Sabato 6 aprile alle 23.25 su Rai5 verrà trasmessa la prima “Lezione di suono” condotta dal grande compositore siciliano e dedicata alla sua opera “Mozart a 9 anni”, con il direttore Marco Angius e l’Orchestra di Padova e del Veneto
Quattro lezioni-concerto che l’Orchestra di Padova e del Veneto, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, ha organizzato nella primavera 2016. Protagonista un docente d’eccezione: Salvatore Sciarrino, compositore contemporaneo tra i più celebrati al mondo. È il ciclo di incontri Lezioni di suono che Rai Cultura propone come omaggio al compositore che il 4 aprile scorso ha compiuto 72 anni. Nel corso degli incontri, animati dai commenti e dagli esempi musicali dell’orchestra diretta da Marco Angius, il pubblico è invitato a entrare nei dettagli delle partiture, analizzate e proposte in forma di concerto.
La prima lezione, in onda sabato 6 aprile alle 23.25 su Rai5, prende il via dalla composizione di Sciarrino Mozart a 9 anni, una serie di rielaborazioni per orchestra d’epoca fatte a partire dal Quaderno Musicale Londinese di Wolfgang Amadeus Mozart. A fianco dell’Orchestra di Padova e del Veneto, la pianista Anna D’Errico presenta la versione originale dei numeri mozartiani. Negli appuntamenti successivi saranno presentati l’Idillio di Sigfrido di Richard Wagner e l’orchestrazione di Sposalizio (da Liszt), realizzata nel 2015 da Sciarrino per l’Orchestra di Padova e del Veneto che ne ha eseguito la prima assoluta nel corso della 50a Stagione concertistica 2015/2016. Il ciclo di lezioni continuerà con la composizione Efebo con radio (1981) in cui affiora la memoria dell’infanzia di Sciarrino in Sicilia, legata all’ascolto della radio con le interferenze, le mescolanze di messaggi e una riflessione sui meccanismi della comprensione-non comprensione indagati attraverso una radio che funziona un po’ come una macchina per musica elettronica.
L’ultima lezione, “Nel cantiere di Mozart”, confronterà l’originale versione del concerto KV491 con i successivi rifacimenti mozartiani per mostrare come la perfezione formale raggiunta dal compositore salisburghese nasca da una prospettiva di limatura continua della struttura musicale piuttosto che da un’intuizione estemporanea dello sviluppo concertante.
Andrea Bedetti