La giovane artista siciliana, apprezzata pianista e direttrice orchestrale in terra francese, ha recentemente pubblicato per la Da Vinci Edition un disco con brani di Fauré e della baronessa Charlotte de Rothschild, una delle tante compositrice misconosciute con le quali la storia musicale è stata ingiusta. Ecco i motivi che l’hanno portata a registrare questo disco e a occuparsi dell’universo femminile nell’arte dei suoni

 

Maestro Macellaro La Franca, lei è un’affermata pianista, direttrice d’orchestra e compositrice, quindi in possesso di un bagaglio musicale non indifferente, grazie al quale propone concerti e progetti discografici improntati all’originalità e alla scoperta di musicisti. Come nel caso del suo ultimo disco pianistico, nel quale, oltre a brani di un autore che non ha certo bisogno di presentazioni, Gabriel Fauré, ve ne sono anche di una musicista francese della seconda metà dell’Ottocento, la baronessa Charlotte de Rothschild. Una scelta indubbiamente “forte”, in quanto ha voluto far rimarcare che le opere di questa artista, praticamente sconosciuta ai più nel mondo musicale, visto che è passata alla storia più come pittrice che come compositrice, può confrontarsi tranquillamente con quella di autori ben più celebri, come appunto nel caso di Fauré. Ma chi è stata Charlotte de Rothschild in ambito musicale?

Charlotte de Rothschild è stata per prima cosa allieva di Fryderyk Chopin, ma soprattutto è stata una delle figure più influenti della società romantica parigina, una mecenate, collezionista d’arte e musa di diversi artisti. Charlotte fu innamorata segretamente di Chopin anche se non corrisposta, anche per il fatto che il compositore polacco provò antipatia per questa sua allieva, dedicandole tuttavia, suo malgrado, diverse opere, fra cui il Valzer op. 69 come atto di ringraziamento alla potente famiglia di lei, visto che se Chopin riuscì a ottenere il visto di permanenza in Francia fu grazie all’appoggio e al prestigio dei Rothschild.

Charlotte de Rothschild nel celebre ritratto di Moritz Daniel Oppenheim.

È altresì interessante la vicenda legata a due delle composizioni di questa autrice, il Notturno in do minore e il Valzer in la minore, entrambi presenti in questa sua registrazione. Che cosa ci dice questa vicenda?

Da anni faccio ricerche e studi su Chopin, al punto che la mia “passione” per lui mi ha portata a suonare e anche a registrare sul suo ultimo pianoforte che ebbe, un Pleyel che si trova nei pressi di Nohant, la residenza estiva di George Sand e Fryderyk Chopin). Mi sono avvicinata a lui da quando ho cominciato a suonare, cioè dall’età di otto anni e l’anno scorso, aprendo uno spartito a caso, ho letto per la prima volta (anche se in realtà sapevo benissimo chi fosse) il nome di Julian Fontana e realizzando che entrambi i miei bisnonni materni si chiamavano Fontana, e anche mia nonna ovviamente. Questa scoperta mi ha intrigato, così ho fatto una lunghissima ricerca tra la Polonia, la Francia e la Sicilia, a terra dove sono nata e alla fine ho compreso la causa della mia passione, poiché in effetti Julian Fontana è un mio avo e nelle mie vene scorre sangue polacco e francese. Non solo, ma continuando le ricerche mi sono imbattuta per caso su Charlotte de Rothschild e sui suoi pezzi, di cui due, il Valzer e il Notturno in questione, erano stati ripubblicati verso il 1860 da Fontana attribuendoli a Chopin. Allo stesso tempo, ho ritrovato l’edizione antecedente della Rothschild e mi sono detta che era ora di riparare a questo errore, incidendo questi pezzi con il nome della legittima autrice, quale segno di rispetto per questa artista.

Il pianista polacco e allievo di Chopin Julian Fontana.

Da artista e da donna, lei si sta battendo affinché altre musiciste, proprio come la baronessa Charlotte de Rothschild, possano uscire dal dimenticatoio della storia musicale, per via della loro personalità e della loro produzione. Quali sono altri casi eclatanti di musiciste e compositrici che non hanno ancora ricevuto, post mortem, gli onori e i riconoscimenti che la storia ha negato loro?

Diverse donne hanno lasciato capolavori di sublime bellezza musicale. Penso a Louise Ferranc e alle sue sinfonie, a Clara Schumann e a Fanny Mendelssohn; azzarderei addirittura che diverse composizioni di Felix Mendelssohn siano state composte dalla sorella Fanny (spesso troviamo le sole iniziali sui manoscritti F. Mendelssohn). Avendo preso atto degli scambi epistolari del padre dei due musicisti con Fanny, mi rendo conto che non possiamo essere certi che tutte le opere di Felix siano veramente farina del suo sacco di artista. Riandando indietro nel tempo anche Nannerl Mozart avrebbe, ed uso il condizionale, composto alcune delle opere del fratello più noto e potremmo ancora continuare…

Maria Luisa Macellaro La Franca sul podio.

Maestro Macellaro la Franca, come si è detto, lei oltre ad essere una pianista affermata a livello internazionale, è anche un’apprezzata direttrice (attualmente è direttore principale dell’Orchestre Symphonique Unisson ACME Bordeaux), continuando quella tradizione di pianisti che hanno poi seguito parallelamente all’attività pianistica anche la vocazione direttoriale, da Barenboim ad Aškenazi, da Pletnev a Schiff. La mia domanda è: per diventare anche direttore d’orchestra, quest’ultimo che cosa si porta dietro come pianista quando sale sul podio, e che cosa porta con sé come direttore quando si siede di nuovo davanti alla tastiera?

Come pianista porto all’orchestra la mia esuberanza e la mia libertà d’interpretare come sento al momento una certa opera; come direttore, invece, porto al pianoforte la disciplina ritmica che mi impongo sul podio, quindi cerco di liberare la mia fantasia artistica e contenere la stessa!

Ultima domanda di rito: quali sono i suoi prossimi impegni, soprattutto a livello discografico?

Prossimamente, sarò in tournée in Asia, in Australia, in Libano e in Olanda sia come pianista sia come direttore. Invece, il mio sogno nel cassetto è incidere un disco con opere di donne compositrici. Vedremo se diventerà realtà.

Andrea Bedetti