Concerto meraviglioso quello che sabato 25 maggio si è tenuto nel Salone dei Concerti presso la Casa di Riposo per Musicisti “Giuseppe Verdi” di Milano. Protagonista Bice Horszowski Costa, vedova del grande Mieczyslaw Horszowski, uno tra i più grandi pianisti del secolo scorso, che l’ha sposata all’età di 89 anni, quando lei invece ne aveva 49. Un amore fuori dal comune il loro, entrambi accomunati da una grande passione: la musica.

Dal 1977 Madame Horszowski si reca a Casa Verdi a Milano a omaggiare gli ospiti con un concerto e anche quest’anno ha conquistato per quasi due ore l’attenzione dei presenti con un programma decisamente impegnativo. Dopo gli applausi con i quali viene accolta dagli ospiti della casa di riposo, Bice sosta con un breve inchino di fronte al grande quadro di Giuseppe Verdi che si trova nel salone e, subito dopo, inizia la sua esibizione. Nonostante i suoi ottantasette anni, durante il concerto non viene aiutata a livello mnemonico da nessun spartito sul pianoforte, poiché tutto è fissato nella sua mente.

Il programma prevede la Partita n. 1 BWV 825 di Johann Sebastian Bach, l’Intermezzo op. 118 n. 2 di Johannes Brahms e la Sonata in si bemolle maggiore op. postuma D 960 di Franz Schubert. Un programma che Bice Costa affronta con ostentata sicurezza, quella stessa sicurezza che l’ha sempre accompagnata in tutti questi anni. Ciò che stupisce in questa interprete genovese è la sua naturale padronanza nell’affrontare un programma così lungo e impegnativo. Con la sua lettura sapiente ricca di sentimento e di espressività è riuscita a catturare l’attenzione dei presenti, suscitando non poche emozioni tra coloro che vivono in questo luogo, ossia ex artisti che hanno fatto della musica la loro ragione di vita.

Bice Horszowski Costa durante il concerto tenuto alla Casa di Riposo “Giuseppe Verdi” di Milano.

Invece Bice, donna minuta, con un sorriso adolescenziale, curva, a volte sembra addirittura appoggiare il capo sulla tastiera, fa sfoggio non solo della sua capacità tecnica, ma anche della sua indubbia bravura interpretativa. Ottantasette anni che spariscono di fronte a quel Bechstein dove si legge “A Vladimir Horowitz e Wanda Horowitz Toscanini con riconoscenza”, nomi che solo a leggerli fanno venire i brividi.

Bach ha affermato: «È facile suonare qualsiasi strumento musicale: tutto ciò che devi fare è toccare il tasto giusto al momento giusto e lo strumento suonerà da sé». Ebbene, questa affermazione si attaglia perfettamente a Bice, poiché il suo tocco morbido e delicato ha impresso via via ai brani del programma quella genuina e spontanea esecuzione che è stata resa in modo semplicemente perfetto.

Questo ci fa comprendere come la musica per lei sia proprio fonte di energia dalla quale scaturisce una vitalità incredibile che non la fa invecchiare. Alla fine, applausi e ancora tanti applausi, con Bice che viene invitata a eseguire un bis, anch’esso straordinariamente impegnativo come può esserlo lo Studio n. 1 op. 25, in la bemolle maggiore di Fryderyk Chopin.

In fondo, Bice Costa Horszowski, con la sua interpretazione, ha di gran lunga colto nel segno ciò che Mozart considerava fondamentale per un musicista: «Tre cose sono necessarie per un buon pianista: la testa, il cuore e le dita».

Claudio Rigon