Tranne pochi specialisti, chi mai potrebbe immaginare che Camille Saint-Saëns, l’autore della Sinfonia “con organo”, del Carnival des animaux, di Samson et Dalila, in un arco di tempo lungo ben ottant’anni, esattamente tra il 1841 (quando non aveva nemmeno sei anni) e il 1921, scrisse più di centocinquanta Mélodies per voce e pianoforte? Proprio l’incredibile iter cronologico di questo genere cameristico rappresenta la perfetta cartina al tornasole attraverso la quale possiamo vedere e comprendere le tante curiosità, i molteplici interessi (e non solo musicali), le indubbie tentazioni stilistiche e il procedere della sua concezione artistica come non è possibile fare con gli altre opere del suo catalogo. Eppure, di certo quello delle Mélodies è il genere meno conosciuto di questo autore, il quale, come si è ricordato all’inizio, è molto più famoso e ricordato per altre pagine che ne hanno fissato la sua dimensione storica ed epocale in un rigido contesto squisitamente romantico, attraverso il quale Camille Saint-Saëns è stato incasellato nella storia musicale dell’Ottocento e del primo Novecento quale rappresentante di una visione conservatrice, tutta rivolta al mantenimento di un linguaggio legato a un classicismo e gallicismo insofferente o indifferente alle inevitabili mutazioni che fanno irruzione agli inizi del Ventesimo secolo.
Eppure, proprio il genere delle Mélodies ci permette di capire come questo rigido contesto risulti del tutto fuorviante e come, invece, Saint-Saëns, sebbene con i dovuti distinguo e con i debiti filtri della sua sensibilità musicale, non sia rimasto indifferente di fronte alle mutazioni stilistiche e concettuali della modernità. In tal senso, la presente registrazione, effettuata da due specialisti del genere delle mélodies e delle chansons francesi del XIX secolo, il baritono greco Tassis Christoyannis e il pianista franco-americano Jeff Cohen, riflette proprio quel confronto che ci fu tra il compositore transalpino e le prime istanze moderniste, visto che se il ciclo delle sei Mélodies persanes fu composto nel periodo che va dalla caduta del Secondo Impero e la nascita della Repubblica, gli altri tre presenti in questo CD (quelli dei Cinq Poèmes de Ronsard, delle Vieilles Chansons e de La Cendre rouge) furono scritti tra il 1914 e il 1921, ossia nel corso del primo conflitto mondiale e nell’ultimo anno di vita di Saint-Saëns, rappresentando dunque il vertice ultimo della sua produzione musicale.
E i risultati si sentono: se le Mélodies persanes rientrano in quel fenomeno culturale influenzato da un certo orientalisme (vedasi l’esempio più eclatante fornito dalla Lakmé di Delibes composta tra il 1881 e il 1883), con spunti e passaggi opulenti e trasognanti, gli altri cicli risentono e riflettono inevitabilmente il mutamento dei tempi, con fraseggi più asciutti, più secchi e dotati di un pianismo che anche se non può essere definito aperto al nuovo, quantomeno timbricamente e armonicamente si avvicina a una scrittura che guarda sicuramente al sentore espressionista che pervade i primi due decenni del nuovo secolo. Differenze che traspaiono chiaramente anche grazie alla mirabile interpretazione da parte di Tassis Christoyannis che, oltre a essere dotato di una voce possente, riesce a giocare con le sfumature e le inflessioni melodiche (la sua pronuncia francese è davvero ideale), mentre Jeff Cohen propone in ogni momento un pianismo fatto di accenti e di timbri lucidi e sontuosi sui quali il canto del baritono greco cesella magnificamente.
Anche la presa del suono, avvenuta nel Théatre Saint-Bonnet di Bourges, permette di cogliere al meglio, grazie a una dinamica più che efficace e a una precisa riproposizione del palcoscenico sonoro, la bellezza e il fascino di queste melodie.
Andrea Bedetti
Giudizio artistico: 5/5
Giudizio tecnico: 4/5
Camille Saint-Saëns – “Mélodies”
Tassis Christoyannis (baritono) – Jeff Cohen (pianoforte)
CD Aparté AP132