Molta ricezione critica, che lavora a stretto contatto con rari compositori del passato, al presentarsi di una pubblicazione di una donna compositrice, chiunque essa sia, tende a mettere l’accento sulla condizione femminile, in generale, e della musica da ella scritta nonostante l’aggettivazione della stessa arte risulti, per lo scrivente, senza senso. Il giudizio critico su un lavoro non va mai sospeso in favore di un sesso, menomazione, etc… e la musica non fa certo eccezione. Ben venga quindi la pubblicazione di grandi compositori come Elisabeth-Claude Jacquet de La Guerre che già da alcuni anni gode in maniera abbastanza unanime di ammirazione ed interesse da parte degli addetti ai lavori della musica antica e non ha certo bisogno di intercessioni legate al genere dell’autrice per esaltarne l’assoluta grandezza e il profondo magistero compositivi.
Ammirata in vita come una delle maggiori compositrici del suo tempo, apprezzata da Luigi XIV in persona che la annoverava nella cerchia delle donne intellettuali della propria corte, in un periodo in cui a farla da padrone era senza dubbio la musica di Lully, La Guerre può essere senza dubbio annoverata come uno dei più importanti compositori francesi di musica clavicembalistica, perfettamente inserita nella temperie artistica del periodo che vedeva l’arrivo dell’italianissima forma sonata anche in terra francese e che trovò in lei terreno fertile per una prima apertura verso un genere nuovo che si andava affermando negli ambienti maggiormente sperimentali.
L’interpretazione quindi dell’integrale delle Suite per clavicembalo solo (rispettivamente del 1687 e del 1707) è ottimamente portata su disco dell’etichetta OnClassical da Elisabetta Guglielmin, clavicembalista di indubbio talento ed elevata sensibilità che nella dedica al libretto non manca di ringraziare l’indimenticabile Kenneth Gilbert, che restituisce all’ascolto la freschezza di una musica che non teme alcun confronto con i più noti compositori francesi e ben fa comprendere le ragioni di una notorietà che rimasta salda per tutto il secolo dei lumi cedette, come molte altre del resto, spazio all’avanzata prepotente del regno del pianoforte.
Da un punto di vista tecnico la pubblicazione si segnala per la presa di suono su un clavicembalo costruito da William Horn, copia di un Johannes Ruckers del 1638 e curata dal mai abbastanza lodato pianista Alessandro Simonetto che dimostra anche qui qualità e sensibilità al pari delle sue interpretazioni pianistiche. Molto elegante il cofanetto che incornicia elegantemente i due dischi e buone anche le note di Anna Pasetti che, oltre a citare una delle prime fonti biografiche, riprende in massima parte le informazioni biografiche superstiti dando un’interessante analisi di alcune sue composizioni. Sempre strano leggere nelle note biografiche dell’interprete di un disco già uscito l’informativa della sua imminente uscita, evidente piccola svista in ambito editoriale come, leggermente più macroscopica, è stata l’omissione dei dati di nascita e morte di un compositore dal retro del cofanetto e che possono essere apprese solo dalla lettura del libretto.

Edmondo Filippini

Elisabeth Jacquet de la Guerre – Pièces de clavecin Libri 1&2
Elisabetta Guglielmin (clavicembalo)
2 CD Aevea 7767134

Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 4/5