Tra coloro che hanno dovuto subire l’oblio storico e artistico in campo musicale, e sono tuttora in tanti, vi è anche il vercellese Francesco Antonio Vallotti, nato nel 1697, quindi nel cuore del Barocco, e morto a Padova nel 1780, ossia quando questo vasto ed eterogeneo movimento era ormai nella fase di un conclamato tramonto. Un tramonto che il frate francescano piemontese ha dovuto poi affrontare dopo la sua scomparsa, giudicato impietosamente dal tribunale estetico del Romanticismo, il quale sentenziando che la sua musica era fin troppo “barocca”, lo condannò alla pena della dimenticanza e dell’oscurità storiche. Questo, però, non ha coinvolto la sua opera teorica, la quale al contrario, sebbene interrotta a livello di pubblicazione a causa della sua morte, ha continuato a godere di una certa notorietà nel campo degli addetti ai lavori, vertendo sulle leggi dell’armonia e, soprattutto, del contrappunto.

La cover del CD Da Vinci con le Antifone Mariane di Francesco Antonio Vallotti.

Ma se i posteri hanno dimostrato una manifesta ottusità nel relegare Vallotti ai margini minimi della storia e della storiografia musicali, la stessa cosa non può essere affermata per ciò che riguarda i suoi contemporanei, visto che nel corso della sua lunga vita il musicista e religioso vercellese ebbe notorietà e i dovuti riconoscimenti, a cominciare dai prestigiosi incarichi che ricoprì a Padova, dove visse per più di mezzo secolo, in qualità di organista presso la Basilica di Sant’Antonio (non per nulla Giuseppe Tartini lo considerò il più grande tastierista del suo tempo) e poi insignito del prestigioso ruolo di Maestro di Cappella della medesima basilica, un incarico che Vallotti ricoprì fino all’ultimo giorno di vita.

Si è accennato al Vallotti teorico, mentre di quello musicale conta la testimonianza che ne fece Charles Burney, che lo conobbe personalmente nel 1770; il celebre viaggiatore, musicista e storico inglese ricordò nei suoi taccuini che il frate francescano, durante il loro incontro avvenuto a Padova, gli fece vedere il contenuto di due grandi armadi nei quali era conservato il frutto del suo lavoro come compositore, ossia messe, salmi, mottetti e vespri. Un florilegio compositivo che è rimasto chiuso in un simbolico armadio temporale e che solo negli ultimi anni è stato riaperto dall’interesse e dalla passione del violoncellista, flautista e direttore d’orchestra Giorgio Matteoli, il quale ha tra l’altro registrato di Vallotti in prima assoluta mondiale per la Da Vinci Classics sei Antifone Mariane per soprano, archi e basso continuo, con la partecipazione del soprano Giorgia Cinciripi e dei gruppi strumentali Ensemble Festa Rustica e Italico Splendore. Lo specialista romano studia e divulga da diverso tempo la musica di Vallotti (leggi qui la sua intervista) e ascoltando la presente registrazione si possono comprendere in tal senso il suo zelo e la sua pervicacia; questo perché lo stile del compositore e teorico piemontese è contrassegnato da una brillantezza inventiva, da un calore timbrico e da una dimensione teatrale che rimandano inevitabilmente a un altro grande contemporaneo che visse a poche decine di chilometri da Vallotti, il veneziano Antonio Vivaldi.

Un ritratto di Francesco Antonio Vallotti.

Come spiega il soprano Cinciripi nelle note di accompagnamento al disco, il compositore e teorico vercellese scrisse in totale dieci Antifone mariane per voce soprano, più precisamente due Salve Regina, tre Ave Regina Caelorum, quattro Alma Redemptoris Mater e una Regina Coeli, con accompagnamento degli archi e del basso continuo, concepite durante il suo incarico di maestro di cappella. Queste pagine sacre sono impostate su una struttura tripartita e quasi tutte si basano su un primo tempo Andante, su quello centrale che è veloce e con l’ultimo su un lento, ossia un Largo o un Larghetto (tranne il Regina Coeli che si chiude con un Allegro assai, poiché il testo cantato è un “Alleluia”); il fatto di terminare quasi sempre con un tempo lento dipende dal fatto che le Antifone si chiudono con l’appello a Maria affinché preghi per i fedeli, con il chiaro intento di ricreare nel corso dell’ultimo movimento una dimensione mistica e introspettiva e contrassegnato da un fraseggio vocale e strumentale legato e di ampio respiro.

Le sei Antifone qui registrate si basano su copie conservate nell’Archivio musicale della Cappella e denotano una grande accuratezza e precisione nel lavoro di trascrizione effettuato dal copista, tenuto conto che ogni partitura presenta le parti ottimamente dettagliate, rendendo così più agevole il loro studio e la loro analisi. Un esempio di ciò viene dato dal fatto che sono presenti le indicazioni dinamiche, contrassegnate da “piano” e “forte”, oltre a quelle che indicano l’ingresso della voce sopranile. Stesso discorso vale per la linea del basso continuo, il quale viene sempre numerato scrupolosamente; il che fa comprendere come esso proceda uniformemente e con pochissime variazioni ritmiche, anche se a volte, per creare effetti di contrasto timbrico e dinamico, la parte continua dell’organo viene interrotta e prosegue quella del violoncello concertante.

Il direttore e polistrumentista Giorgio Matteoli.

Semmai, il Vallotti “teorico” può essere desunto in queste opere attraverso la linea del canto, il quale, sebbene sia basata su un impianto melodico d’impostazione classicheggiante, non scade mai nel virtuosismo fine a se stesso, ma è sempre contrassegnato da una continua sobrietà e attenzione verso una dimensione psicologica del testo, di una sua “drammatizzazione” teatrale. Ma il fatto che sia sobrio, non significa che manchi di complessità: dietro un’apparente “orecchiabilità”, nel senso che fin dal primo ascolto si viene catturati dall’andamento incalzante del canto, si cela una struttura che è composta da diverse cellule tematiche e ritmiche, la cui costruzione armonica è mirabilmente stabilita e architettata. Non per nulla, come ricorda la stessa Cinciripi, tale complessità si basa, da un lato, sulla continua ricerca di una nuova idea melodica e, dall’altro, sul modello speculativo della musica di Vallotti, impegnato a fornire continuità e congruità alle combinazioni armoniche. Combinazioni armoniche che si possono notare anche dall’uso della tonalità nell’ambito della struttura di queste Antifone per soprano, con il  primo e il terzo tempo che vantano la medesima tonalità, mentre il secondo tempo, pur presentando un’altra tonalità, questa è assai prossima a quella principale.

Il soprano abruzzese Giorgia Cinciripi.

Tutte queste peculiarità confluiscono in un tessuto musicale che unisce un impianto melodico a dir poco accattivante, contraddistinto da un continuo incalzare nei tempi veloci e in una emozionante cantabilità in quelli lenti, in un fluire perfettamente equilibrato tra la voce sopranile e gli interventi strumentali che si accentuano nel momento in cui si devono sostituire al canto, quest’ultimo principalmente sostenuto dalla linea del basso continuo. Certo, la lettura fatta da Giorgio Matteoli, dalla voce di Giorgia Cinciripi e dai due ensemble ha permesso di esaltare sapientemente la bellezza di queste sei pagine, svelando ai molti che non conoscono la musica di Vallotti di percepirne la sua grandezza. A cominciare dalla purezza e dall’estrema naturalezza che il soprano abruzzese ha saputo instillare nella sua espressività; da quanto si è scritto è facile arguire come la tessitura in queste pagine richieda un’estrema agilità, con soventi salti di registro pur senza cadere nella trappola di uno sterile virtuosismo. Agilità che Giorgia Cinciripi riesce ottimamente a restituire, trasmettendo un senso di ariosa leggerezza, senza mai mostrare limiti o disagi nel corso del canto, padroneggiando al meglio anche le tessiture acute presenti soprattutto nei tempi veloci, mentre in quelli lenti riesce a cesellare e a dominare una cantabilità fatta di molteplici sfumature timbriche. Inoltre, non si deve dimenticare la sua capacità di rendere con il suo canto quell’afflato di “teatralità” di cui si è già accennato, una teatralità che permette di variare il livello della drammaticità, fino a tramutarla in una tenue preghiera, nella quale la cantante di Giulianova riversa emozione e sincera partecipazione.

L'Ensemble Festa Rustica con Giorgio Matteoli.

La resa strumentale è altrettanto convincente, con i componenti dei due ensemble che riescono a imbastire un sontuoso fraseggio con il quale collegare i vari passaggi dati dalla voce; una resa che mette in rilievo un impeccabile senso ritmico, così come la capacità di accompagnare con attenzione e discrezione timbriche il soprano nel corso dei tempi lenti, donando un delizioso impianto sul quale il canto può adagiarsi senza remore. Punto di congiunzione tra la voce e gli strumenti è il direttore, violoncellista e flautista romano Giorgio Matteoli, che riesce sempre a donare lucidità, chiarezza, senso continuo tra pesi e contrappesi nel canto e nell’accompagnamento, in modo da ottenere un ideale equilibrio tra le parti, filtrando la drammaticità, la dolcezza, il senso spirituale, il languore, il richiamo religioso e anche quell’indubbia “sensualità” che traspare dal fascino emanato dal canto e dalla strumentazione. Tutto ciò porta a ottenere attraverso il suo gesto quella già citata “teatralità” che investe le sei Antifone Mariane, facendo sì che la musica e il canto formino un palcoscenico metafisico, luogo d’incontro tra la dimensione divina e le aspettative umane.

La presa del suono è stata effettuata nella Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana da Giuseppe Canio Famularo; la dinamica è generosa ma oltremodo disciplinata ed energica, senza denotare mancanza di naturalezza. Il palcoscenico sonoro ricostruisce correttamente la voce sopranile leggermente avanzata rispetto agli strumentisti, situandoli a una discreta profondità e con un’apprezzabile ampiezza che si spinge fino ai diffusori. L’equilibrio tonale non presenta difetti di sorta, attento a restituire i registri senza sbavature e piacevolmente scontornati, mentre il dettaglio mostra sufficiente matericità sia nella voce, sia negli strumenti, sempre debitamente messi a fuoco.

Andrea Bedetti

Francesco Antonio Vallotti – Antifone Mariane for Soprano, Strings and Basso Continuo

CD Da Vinci Classics C00498

Giorgia Cinciripi (soprano) - Ensemble Festa Rustica - Italico Splendore - Giorgio Matteoli (direzione)

Giudizio artistico 4,5/5
Giudizio tecnico 4/5