Alla scoperta delle leggendarie formazioni orchestrali, rese celebri da Duke Ellington, Count Basie, Benny Goodman, Tommy Dorsey e altri grandi musicisti, indimenticabili per la loro attrazione e l’irresistibile swing della loro musica

 

La storia dei primi decenni del jazz è anche contrassegnata dall’epopea delle cosiddette Big Band, letteralmente gruppo musicale allargato, le quali, a livello di organico era quasi sempre composto da circa diciassette/diciotto elementi così suddivisi: cinque sassofoni, quattro trombe, quattro tromboni, una chitarra, un pianoforte, un contrabbasso e una batteria. Le Big Band nacquero e si diffusero nei primi anni Venti del Novecento, con lo scopo di far ballare e divertire. Questo le portò a girare in lungo e in largo negli Stati Uniti, spostandosi su grosse corriere e suonando quasi ogni giorno in un posto diverso. Ma se all’inizio furono quasi anonime e conosciute solo dagli appassionati di ballo, a partire dagli anni Trenta e Quaranta, diventarono famose, a cominciare da quelle di Benny Goodman e Duke Ellington.

Duke Ellington al pianoforte, circondato dai membri della sua orchestra.

Al leggendario locale notturno Cotton Club di New York, l’orchestra di Duke Ellington fece impazzire il pubblico, riproponendo brani classici del repertorio in voga in quel momento, ma arrangiati in chiave jazz, oltre a presentare naturalmente composizioni originali dello stesso Ellington, tutte contrassegnate da molto swing, al punto che quel periodo viene ancora definito quello dell’“era swing”. La forza di queste orchestre, oltre ovviamente al volume di suono, furono gli arrangiamenti. Molti di questi arrangiatori furono sconosciuti al grande pubblico, tranne uno, Billy Strayhorn, riconosciuto come uno dei più grandi in assoluto, visto che la sua collaborazione con Duke Ellington diede vita a dei veri e propri capolavori.

Duke Ellington & Billy Strayhorn fotografati a Parigi all’inizio degli anni Sessanta.

Edward Kennedy Ellington è considerato uno dei più grandi compositori del Novecento, ma soprattutto si è fatto una fama quale grande direttore d’orchestra. Valente pianista, seppe circondarsi di grandi musicisti. Si è detto giustamente di lui che il suo strumento non è stato il pianoforte ma l’orchestra, dalla quale otteneva effetti straordinari, sonorità particolari (come il cosiddetto Jungle Style), dinamiche coinvolgenti. Del suo arrangiatore preferito, Billy Strayhorn, si può dire che fu un vero e proprio innovatore nell’utilizzo degli strumenti orchestrali; a lui, infatti, si devono le composizioni più conosciute, eseguite e registrate dall’orchestra di Duke Ellington, brani come Lush Life, Take the A train, quest’ultima divenuta poi il “marchio di fabbrica” dell’orchestra, Satin Doll, al punto che di questo straordinario arrangiatore si parla come dell’ “alter ego”, sia musicalmente sia umanamente, di Duke Ellington, il quale fu indubbiamente soggiogato dalla personalità di questo giovane talento, amandone il suo carattere, semplice e schivo.

Count Basie al pianoforte e la sua orchestra.

In quegli stessi anni altre orchestre furono all’apice del successo, come quelle di Tommy Dorsey, Glen Miller, Benny Goodman e Count Basie. A proposito di quest’ultimo, il cui vero nome fu William Allen Basie, fu un altro grande bandleader, famoso per aver avuto tra le sue fila grandi musicisti come il sassofonista Leister Young e il poderoso chitarrista Freddie Green, una vera macchina da swing. Alla fine degli anni Trenta, la big band di Count Basie fu famosissima in tutti gli Stati Uniti, con brani come One O’Clock Jump e Li’l Darlin’, quest’ultima un vero e proprio banco di prova per molte orchestre dato l’andamento molto lento con un “alto tasso” di swing, spopolarono ovunque.

I fratelli Tommy & Jimmy Dorsey.

Naturalmente, a fare da contraltare alle orchestre “nere” ci furono le orchestre dei “bianchi”, come quelle di Tommy Dorsey e Benny Goodman. Thomas Frances Dorsey junior, questo il suo nome completo, fu soprattutto un ottimo trombonista, oltre naturalmente un grande direttore. In famiglia ci fu anche un altro musicista, il fratello Jimmy virtuoso del sax contralto, oltre che del clarinetto. Così Thomas e Jimmy fondarono la Dorsey’s Novelty Six-Wilde Canaries, un’orchestra che ebbe un discreto successo negli anni Venti. In seguito, il nome fu cambiato in Dorsey Brothers Orchestra. Tra le fila di questa big band ci furono anche bravissimi cantanti che si fecero le ossa, come Bing Crosby e Frank Sinatra. Il brano che rese famoso Tommy Dorsey fu I’m Getting Sentimental Over You, che vinse anche un premio prestigioso quale il Grammy Hall of Fame.

Benny Goodman al clarinetto e la sua orchestra.

Da parte sua Benny Goodman, uno dei più grandi clarinettisti non solo di ambito jazz del secolo, nacque a Chicago nel 1909. Studiò con il grande Franz Schoepp, immigrato tedesco che insegnò al Chicago Music College. Prima di formare una sua orchestra, Goodman entrò in una delle big band più prestigiose di Chicago, quella di Ben Pollack. Qui si fece valere per la sua tecnica strumentale, per la padronanza dello strumento e per la versatilità nell’utilizzare il suo clarinetto. Come per Ellington, anche Goodman ebbe il suo arrangiatore prediletto, Fletcher Henderson. Anch’egli direttore di big band, Henderson preferì sciogliere l’orchestra e dedicarsi agli arrangiamenti. Fu una pedina importante per l’orchestra di Goodman, il quale divenne universalmente noto come The King of Swing, anche per gli splendidi arrangiamenti di Henderson.

Da quanto si è scritto finora, risulterà chiaro come le big band furono delle vere e proprie “scuole musicali”, delle “palestre artistiche” che offrirono infinite possibilità a quegli strumentisti che ebbero la fortuna di suonare con tanti loro bravi colleghi più esperti, famosi e navigati. Inoltre, gli arrangiatori si sbizzarrirono, creando sonorità particolari e mischiando i vari timbri degli strumenti.

La Stan Kenton Orchestra.

Quello delle big band è un mondo straordinario, anche se per ovvi motivi furono costrette ad affrontare grandi difficoltà, soprattutto di ordine economico, rappresentate dal considerevole numero di musicisti dai quali erano formate. E questo spiega perché, con l’andare del tempo, il loro numero in attività diminuì considerevolmente. Ma il loro fascino rimane comunque intatto, poiché delle grandi orchestre di Duke Ellington, Benny Goodman, Count Basie, Tommy Dorsey, Stan Kenton e molti altri, possiamo ancora oggi godere, attraverso le loro incisioni, le magiche atmosfere che furono sprigionate da locali come il glorioso Cotton Club negli anni d’oro dello swing, anni che videro i più grandi musicisti collaborare tra loro per creare capolavori destinati a restare per sempre nella storia musicale del nostro tempo.

Roberto Beggio