Scritta nel 1913 e rielaborata fino al 1931, per adattarla all’esecuzione pubblica; questo è stato il destino della Sonata n. 2 op. 36 di Sergej Rachmaninov. Un’opera dall’estrema complessità armonica e musicale affiancata, in questa incisione TYXart effettuata dal giovane pianista turco Emre Yavuz, dai 10 Preludi op. 23 dello stesso compositore.
Due composizioni, queste, distanti circa dieci anni (i Preludi furono composti tra il 1901 e il 1903), ma che insieme riassumono alla perfezione la precisione e la genialità di Rachmaninov.
Il pezzo più recente, la Sonata (qui viene presentata la versione del 1913), apre con impeto nel primo tempo con un tema importante e potente, alternato con il secondo tema, dai toni sereni e rilassati, che spesso interverrà per attenuare l’energia del tema contrapposto. Tra i due, vince il secondo tema, che viene tenuto fino al termine dell’Allegro agitato, portando da sé il secondo momento Non Allegro, tema principale meditativo e pacato cui fanno seguito variazioni sempre più differenti e articolate. Un unico tema che si mostra come variazione di quelli esposti nel precedente movimento in forma di variazioni e mutamenti, ulteriore espressione della capacità dell’autore russo nel saper plasmare il districarsi del tessuto sonoro. Come nel primo movimento, numerosi sono i passaggi dagli accenti più accesi a quelli più sereni, che trovano soluzione di continuità allorquando irrompe la sezione finale, che si presenta con una ripresa del tema principale. Il Non Allegro è un importante tema centrale, vero e proprio “perno” della Sonata che accompagna e introduce, se si vuole, alla nuova impetuosità del terzo movimento.
Quest’ultimo, l’Allegro molto estremamente agitato, è ancora caratterizzato da un sapiente lavoro di rielaborazione dei temi precedenti, in maniera tutt’altro che banale, al punto di giungere a una modifica degli stessi significati più radicali dei temi, come dimostra l’energia feroce del primo tema che diviene briosa e vivace. Nel momento centrale fa irruzione un tema più lirico, capace di addolcire i toni per potersi identificare a un “cantabile”. Ma il “canto” non resta fine a sé stesso ed è destinato a inquietarsi, a divenire timbricamente instabile, così da lasciare spazio agli accordi destinati a reggere la melodia fino a un nuovo e prorompente ingresso del tema principale, tema che rimane possentemente sino al Presto finale, che porta rapidamente al termine l’opera con un ultimo slancio impetuoso.
A questa maestosa pagina non poteva che essere affiancata una seconda importante opera, i 10 Preludi op. 23. Composti per una finalità di pura sopravvivenza (negli anni dal 1900 al 1903, particolarmente difficili per Rachmaninov, egli dipese economicamente dal cugino, Aleksandr Il’ič Ziloti, cui dedicò l’opera), questi brani sono una raccolta di piccole composizioni particolarmente impegnative per il solista, che deve affrontare un importante lavoro tecnico e interpretativo, tenuto conto che appartengono di diritto al regno dell’espressività più sfumata e ardita e un’accesa fantasia, senza dimenticare, allo stesso tempo, che oltre alla già citata finalità economica, considerati in un respiro più ampio e organico, questi 10 Preludi, insieme ai 13 Preludi che compongono l’op. 32 e al Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2, dovevano dar vita a un ciclo di 24 Preludi che abbracciassero tutte le tonalità, chiara reminiscenza di quel wohltemperierte Klavier di bachiana memoria che nel corso del tempo divenne sempre più un preciso riferimento, come testimoniano, tra gli altri, i 24 Preludi op. 28 di Chopin, i 24 Preludi op. 11 di Skrjabin e il Ludus Tonalis di Hindemith. Indubbiamente in Rachmaninov si avverte l’influenza chopiniana anche se i suoi Preludi sono più articolati e più complessi rispetto a quelli del collega polacco; inoltre, vantano una libertà formale che viene ampiamente sfruttata, il che permette a questi dieci preludi di presentare moltissime idee melodiche e altrettante formule tecniche anche inconsuete, così come la possibilità di evocare atmosfere in continua mutazione, spesso abbinate ad afflati di sentimento nostalgico (il quale viene elaborato e reso attraverso eteree melodie racchiuse in una tonalità minore).
La prerogativa della lettura fatta dal trentenne pianista turco è che ha saputo sviluppare e decifrare queste due pagine importanti quanto complesse della letteratura pianistica di Rachmaninov, condensando i tratti meditativi, complessi e dinamici della partitura riuscendo, in più, a dare forma di continuità nelle esecuzioni con particolare attenzione alla serie dei Preludi. Se nella Sonata il tratto distintivo è dato da una ragionata maturità stilistica, il che significa aver inquadrato correttamente lo spessore della composizione in questione, nei Preludi, oltre alla correttezza stilistica, vi è anche quella debita densità espressiva, senza la quale l’opera in sé perde inevitabilmente mordente ed efficacia. Riflessione e intensità, sono dunque queste le cifre attraverso le quali Emre Yavuz ha saputo rendere interessante questa sua registrazione, ricorrendo a un massiccio e granitico Bösendorfer 280CV, capace di rendere dinamicamente la congruità timbrica presente nelle due opere prese in esame.
La presa del suono si fregia del fatto di essere audiofila, a partire dal fatto che è presentata in 24bit/96kHz e in effetti, a cominciare dalla dinamica, veloce, brillante, senza risultare però artefatta, il risultato ottenuto è veramente buono. Questo vale anche per il palcoscenico sonoro, con il pianoforte, contrassegnato da un ottimo dettaglio, posto correttamente al centro dei diffusori, anche se leggermente carente di profondità.
Marco Pegoraro
Sergei Rachmaninoff - Piano Sonata No. 2 in B-flat Minor, Op. 36 (1913 version) - 10 Preludes, Op. 23 (1901-903)
Emre Yavuz (pianoforte)
CD TYXart TXA20147
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4,5/5