Questa registrazione presenta due opere della maturità cameristica di Robert Schumann e di Johannes Brahms, vale a dire rispettivamente la Sonata n. 2 in re minore op. 121 per violino e pianoforte e la Sonata in fa minore op. 121 per clarinetto e pianoforte, qui nella versione per viola e pianoforte. Due opere impregnate dal senso del tramonto esistenziale dei due sommi compositori, alla fine della loro vita, visto che la pagina di Schumann risale all’autunno del 1851, che precede di tre anni il crollo psicologico con il tentativo di suicidio e il successivo internamento nella clinica psichiatrica di Endenich, mentre il pezzo brahmsiano è del 1894, a tre anni dalla morte del compositore, conscio che la fine ormai si approssimava, come aveva già espresso in una lettera del 1891 all’editore Simrock accompagnata dal suo testamento.

La sonata schumanniana, sovrumanamente lucida, è il risultato di un’indubbia insoddisfazione causata dagli esiti della Prima sonata violinistica, in la minore op. 105, che era stata scritta appena un mese prima dell’op. 121. Sebbene già fosse vittima di un conclamato disagio psicologico, in quell’autunno del 1851 Schumann riuscì a trovare l’energia creativa per dare vita a due opere, soprattutto la seconda, ricche di un linguaggio espressivo allo stesso tempo passionale e introverso. Non per nulla, data la peculiarità dello spartito, Schumann volle dedicare la Seconda sonata al celebre violinista Ferdinand David, per il quale Mendelssohn aveva composto il suo Concerto per violino, mentre i suoi primi esecutori, il 29 ottobre 1853, furono Joseph Joachim e Clara Schumann, dopo aver rimaneggiata la prima versione, presentata il 15 novembre 1851 dalla stessa Clara Schumann con Joseph von Wasielewski al violino.

Nella sua versione definitiva, la Sonata esprime toni appassionati e fantastici, manifestando allo stesso tempo un canto intimo e profondo che erompe da soluzioni formali le quali raffigurano un inarrestabile fluire di voci segrete; un processo compositivo tipico dell’eloquio schumanniano, che presenta anche alcuni squilibri, contrassegnati da una certa inadeguatezza nel descrivere lo slancio romantico verso l’indicibile e l’irraggiungibile.

Incertezze formali che non appartengono, invece, alla Prima sonata op. 120 di Brahms, il quale nell’estate del 1894, mentre si trovava a Bad Ischl, decise di tornare a comporre per esaltare le virtuosistiche qualità esecutive di Richard von Mühlfeld, primo clarinetto dell’orchestra ducale di Meiningen, per il quale aveva già scritto il Trio in la minore op. 114 e il Quintetto in si minore op. 115 nel biennio 1891-92. Questa sonata, così come la Seconda, su espressa precisazione dello stesso Brahms, oltre che ad essere eseguita per clarinetto permette l’esecuzione anche da parte della viola (oltre che del violino). Entrambe le sonate sono ammantate da un clima melanconico e crepuscolare, foriere di un tramonto che, come si è già accennato, il sommo compositore amburghese aveva già cominciato ad avvertire, concependo due pagine che si ripiegano su se stesse, colme di un’introversione che raffigura una porta socchiusa, destinata a chiudersi definitivamente.

Il duo Burkhard Maiss al violino e alla viola e Ji-Yeoun You al pianoforte è riuscito a rendere al meglio l’atmosfera appassionata e inane della sonata schumanniana e quella “decadente” della sonata brahmsiana. Se la prima esprime un vitalismo accorato, a tratti perfino esaltato (primo tempo Ziemlich langsam – lebhaft), senza tralasciare i ripiegamenti, le torsioni malinconiche nel meraviglioso secondo tempo (Sehr lebhaft), nella seconda la viola di Maiss si trasforma in un sismografo timbrico che sonda le profondità di un’anima che volge lo sguardo all’indietro per ammirare ancora una volta, forse l’ultima, ciò che è stato e soprattutto ciò che non è stato, mentre il pianoforte dell’interprete sudcoreana è semplicemente accorato, vigile, presente, capace di indicare nuove rimembranze sulle quali lo strumento ad arco si adagia (finale del primo tempo Allegro appassionato e tutto l’Andante un poco Adagio).

La presa del suono da parte di Erik Brauer, precisa e validissima, completa la bellezza di questa registrazione; la dinamica (e soprattutto la microdinamica) rende piena giustizia allo spessore timbrico dei due strumenti, ricostruiti molto bene nello spazio sonoro. Infine, il dettaglio e l’equilibrio tonale denotano crismi tali da raccomandare l’incisione anche sotto l’aspetto tecnico.

Andrea Bedetti

 

Robert Schumann-Johannes Brahms – Sonate Nr. 2 d-Moll op. 121/Sonate f-Moll op. 120 Nr. 1

Burkhard Maiss (violino-viola) – Ji-Yeoun You (pianoforte)

CD TYXart TXA18110

Giudizio artistico: 4/5

Giudizio tecnico 5/5