La storia della musica a volte ci porta a fissare e a considerare un periodo o una scuola solo attraverso una serie stereotipata di nomi oltre i quali non riusciamo a immaginare e a mettere a fuoco il fatto che quasi sempre ci furono altri artefici che contribuirono al formarsi di quel determinato fenomeno artistico. Tanto per intenderci, quando si fa riferimento alla prima Scuola di Vienna, per debita associazione ci vengono subito (e quasi sempre solo) in mente i nomi di Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, ossia la gigantesca triade di numi tutelari che mutarono in modo a dir poco repentino in un lasso di tempo che va dal 1780 al 1820 tutto l’edificio della musica colta occidentale, sconvolgendo in appena quattro decenni quanto era stato acquisito dalla tradizione barocca e proiettando l’arte musicale nell’alveo magmatico del Romanticismo.
Ma quello straordinario periodo viennese non fu contraddistinto solo da quella somma “trimurti”, ma anche da una serie di altri musicisti la cui opera e fama sono state inevitabilmente assorbite, inghiottite dalle titaniche figure dei tre compositori. Così, figure come Frantisek Xaver Dusek, Leopold Hofmann, Johann Gallus-Mederitsch, Joseph Anton Stepan, Johann Baptist Schenk e i fratelli Anton e Franz Teyber risultano oggi praticamente sconosciuti a coloro che sono abituati a considerare la Scuola di Vienna appannaggio esclusivo di Haydn, Mozart e Beethoven, non immaginando che dietro a questa scuola in realtà si cela un vero e proprio movimento di compositori che contribuirono a fissare, a stabilire, a concretizzare un ésprit artistico in precise forme che furono poi quelle che vennero sviluppate e articolate in seguito dalle successive generazioni di artisti romantici (si pensi solo alla concezione della forma-sonata).
A far parte di coloro che contribuirono all’instaurarsi della prima Scuola di Vienna ci fu anche Giovanni Antonio Matielli, che nacque a Vienna nel 1733 (morirà poi in stato di totale indigenza nel 1805), figlio di Lorenzo, un famoso scultore italiano del tempo che, lasciata la natia Vicenza, si era trasferito anni prima nella capitale asburgica. Giovanni Antonio Matielli studiò con Georg Christoph Wagenseil, compositore di corte e didatta dei musicisti citati sopra e, dopo aver ultimati gli studi, divenne un rispettato pedagogo musicale, le cui Sonate per tastiera suscitarono l’interesse di un compositore quale Gluck. Sonate delle quali possiamo avere oggi un’idea grazie a questa registrazione, frutto della passione e della ricerca del pianista americano Patrick Hawkins, il quale ha inciso in prima assoluta tre di queste opere, per la precisione la Prima, la Terza e la Quinta dell’Op. 1, eseguendole su tre differenti pianoforti a tangenti (strumento a tastiera simile al clavicordo), rispettivamente un Johannes Broadwood del 1787, un Longman – Clementi & Co. del 1799 e un Christopher Ganer del 1785-90.
Queste Sonate ovviamente non possono e non devono essere equiparate ai capolavori che furono creati da Haydn, Mozart e Beethoven, in quanto ebbero soprattutto uno scopo pedagogico, scritte per abituare gli allievi di fine Settecento ad assorbire la temperie dei cambiamenti stilistici e armonici in atto. Rappresentano, quindi, un’interessante testimonianza storica attraverso la quale possiamo farci un’idea non solo musicale, ma anche culturale e sociale, della funzione dell’arte dei suoni nella Vienna degli ultimi decenni del XVIII secolo, in cui la progressiva ascesa della classe borghese permise alla musica per tastiera di attecchire e di proliferare in modo determinante, favorendo quel fenomeno di Hausmusik che contraddistinse poi la cultura e la società dei Paesi di lingua tedesca nel corso dell’Ottocento.
Convincente e coinvolgente la lettura effettuata da Patrick Hawkins, a proprio agio su questi strumenti storici, in grado di restituire la briosità e la fluidità di eloquio nei tempi veloci e l’elemento di malinconica riflessione in quelli lenti.
Più che buona anche la presa del suono, la cui dinamica riesce a far percepire la differenza timbrica dei tre strumenti, con i pianoforti a tangenti che vengono riproposti in un corretto spazio sonoro, scolpendoli al centro dei diffusori.
Andrea Bedetti
Giovanni Antonio Matielli – Three Sonatas
Patrick Hawkins (pianoforte a tangenti)
CD Square Piano 001
Giudizio artistico: 4
Giudizio tecnico: 4