Autore di un progetto discografico dedicato all’integrale delle opere tastieristiche di Girolamo Frescobaldi, il giovane pianista e organista veneto ci spiega in questa intervista i motivi che lo hanno spinto a eseguire il corpus clavicembalistico del grande compositore ferrarese su un pianoforte con accordatura mesotonica

Il pianista e organista Michele Fontana, autore di un progetto discografico dedicato all'integrale del corpus tastieristico di Girolamo Frescobaldi.

Maestro Fontana, quali sono stati i motivi che l’hanno portata a ideare e a realizzare, nel corso di alcuni anni, questo progetto discografico dedicato al corpus tastieristico di Girolamo Frescobaldi, con la parte clavicembalistica eseguita al pianoforte con un’accordatura mesotonica?

Ricordo di aver avuto il mio primo incontro con la musica frescobaldiana circa vent’anni fa, durante gli studi di organo al conservatorio, e ne fui subito rapito: così, desideroso di conoscere il repertorio antico e barocco, iniziai ad approfondire la prassi filologica e a leggere i manoscritti originali. Amai così tanto queste composizioni che, una volta capita l’importanza di Frescobaldi e il suo ruolo nella storia della musica, il primo desiderio fu proprio quello di studiare l’intera sua opera. Egli fu un innovatore perché introdusse per la prima volta i sentimenti nella musica per tastiera: creò composizioni non solo perfette dal punto di vista contrappuntistico, ma anche ricche di emozioni umane che nel ‘600 venivano chiamate “affetti”. La sua arte e la sua sapienza nell’uso delle figure musicali lo rese così apprezzato e affermato che divenne organista in Vaticano al servizio del Papa Clemente VIII. Tuttavia, il corpus delle opere che il maestro ci ha lasciato è così grande che per me fu impossibile dedicare il tempo necessario a questo progetto durante il percorso di studi al conservatorio e decisi di rimandare il mio proposito a tempo debito.

Molto tempo dopo, precisamente nel mese di agosto di quattro anni fa, mi tornò il desiderio di ristudiare alcuni pezzi di Frescobaldi e non possedendo un clavicembalo li suonai al pianoforte. In quel momento capii che l’idea di eseguire questa musica sul pianoforte poteva avere un senso: infatti, se pensiamo che proporre musiche di Bach, Scarlatti e altri clavicembalisti al piano è una prassi ormai consolidata, perché allora non farlo anche con Frescobaldi? Avendo studiato sia organo sia pianoforte avrei potuto collegare la prassi filologica antica con la moderna tecnica pianistica ricreando al tempo stesso anche le dinamiche che non sono possibili al clavicembalo. Il problema che mi posi successivamente fu quello di riuscire a trasmettere gli “affetti” frescobaldiani su uno strumento moderno: infatti, è impossibile far sentire le sonorità e le sfumature dei modi antichi su uno strumento che utilizzi la moderna accordatura temperata equabile. Allora mi venne l’idea di utilizzare il sistema mesotonico sul piano. Accordai subito un pianoforte col sistema antico (non mi considero assolutamente un accordatore, ma faccio pratica da un po’ di anni per capire questa arte che reputo fondamentale per un pianista), registrai la prima toccata dal primo libro e inviai la registrazione a degli ascoltatori di fiducia per avere un riscontro. Le loro risposte positive mi convinsero a realizzare il progetto.

Papa Clemente VIII (1536-1605).

Ha dovuto superare specifici problemi di ordine tecnico per poter implementare questo tipo di accordatura su uno Steinway D274? Mi riferisco in particolar modo al meccanismo di azionamento dei tasti e al loro rilascio.

Non c’è stato bisogno di modificare in maniera particolare l’assetto della meccanica, in quanto ha richiesto soltanto una piccola modifica per avere una risposta più pronta del tasto, ma si tratta di interventi di routine effettuati prima di ogni registrazione o concerto, a seconda delle esigenze di ogni pianista. Sono state mantenute le regolazioni standard relative a scappamento, corsa del tasto e smorzatori. Il diapason è rimasto ovviamente a 440Hz: portarlo a 415Hz avrebbe compromesso troppo lo strumento.

Questa scelta a dir poco ardita le avrà sicuramente causato anche altri problemi. A tale proposito, ha già ricevuto minacce di morte? Scherzi a parte, come ha reagito la comunità musicale quando si è venuto a sapere che aveva accordato il pianoforte con questo tipo di accordatura modale?

Diciamo che avevo già ingaggiato delle guardie del corpo prima dell’uscita del disco per precauzione!! Sto scherzando ovviamente. In verità la comunità musicale, soprattutto quella barocca e più legata alla filologia e agli strumenti antichi, ha reagito in maniera molto positiva. Molti musicisti, tra cui organisti, clavicembalisti (che suonano abitualmente su strumenti mesotonici) e anche organari, hanno accolto questa novità con grande interesse: da tempo desideravano poter ascoltare le sonorità mesotoniche sul pianoforte. L’effetto del temperamento mesotonico sul pianoforte è completamente diverso rispetto al cembalo perché il pianoforte ha più corde per ogni tasto, un timbro diverso e il suono ha una durata maggiore nel tempo, per cui tutto viene esaltato. Il suono stesso del piano a cui siamo abituati cambia radicalmente, poiché tutto diventa più chiaro e preciso. Finora il mio progetto ha creato molto interesse, soprattutto perché, basandomi sulla prassi antica, non è stato snaturato lo stile originario di questa musica che al tempo stesso si è rinnovata con nuove sonorità: è stato un po’ come colorizzare un vecchio film in bianco e nero, scegliendo i colori giusti e mettendoli nel posto dove probabilmente Frescobaldi li avrebbe voluti.

La Basilica Palatina di S. Barbara a Mantova con l'organo di Graziadio Antegnati.

Ascoltando il CD con i brani registrati per organo, effettuati con l’organo di Graziadio Antegnati che si trova nella Basilica Palatina di S. Barbara a Mantova, si può arguire che tale scelta sia stata fatta per l’eccelsa musicalità di questo strumento e per le sfumature che riesce a esprimere sia nei registri acuti, sia in quelli gravi.

Certo, ha perfettamente ragione. Il restauro di questo strumento a cura di Giorgio Carli, a mio avviso, è stato veramente sorprendente. In questo organo meraviglioso si può veramente apprezzare la sonorità cristallina tipica dell’organo italiano cinquecentesco che ho cercato di valorizzare con una scelta di registri il più possibile varia, rimanendo all’interno dello stile dell’epoca. È da segnalare che l’organo di questa basilica è uno dei pochi esempi esistenti con i tasti neri spezzati mi bemolle/re diesis e la bemolle/sol diesis su tutta l’estensione della tastiera. Inoltre, bisogna far notare che la basilica gode di una acustica perfetta e di un riverbero non eccessivo, in grado di trasmettere il suono di questo strumento in maniera perfettamente lineare al suo interno: questo ha contribuito molto alla realizzazione sonora finale del progetto. Raramente si trovano acustiche di questo tipo nelle chiese di grandi dimensioni.

Sempre restando nell'ambito della parte organistica, che tipo di microfonatura ha adottato per catturare il suono e come ha posizionato i microfoni?

Sono laureato in ingegneria e possedendo uno studio di registrazione specializzato nella musica classica, registro e produco in completa autonomia tutti i miei progetti. Curo personalmente il posizionamento dei microfoni, avvalendomi di assistenti solo durante le fasi della registrazione per riuscire a concentrarmi al meglio sulla parte esecutiva. Ho scelto di posizionare i microfoni nella cantoria opposta all’organo, in modo da trovarmi di fronte alle canne e avere una presa del suono diretta. La priorità era catturare l’acustica ambientale perfetta e i dettagli più significativi del bellissimo strumento (l’attacco della canna, l’articolazione, il suono limpido) in modo da restituire all’ascoltatore un’esperienza di ascolto il più fedele possibile. La distanza tra le cantorie non era poca, ma non è stato un problema grazie alla mia particolare attrezzatura tecnica. Un grande merito del risultato sonoro va infatti ai microfoni EPA Sound che io uso da molti anni: riescono a catturare il più piccolo dettaglio anche a grandi distanze (come nel caso di S. Barbara) e restituiscono un’immagine sonora talmente precisa, che all’ascolto si ha quasi la percezione di trovarsi di fronte allo strumento. Un altro vantaggio di questi microfoni è che i suoni risultano sempre chiari e ben definiti in tutta la banda di frequenze, cosa difficilissima da ottenere con i normali strumenti a disposizione sul mercato.

Michele Fontana con un microfono EPA Sound nel suo studio discografico.

Al di là di possibili critiche, intende in un prossimo futuro dare inizio a un nuovo progetto che preveda l’utilizzo dell’accordatura mesotonica su pianoforte per registrare altri autori che operarono durante l’epoca modale della musica?

L’idea di fare altri progetti di questo tipo mi interessa molto. Mi piacerebbe concentrarmi sulla musica del ‘500 di altre zone geografiche dell’Europa, per esempio l’Inghilterra. Altrettanto interessante sarebbe un progetto dedicato alla scuola frescobaldiana: sto pensando, per esempio, a Michelangelo Rossi, Johann Jakob Froberger, Bernardo Pasquini. Il mio auspicio è che l’utilizzo delle accordature storiche sul pianoforte diventi una consuetudine, per trasmettere al meglio il messaggio originale dei compositori antichi che altrimenti rischia di arrivare incompleto.

Andrea Bedetti