Nel 1781, Carl Ditters von Dittersdorf, all’epoca considerato uno dei maggiori compositori europei, concepì un progetto incredibilmente innovativo, quello di scrivere una serie di quindici sinfonie basate sulle Metamorfosi del poeta latino Ovidio. Non solo, ma ogni sinfonia avrebbe dovuto essere abbellita da altrettante stampe e da un riassunto che ne avrebbe tratteggiato la trama e gli sviluppi. Nella realtà dei fatti, il musicista austriaco riuscì a pubblicare solo sei di queste quindici sinfonie (tra l’altro, senza avere l’apporto delle stampe commissionate), che rappresentano quindi l’unico apporto sinfonico di tutto il progetto. È anche vero che Dittersdorf, il quale credeva molto a questo progetto, che oggi definiremmo “multimediale”, non volle arrendersi di fronte a tale fallimento e volle quantomeno scrivere l’arrangiamento per pianoforte a quattro mani di altre tre sinfonie che rientrarono in questo ciclo compositivo, ma che non furono mai pubblicate nella versione orchestrale.
Questo arrangiamento per pianoforte delle tre sinfonie in questione (per l’esattezza i “quadri” relativi agli episodi di “Aiace e Ulisse”, “Ercole mutato in dio” e “Giasone e il vello d’oro”) è stato registrato, in assoluta prima mondiale, dal duo James Tibbles e Michael Tsalka nella versione per fortepiano (ossia facendo affidamento su uno strumento utilizzato all’epoca di Dittersdorf, per la precisione la copia di un fortepiano Walter del 1801 realizzata da Paul Downie).
È sufficiente ascoltare la versione orchestrale delle sei sinfonie pubblicate nella versione orchestrale (tra le più famose del corpus sinfonico del compositore viennese, che ammonta a centodieci sinfonie) per rendersi conto della ricchezza, della varietà tematica, dello sforzo raffigurativo fatto da Dittersdorf per rendere l’idea della complessità, della vividezza delle scene ovidiane da lui descritte con la forza dei suoni. Ricchezza che si trasforma in un atto di mero virtuosismo nel ristretto spazio della tastiera del fortepiano che dev’essere non solo padroneggiata dalle quattro mani, ma affinata anche da una lettura che sia in grado di saper “raccontare” e “illustrare” quelli che restano dei poemi sinfonici ante litteram ridimensionati per lo strumento a tastiera. Quindi, messe di colori, di sfumature, di atteggiamenti psicologici, di descrizioni degli scenari, dei “colpi di scena” che impregnano le pagine di Ovidio e, conseguentemente, le partiture di Dittersdorf.
Operazione che sia James Tibbles sia Michael Tsalka sono riusciti a portare avanti con un intento che ha voluto mettere in evidenza soprattutto l’aspetto “modernista” del compositore viennese rispetto ai tempi in cui visse, nel senso che la lettura da parte dei due interpreti ha voluto esaltare i contrasti, la tessitura, i cambiamenti ritmici alla luce di una chiave che proietta queste opere avanti nel tempo, riallacciandole idealmente a quelle conquiste stilistiche e compositive che saranno appannaggio di un certo Romanticismo, a partire da Franz Liszt, con i suoi poemi sinfonici.
Buona anche la registrazione da un punto di vista tecnico, con lo strumento posto adeguatamente al centro dello spazio sonoro e proiettato dietro i diffusori, tale da garantire la necessaria profondità. Più che buona anche la dinamica e l’equilibrio tonale che permettono di percepire chiaramente la timbrica dei due interpreti.
Andrea Bedetti
Carl Ditters von Dittersdorf – Three ‘Ovid’ Sonatas for Fortepiano, Four Hands
James Tibbles & Michael Tsalka (fortepiano)
CD Naxos 8.573740
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5