L’ultima fatica discografica del violinista e direttore d’orchestra salisburghese Thomas Zehetmair per l’etichetta ECM Records lo vede protagonista con la moglie, la violista Ruth Killius, nel concerto d’addio come direttore della Royal Northern Sinfonia svoltosi nel giugno del 2014. Il programma di quel concerto fu dedicato a una composizione del musicista inglese John Casken appositamente dedicata alla coppia, ossia il concerto per violino e viola That Subtle Knot, al Concerto per viola di Béla Bartók e alla Quinta sinfonia di Ludwig van Beethoven.
Il titolo del doppio concerto di Casken è desunto da un verso di una delle poesie più profonde e affascinanti di John Donne, L’estasi, che recita testualmente “Come il nostro sangue travaglia a generare/spiriti, quanto più può alle anime affini,/poiché ci voglion tali dita per annodare/quel nodo sottile che ci fa uomini”, con un chiaro significato che dal testo poetico si trasmuta nella dimensione sonora del lavoro del compositore inglese, che può essere considerata una sinfonia concertante suddivisa in due tempi, Calm e Floating; basato su un impegnativo costrutto fondato sul linguaggio tonale, questo concerto si regge su solide e, allo stesso tempo, evanescenti linee solistiche intrecciate che danno vita a una tessitura in gran parte lenta e meditativa, anche se non mancano improvvise impennate ritmiche densamente aspre e dissonantiche, concentrate soprattutto nel primo dei due tempi.
Quella richiesta a Zehetmair, in quest’opera, è sicuramente una prova di bravura e di virtuosismo, in quanto il violinista e direttore salisburghese deve affrontare un duplice ruolo, quello di dirigere una partitura per nulla semplice, incalzante, un concentrato di luci ed ombre timbriche che devono essere perfettamente esemplificate, se si tiene conto che tutte le sezioni orchestrali vengono di volta in volta sollecitate e stimolate, e quello naturalmente di solista al violino, la cui linea è sempre nervosa, a volte perfino schizofrenica, mentre quella della viola, incarnazione del principio femminile, risulta essere più smussata, più fecondamente accomodante e comprensiva, quasi un’oasi di ricezione e di accoglimento rispetto al dissonantico presentarsi del violino/maschio, in modo da compenetrarsi, nel dare vita a quel “nodo” presente nel verso citato del grande poeta metafisico inglese.
È ovvio che nello schema organico dato dal programma, questo compenetrarsi tra due poli apparentemente opposti trova un suo ulteriore compimento nello splendido Concerto per viola di Béla Bartók; struggente “passo d’addio” del compositore ungherese, questa composizione necessita di una perfetta, epidermica sintonia tra solista e direttore, un collante che non deve cedere mai il passo a possibili tentazioni di primeggiare nell’eloquio da parte della viola o dell’orchestra, sul filo di quella libertà, di apertura timbrica, quasi solare, ultimo anelito alla vita, richiesta dalla partitura. Un altro esempio di “intimità” musicale che, nella lettura data da Zehetmair e dalla consorte Ruth Killius, diviene inevitabilmente intimità coniugale, in cui affiora sempre un dialogo accorato, timbricamente disciplinato, foriero di dialoghi che si trasformano in visioni d’assieme tra lo strumento solista e la compagine orchestrale.
Su queste basi, il passaggio alla sinfonia beethoveniana rappresenta la chiusura ideale di un cerchio, sia a livello programmatico, l’invocazione alla libertà religiosa presente nel Concerto di Bartók che passa il testimone alla libertà esistenziale evocata ed esaltata dalla Quinta sinfonia del genio di Bonn, sia a livello di “addio” scoppiettante che il direttore e violinista salisburghese ha voluto tributare alla sua orchestra. Ebbene, anche qui la lettura non abbandona il denominatore comune fornito dal concetto di “intimità”, nel senso che pur non rientrando in una visione per così dire “domestica”, come può capitare invece quando si effettua un’interpretazione rigorosamente filologica, l’esecuzione è assai raccolta, con un timbro orchestrale che non assume connotazioni “titaniche”, ma si mantiene su un piano maggiormente “umano”, con scatti nervosi (primo tempo), una tensione che cerca di addolcirsi (Andante con moto), una ricerca di diversi piani sonori e dinamici e di differenti accenti emotivi (Scherzo) e, infine, il raggiungimento della meta, dell’apoteosi, ma senza mai debordare da un’impeccabile disciplina formale, come se Zehetmair avesse voluto mostrare la straordinaria duttilità e capacità espressiva della compagine orchestrale da camera britannica (un aspetto che non si può fare a meno di condividere!).
Veramente di spessore la presa del suono, effettuata al Sage Gateshead, da parte di Hannelore Guittet. La dinamica è un sapiente mix di energia, velocità e naturalezza e la ricostruzione del palcoscenico sonoro vede, di volta in volta, un ideale posizionamento degli strumenti solisti rispetto alla compagine orchestrale, la quale si trova a una più che discreta profondità, ma con tutte le sezioni perfettamente focalizzate. Sia l’equilibrio tonale, sia il dettaglio sono allo stesso, ottimo livello: il primo presenta una netta separazione tra i registri degli strumenti solisti e quelli orchestrali, il secondo è corroborato da quantità notevolissime di nero che contribuiscono a fornire un’immagine squisitamente fisica degli strumenti.
Andrea Bedetti
Béla Bartók - John Casken - Ludwig van Beethoven – Concerto for Viola and Orchestra-That Subtle Knot Double Concerto-Symphony No. 5
Ruth Killius (viola) - Thomas Zehetmair (violino & direzione) - Royal Northern Sinfonia
CD ECM Records ECM New Series 2595 485 8391
Giudizio artistico 4,5/5
Giudizio tecnico 5/5