Il baritono greco, una delle voci più interessanti del repertorio operistico e liederistico francese, ha inaugurato la nuova stagione concertistica del Palazzetto Bru Zane a Venezia, eseguendo con il pianista Jeff Cohen alcune splendide “Mélodies” di Camille Saint-Saëns. “MusicVoice” lo ha incontrato e intervistato subito dopo il concerto
Maestro Christoyannis, lei ha dedicato il concerto inaugurale della nuova stagione del Palazzetto Bru Zane alle Mélodies di Saint-Saëns, dopo averle registrate per l’etichetta Aparté (si veda la recensione pubblicata su “MusicVoice”), così come precedentemente ha fatto con le canzoni di Édouard Lalo e le Mélodies di Benjamin Godard e di Félicien David. Ormai il repertorio liederistico francese è un territorio tutto suo…
Diciamo piuttosto che come interprete sono molto interessato a questo repertorio, nel quale mi sento assai coinvolto non solo a livello di esecuzione concertistica e di registrazione discografica, ma anche per ciò che riguarda una vera e propria opera di riscoperta che porto avanti con il Palazzetto Bru Zane, che di volta in volta mi sottopone le partiture ritrovate o scoperte a parigi o in altri luoghi, magari, come è già successo, presso delle abitazioni private.
Tornando alle Mélodies di Saint-Saëns, queste pagine rappresentano delle vere e proprie microscopiche opere liriche, dotate di un intreccio, di una ricerca di sfumature psicologiche e caratteriali che le pongono al vertice della produzione del compositore francese anche se, rispetto ad altre sue opere, sono quasi sconosciute soprattutto al grande pubblico. Per non parlare della ricchezza timbrica e armonica dell’accompagnamento pianistico, che si pone come una vera e propria orchestra in miniatura e che per l’arditezza di certe sue soluzioni ci fa comprendere che il loro autore non era poi così refrattario alle novità stilistiche sopraggiunte tra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni di quello successivo.
Sì, è proprio così. Sono opere meravigliose ed io sono stato ben felice di averle registrate insieme con Jeff Cohen, in quanto rappresentano un repertorio che in massima parte dev’essere ancora conosciuto per la bellezza e la profondità espressiva…
… A proposito di espressività, c’è anche da dire che queste melodie necessitano di un notevole senso di comunicabilità da parte dell’interprete, capacità da attore, in quanto anche la mimica e la gestualità hanno la loro debita funzione, come accade nel repertorio operistico.
Sicuramente, anche se c’è una differenza basilare tra il repertorio operistico e quello liederistico, nel senso che in quest’ultimo chi canta deve gestire l’intero brano, mentre in ambito operistico la sua funzione si limita al personaggio che canta e interpreta. Ecco, se proprio devo dirlo, il repertorio delle chansons mi intriga proprio perché, come artista, devo gestire personalmente tutto, nel mutamento del canto, del timbro, della gestualità, della mimica, cosa che non accade invece nel mondo dell’opera, dove l’intero meccanismo recitativo e vocale viene suddiviso e condiviso.
La sua collaborazione con il pianista franco-americano Jeff Cohen ormai prosegue da tempo, visto che oltre a tenere diversi concerti insieme avete anche registrato alcuni dischi consacrati proprio al repertorio delle chansons francesi. In effetti, è un fior di accompagnatore, il classico pianista capace di mettere a proprio agio il cantante…
Jeff non solo mette a proprio agio, ma è anche bravissimo a indicare, a suggerire, a richiamare all’ordine, ad accelerare e a rallentare ogni volta che la partitura lo richiede, poiché un pianista ideale deve fare anche questo. E in ciò lui è davvero straordinario.
Se le dovessero chiedere, con tanto di pistola puntata, alla musica di quale compositore non potrebbe mai rinunciare, lei che cosa risponderebbe?
Guardi, posso rispondere anche senza essere sotto la minaccia di una pistola puntata: non potrei mai rinunciare a Mozart e a Verdi. E come baritono, poi, Verdi viene sopra ogni altro autore, anche se devo ammettere, ahimé, che ha perfettamente ragione Riccardo Muti quando afferma che oggi la musica, le arie, le opere del compositore di Busseto vengono dir poco bistrattate. Nel senso che le precise, meticolose indicazioni che Verdi ha apposto sulle sue partiture non sono minimamente rispettate non solo da chi canta, ma anche da parte di chi dirige e che dovrebbe, quindi, rispettare quanto c’è scritto.
Maestro Christoyannis, non crede che questo avviene oggigiorno in quanto, in ambito operistico, la figura del direttore d’orchestra viene sempre più spesso soverchiata e ridimensionata da quella del regista dell’opera, che antepone in tutto e per tutto la messa in scena rispetto al canto e al suono orchestrale?
Sì, purtroppo devo dire di sì.
Lei ha cantato nell’opera Cinq Mars di Charles Gounod, che per inciso è stata anche registrata. Ed è un peccato che lei sia nato solo un giorno prima, ossia il 4 marzo, altrimenti avrebbe potuto festeggiare il suo genetliaco cantando nel ruolo del Conseiller de Thou proprio in un’opera che ricordava la sua data di nascita.
È vero [ride divertito], ma posso dire che mi consolo lo stesso, visto nel mio stesso giorno e nel mio stesso mese è nato un altro grande, Antonio Vivaldi! Se permette, non è da tutti…
Ha perfettamente ragione! “Mica cotica”, come direbbero a Roma…
Andrea Bedetti