Robert Schumann è fra le anime musicali sicuramente una delle più squisite e complesse e incarna il tipico musicista romantico tedesco, anche se il suo romanticismo si distingue da quello di Weber, di Mendelssohn o di Schubert e si collega con più affinità a quello di Chopin, di Berlioz e di Wagner. Allo stesso tempo, il suo modo di essere romantico produce attraverso la sua concezione estetico-musicale, un caleidoscopio dai mille contrasti immersi in una dimensione che si pone incessantemente tra sogno e realtà, facendo sì che diverse sue opere si presentano come dei piccoli quadri, delle fugaci impressioni, delle pagine d’album che sono l’incarnazione di frammenti dell’anima universale che è sedimentata nell’artista romantico.

Insomma, la coscienza artistica del compositore di Zwickau rispecchia la temperie intellettuale del suo tempo, con il suo temperamento originale e appassionato che viene riscaldato da esseri soprannaturali. Ma, al di là di questi aspetti fiabeschi e onirici, non bisogna dimenticare che Schumann è stato anche il più diretto continuatore dell’opera beethoveniana, sebbene tale continuità abbia trovato posto anche nelle piccole forme, facendo sì che la sua produzione musicale passi da dimensioni formali considerevoli a quelle più minute e, appunto, frammentarie. Ed è proprio quello che fa il pianista francese Jean-Efflam Bavouzet che ha registrato per l’etichetta discografica Chandos un disco dedicato interamente a Schumann, il quale ha scelto un programma stimolante e, allo stesso tempo, affascinante che presenta la grandiosa Sonata n. 3 in fa minore op. 14, detta in origine Concert sans orchestre, il Faschingsschwank aus Wien, op. 26, i Drei Fantasiestücke, op. 111 e i Gesänge Der Frühe, op. 133.

La Sonata n. 3, scritta tra il 1835 e l’anno successivo, è contraddistinta da una musica ora violenta e tumultuosa, ora lieve e sognante, la cui gestazione fu difficile e tormentata. Come confessò in seguito lo stesso Schumann, il periodo durante il quale lavorò a quest’opera fu il “più oscuro”, in quanto si trovò completamente separato da Clara e da qui, probabilmente, il fatto che ci troviamo di fronte al suo unico lavoro pianistico in cui la revisione, effettuata nel 1853, risulta essere palesemente superiore all’originale. Schumann, infatti, modificò sostanzialmente il movimento d’apertura, apportando occasionali cambiamenti alla sua trama, al ritmo e persino all’armonia. Jean-Efflam Bavouzet ci offre una lettura misurata, capace di mettere in evidenza quelli che sono gli aspetti di romantico slancio da un lato e di intimo ripiegamento dall’altro. In breve, cerca di tradurre, con la sua interpretazione, la storia dell’inquieta anima schumanniana, quella che si deve conoscere per capire fino in fondo il suo spirito compositivo.

Il clima ambiguo e ironico-sentimentale del ballo mascherato si affaccia invece nel Faschingsschwank aus Wien (Carnevale di Vienna), che risale al 1839, dove il gioco degli inganni si manifesta apertamente, stimolato dall’eccitante atmosfera viennese. Il primo tempo, Allegro, è un rondò, in cui un motivo ricorrente, tipicamente schumanniano per il suo slancio ed il suo entusiasmo romantico, si alterna a episodi più lirici e sognanti. E se il secondo movimento è una tenera e delicata Romanza, lo Scherzino ha il ritmo baldanzoso di tanti Lieder sul tema romantico del Wanderer, del viandante, anche se qui non si tratta di un eterno peregrinare esistenziale quanto di un’allegra e un po’ ironica passeggiata. L’Intermezzo è un altro momento tipicamente schumanniano, con un canto che si dispiega su un rasserenante scorrere di semicrome e su lente armonie, in una sovrapposizione da cui si genera una complessa polifonia, mentre il Finale ha un primo tema indiavolato, dagli accenti violenti e spiritati, e un secondo tema più lirico, ma anch’esso febbrile e irrequieto, dando vita, forse, al più riuscito tempo in forma-sonata mai scritto da Schumann. Affascinante la lettura che ci offre Bavouzet, esecuzione che esalta le sue qualità virtuosistiche e che mette in evidenza la genialità creativa di Schumann, con l’irresistibile, energico finale che ci offre un contrasto delizioso delle angosciate idee che albergavano nel compositore di Zwickau.

Il pianista francese Jean-Efflam Bavouzet.

Quando Schumann scrisse i Drei Fantasiestücke, ossia nel 1851, già aveva dovuto affrontare gli spettri della malattia mentale, con il risultato che, a causa di quella destabilizzazione psichica, molte delle sue composizioni di quel periodo mancano della freschezza e dell’invenzione iniziali. Tutti i pezzi di questa pagina sono senza titolo, distinti solo dalla loro indicazione del tempo. Il primo è contrassegnato Molto vivace ed appassionatamente ed è pieno di tensione nella sua corsa precipitosa, con la musica che anela e piange, anche se non affiora mai la minima suggestione di pietà o di sofferenza, ma solo uno stato di fredda agitazione. Il secondo pezzo, Piuttosto lento – Un poco più mosso, inizia serenamente, ma anche con uno stato emotivo che fa trasparire un senso di esitazione nel suo scorrimento musicale. Il tema principale è tenero, ma si avverte un’inquietudine che ammanta la mitezza con un velo di grigiore; la tensione si sviluppa invece nella sezione centrale e quando il tema principale si ripresenta, la musica tende gradualmente a sbiadire sotto una gelida quiete. Il terzo pezzo inizia con un tema grandioso e trionfante e poi prosegue con una melodia allegra e giocosa di carattere sommesso. In questa pagina, Bavouzet supera sé stesso con un’esecuzione sicura che ci trasporta emotivamente nel cuore stesso dell’ésprit romantico.

I Gesänge der Frühe (Canti dell’alba) op. 133 furono scritti nell’ottobre del 1853, pochi mesi prima del tentato suicidio da parte di Schumann nelle acque del Reno e rappresentano gli ultimi brani per pianoforte solo che compose prima di essere internato nel manicomio di Endenich. Quest’opera non intende descrivere in musica i primi chiarori del cielo, ma vuole mettere in risalto le diverse emozioni provate al risveglio della natura attraverso cinque brevi pezzi che il pianista francese esegue con particolare maestria e padronanza, con il primo che è quasi un corale religioso, con il secondo brano difficile da interpretare per i mutamenti improvvisi della dinamica e di armonie insolite, con il terzo ricco di sonorità e virtuosismi sopra una galoppante traccia ritmica, con il quarto in cui la melodia, facile da assimilare, è accompagnata con una cascata di trentadue note, e con la musica che si fa via via più agitata nell’ultimo pezzo, dove ritornano il carattere e le sonorità del primo brano.

Rosanna Fish ha effettuato un impeccabile lavoro di presa del suono, che permette di godere appieno la bellezza interpretativa delle opere in questione. La dinamica è velocissima, ricca di energia ed esente da colorature ed enfasi artificiose; lo strumento è scolpito, materico, al centro dei diffusori, e l’equilibrio tonale rispetta appieno le sonorità timbriche dei registri della tastiera.

Claudio Rigon

 

Robert Schumann – Bavouzet Plays Schumann

Jean-Efflam Bavouzet (pianoforte)

CD Chandos CHAN 20081

Giudizio Tecnico 5/5

Giudizio Artistico 5/5