Piano Experience 2016, salone dedicato da Cremona Musica International Exhibitions agli strumenti a tastiera, ci dà la possibilità di conversare con Eugenio Galanti, management Schulze Pollmann, scoprendo che il “pregiudizio” per il pianoforte digitale in questa azienda non è di casa. Questo, però, non significa togliere importanza al piano acustico

Piano Experience è ormai alla sua sesta edizione e, anche quest’anno, i visitatori hanno modo di ammirare e confrontare le creazioni delle più celebri case produttrici di pianoforti. Circondati da pianisti che fanno danzare velocemente le dita sugli strumenti a tastiera esposti, riusciamo a farci raccontare da Eugenio Galanti, manager  Schulze Pollmann, la filosofia che sta alla base della scelta di realizzare sia pianoforti acustici che pianoforti digitali. Nome tedesco e storia italiana, per questa azienda fondata nel 1928 dai due signori che le hanno dato il nome e che, dalla Germania, si erano voluti trasferire nel Bel Paese per la maggiore disponibilità di materie prime di pregio di cui un costruttore di pianoforti può beneficiare nella penisola. La qualità, fin da allora, era punto di riferimento essenziale per la produzione, diretta fin da subito a soddisfare le esigenze dei conservatori e degli artisti celebri.

Adeguarsi ai tempi non vuol dire dimenticare la tradizione. Cosa succede se un nome importante nella produzione di pianoforti offre al pubblico anche strumenti musicali più accessibili in termini di costi

Si è parlato tanto, anche durante le conferenze di Cremona Musica International Exhibitions, la manifestazione che comprende anche Piano Experience, della crisi di cui il settore ha risentito negli ultimi anni. I gioielli della tradizione continuano ad essere apprezzati e anche adorati, ma, tra il pubblico che ne riconosce il valore inestimabile, non tutti possono permettersi uno strumento che preveda una spesa elevata. “Negli anni, ai pianoforti acustici che produciamo si sono aggiunti modelli adeguati ai tempi e anche alle innovazioni tecnologiche”, spiega Galanti. E aggiunge: “Il pianoforte, soprattutto quello realizzato in Italia, è in genere uno strumento costoso. Tuttavia, oggi realizziamo sia modelli economici per chi vuole limitare la spesa, sia pianoforti innovativi ibridi, ovvero quelli che hanno sia le caratteristiche essenziali di tocco e di controllo dei pianoforti acustici, sia la versatilità, il suono e l’apertura verso il mondo elettronico”. Una scelta, quella di Schulze Pollmann, che risponde – ci sembra – al quesito fondamentale evocato dagli operatori del settore presenti a Piano Experience. Se è infatti vero che, come a molti piace ricordare a Cremona Musica International Exhibitions, “l’amore per la musica è in crescita”, è dall’altro lato evidente l’esistenza di un segmento di mercato fatto di persone che non rinunciano alla ricerca della qualità ma, al tempo stesso, non hanno a disposizione le risorse economiche di norma richieste dallo strumento d’alta gamma. Una possibile risposta? Far sì che l’ “alta gamma” esista anche nello strumento digitale. Questa è la strada che il nostro intervistato ci indica, sottolineando che la qualità può e deve essere perseguita in tutte le realizzazioni che una casa di produzione persegue.

Pianoforte acustico e pianoforte digitale: una “convivenza” possibile

Quando, provocatoriamente, sottolineiamo che esiste un pregiudizio diffuso verso i pianoforti ibridi, Galanti non lo nega. Tuttavia, evidenzia la volontà della sua realtà produttiva di rispondere a esigenze di mercato differenti. “Noi siamo una azienda che è nata e si è sviluppata con il pianoforte acustico, quindi per coloro che preferiscono quest’ultimo, noi siamo più che pronti con una gamma ampia”, spiega. E continua: “Per chi invece preferisce acquistare un pianoforte con i vantaggi della tecnologia, diamo questa possibilità. Il mondo si è spostato tanto dall’analogico al digitale e noi, piuttosto che rimanere chiusi e immobili, abbiamo voluto investire, fare ricerche per offrire al pubblico tutto ciò che il digitale può dare di buono”. Fermo restando il pregio dei pianoforti acustici d’alta gamma, è anche infatti vero che il digitale consente spesso vantaggi impossibili con la tecnologia analogica. L’ascolto in cuffia è l’esempio più facile, ma non scontato: chi suona e vive all’interno di un condominio lo sa bene.  Estimatori e detrattori degli strumenti ibridi esisteranno sempre, resta il fatto che, chi intende perseguire la qualità, decide che questo è possibile anche quando il campo di applicazione della conoscenza si estende fino a comprendere tanto il piano acustico, quanto le creazioni più d’avanguardia della tecnologia.

Sara Chessa