Tenuto conto dei risultati ottenuti, è un vero peccato che la collaborazione tra il leggendario regista, sceneggiatore, attore e librettista francese Sacha Guitry e il raffinato e romantico (in pieno Novecento) Reynaldo Hahn si sia limitata a due sole commedie musicali, vale a dire Mozart (risalente al 1925) e Ô mon bel inconnu (1933). Quest’ultima, che in realtà ha il fascino evocativo di una deliziosa operetta, è stata recentemente registrata dall’etichetta discografica Bru Zane, nella collana Opéra français.
Una collaborazione, quella tra il grande regista e attore e il compositore d’origine venezuelana, che iniziò quando Guitry si rese conto delle grandi capacità di saper esaltare le voci da parte di Hahn (d’altronde, è sufficiente ascoltare il nutrito corpus delle Chansons del musicista naturalizzato francese, per rendersi conto della sua grandezza come autore capace di valorizzare i cantanti) e che portò quale secondo risultato quest’opera che vede quale protagonista il cappellaio Prosper Aubertin, un piccolo borghese che, desideroso di provare novi frissons, decide di abbandonarsi a illecite avventure extraconiugali. Così, pubblica un’inserzione sul giornale, con la speranza di essere contattato da donne desiderose quanto lui di tradire il proprio consorte. Ben presto, la sua inserzione suscita l’interesse di alcune donne, ma tra le risposte che gli vengono inoltrate, scopre con meraviglia e comprensibile preoccupazione anche lettere scritte da sua moglie, da sua figlia e perfino dalla sua cameriera.
Da qui prende avvio una girandola di situazioni, imprevisti, colpi di scena, tipici della “commedia degli equivoci” che si dipanano nei tre atti dell’opera, mirabilmente incastonata dal frizzante libretto di Guitry e dalla trasognata e melodica musica di Hahn. Se il primo si dimostra capace di confezionare un testo teatrale in cui l’argutezza delle battute si sposa con un canovaccio mai banale e scontato, il secondo, del tutto scevro da qualsiasi modernismo dell’epoca (ripetiamo, Ô mon bel inconnu risale al 1933), plasma da far suo il libretto imbastendo una serie di arie, intermezzi orchestrali e un accompagnamento raffinato con il quale rendere frizzante, ma anche straordinariamente nostalgico, un mondo che Hahn sapeva perfettamente avviato a un inarrestabile tramonto. Ecco, una possibile chiave di lettura, al di là della piacevolezza e di un’evidente leggerezza narrativa, di Ô mon bel inconnu risiede proprio in questa proiezione di un “mondo di ieri” che inutilmente cerca ancora di resistere, di emanare fascino, di cullarsi in un sogno che non avrebbe mai voluto finire e che rimanda a una belle époque specchio di se stessa, ma che ha ormai il sapore di uno champagne annacquato, di un’epopea che, sotto altre vesti e finalità, sembra riecheggiare quello esemplarmente descritto da Stefan Zweig e Joseph Roth.
Ancora una volta il soprano Véronique Gens, nei panni di Antoinette, la moglie di Prosper Aubertin, si dimostra perfettamente allineata alle necessità vocali richieste da Hahn, e del quale è ideale interprete, così come il tenore Thomas Dolié in quelle del protagonista maschile. Non da meno sono Olivia Doray, la figlia Marie-Anne, e Éléonore Pancrazi, la domestica Félicie, così come l’ottima lettura fatta dall’Orchestre National Avignon-Provence, diretta, con bacchetta sicura ed efficace, da Samuel Jean.
Buona anche la presa del suono, capace di proporre un palcoscenico sonoro efficace, in cui la ricostruzione delle varie voci è correttamente rapportata con la presenza orchestrale, merito di una dinamica più che sufficiente in velocità e naturalezza. Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri parametri.
Andrea Bedetti
Reynaldo Hahn - Ô mon bel inconnu
Véronique Gens - Olivia Doray - Éléonore Pancrazi - Thomas Dolié - Yoann Dubruque - Carl Ghazarossian, Jean-Christophe Lanièce - Orchestre National Avignon-Provence - Samuel Jean
CD Bru Zane BZ1043
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5