situazione. Forse è meglio mettere in evidenza come la musica stessa possa contribuire alla propria diffusione, «educando» chi l’ascolta – come dice Salvatore Sciarrino – a un grado di apertura e di attenzione maggiore. Certo, perché questa musica possa svolgere questo compito bisogna proporla, eseguirla di più: perciò è nata Taverna Maderna.

Il Duo Dubois, formato da Alberto Cavallaro ai sassofoni e da Federico Tramontana alle percussioni.

Come si finanzia e si sostiene l’associazione Taverna Maderna? E il suo modello può essere un esempio da poter seguire per permettere l’ascolto delle ultimissime tendenze della musica contemporanea?

È troppo presto per dirlo. La nostra associazione è appena nata e non sappiamo ancora quali e quante cose riusciremo a fare nei prossimi anni. Per lo stesso motivo abbiamo annunciato solo una parte dei concerti che faremo quest’anno, riservandoci di pubblicizzare i concerti che stiamo progettando per marzo, aprile e maggio in un secondo momento. È un navigare a vista che può anche essere visto in senso positivo: ci stanno arrivando continuamente nuovi contatti e nuove proposte, che potremmo pensare di inserire nella stagione strada facendo. Alla fine, programmare tutto il viaggio in anticipo significa privarsi di una possibilità. Quella di fare una deviazione, o di fermarsi ad ammirare un paesaggio.

 

Nel primo anno di vita Taverna Maderna è riuscita a dare vita a una rassegna musicale a Padova, spalmata su quattro appuntamenti tra il novembre del 2019 e il febbraio del 2020. Ci può dire qualcosa di più sugli interpreti di questi quattro appuntamenti?

Per il primo concerto, quello del 30 novembre a Padova (Teatro Torresino) abbiamo coinvolto tre musicisti che conosciamo bene, perché si sono formati qui in città, e dei quali abbiamo potuto apprezzare in passato il talento e la curiosità nei confronti dei nuovi linguaggi (e infatti il programma del concerto è veramente strabiliante!). Sono Alberto Anhaus, Andrea Zamengo ed Emanuel Bollotto, che stanno iniziando a girare parecchio in Italia e all’estero e hanno da poco costituito la formazione RITMØ3. Per il concerto successivo, quello del 4 dicembre, abbiamo invitato Bruno Cunha, clarinettista e compositore brasiliano che sta in Repubblica Ceca, per una performance da solista con elaborazione elettronica al Circolo Nadir: ed è una collaborazione nata all’ultimo momento, che si preannuncia particolarmente interessante perché ci permette di aprire a un ambito che vorremmo indagare ancora, quello dell’improvvisazione su un linguaggio contemporaneo. Per il 25 gennaio alla Sala della Carità proporremo un concerto di nuove musiche per cembalo nel quale suonerà Dario Carpanese, che è uno dei migliori pianisti e cembalisti padovani della sua generazione ed è anche compositore e socio fondatore della nostra associazione. Infine, il 7 febbraio verrà a Padova il Duo Dubois, collaborazione della quale siamo particolarmente felici perché sancisce un incontro tra una nuova società di concerti, la nostra, e una formazione giovane affermatasi recentemente, ma già in piena attività, che sta collaborando con i migliori compositori della nostra generazione e interpreta ogni brano con un’abilità e un coinvolgimento difficili da trovare anche fra gli specialisti.

Il musicista Leonardo Mezzalira, tra i fondatori dell’associazione Taverna Maderna (foto Nina Marranconi).

Al di là della prima rassegna musicale, avete già in mente quali saranno altri progetti futuri sui quali puntare?

Ci saranno altri concerti in marzo, aprile e maggio. Stiamo poi iniziando a pensare alla stagione dell’anno prossimo. Per l’estate vorremmo organizzare almeno un corso o momento di formazione aperto al pubblico. In prospettiva, poi, i progetti sono molti: vorremmo lanciare delle call for scores, delle masterclass o seminari e puntare su collaborazioni con altre realtà della vita culturale e artistica di Padova e delle città vicine.

Andrea Bedetti