Parlare oggi di un Bach che non sia direttamente collegato a Johann Sebastian ed evitare raffronti che diventano via via fuori luogo è diventato nella musicologa contemporanea, per fortuna, un’abitudine sempre più consolidata. Poche altre famiglie musicali europee infatti, compresa quella dei Puccini, possono vantare rami così diversi e compositori di così alto valore nel corso di quasi trecento anni di storia e tra questi si annovera sicuramente Carl Philipp Emanuel Bach.
Secondo figlio, dopo il geniale Wilhelm Friedemann (quinto se si tiene conto però della prima figlia Catherina Dorothea e di altri due figli nati e morti in tenera età), avuto dalla prima moglie, la sua musica è balzata negli ultimi decenni prepotentemente alla ribalta e all’interesse di pubblico più vasto grazie alle numerose incisioni che ne hanno via via svelato uno stile complesso e personale, fatto di invenzioni continue, lanci, tensioni, galanterie sapientemente bilanciate tra loro e, se da una parte, ne fanno uno dei massimi maestri del Settecento tedesco, dall’altra gettano le basi per quel romanticismo che trova proprio con lui alcuni dei suoi primi vagiti più interessanti.
Grazie anche ad altre etichette, come la BIS e Capriccio, che hanno visto pubblicare con loro artisti in grado di reggere credibilmente integrali sia cameristiche sia di musica di più ampio respiro, come gli oratori e le cantate sacre, la ECM con l’ultimo lavoro di Alexei Lubimov ci propone qualcosa di completamente diverso, un andare letteralmente a passeggio nel repertorio dei brevi pezzi tastieristici scritti nell’ultimo, e per Bach più remunerativo, periodo di vita, quello passato ad Amburgo che, oltre ad avergli dato il nome che lo ha consegnato alla storia (Hamburghischer Bach), lo vide succedere come maestro di cappella al suo padrino Georg Philipp Telemann in uno dei posti più prestigiosi di tutta Europa.
Eseguiti su un più che convincente pianoforte tangente, strumento quanto mai raro anche alla sua epoca e che rispetto al clavicembalo offre uno spettro di ricerca sul suono più ampio, il disco si concentra sui tre aspetti più importanti dell’ultima produzione, quali il Rondo, la Fantasia e la Sonata. In particolare nei primi due è molto facile scorgere quel nuovo stile che in tutta Europa stava nascendo e che ora, messo in una posizione più che prominente, permetteva a Carl Philipp Emanuel di sviluppare ulteriormente secondo una personale poetica.
Quello che però stupisce maggiormente, oltre all’eccellente interpretazione, è la scelta dei brani registrati che Lubimov sceglie dalle ampie raccolte già pubblicate all’epoca bilanciando in modo intelligente l’attenzione su brani sia di ampio respiro, come la monumentale Freye Fantasie del 1787 di ben undici minuti, sia di composizioni di una brevità assoluta come le Fantasie (di cui la più breve è di soli ventotto secondi!) e i meravigliosi Solfeggi, dando una chiara immagine di un autore in grado di essere altrettanto incisivo su scala e di saper ben meritare il rispetto delle generazioni successive, da Mozart a Brahms.
La qualità della pubblicazione non è smentita né dalle pregevoli note di Peter Wollny, che in poche pagine riesce a fornire indicazioni piuttosto chiare sul compositore, né dalla splendida resa tecnica della registrazione curata da Stephan Schellmann, che rende perfettamente udibile ogni piega e inflessione dello strumento a cui un ispirato Lubimov dona forza ed energia.

Edmondo FIlippini

Carl Philipp Emanuel Bach – Tangere
Alexei Lubimov (pianoforte a tangenti)
CD ECM New Series 2112 476 3652
Giudizio artistico: 5/5
Giudizio tecnico: 5/5