“Le Violon Noir”, il violino nero, conserva l’impronta nera della mano del suo primo proprietario, il compositore e violinista francese Leclair, misteriosamente assassinato e il violinista piemontese, attuale custode di quello strumento, gli dedicherà un concerto a Roma, il 17 febbraio, incentrato sulla sua leggenda misteriosa e inquietante
Ciò che accadde a Parigi il 23 ottobre 1764, rimane una delle pagine più oscure e misteriose della storia della musica. Quel giorno, infatti, uno dei maggiori violinisti dell’epoca, Jean-Marie Leclair, fu ucciso con una pugnalata alla schiena nella casa-fortezza nella quale si era volontariamente recluso, ormai misantropo e afflitto da mali immaginari, che si trovava alla periferia della capitale francese. Nessuno ha mai saputo chi lo avesse ucciso, forse un collega geloso del suo indubbio talento, forse un familiare della seconda moglie, Louise Roussel, da lui abbandonata sedici anni prima.
Fatto sta che il suo cadavere fu ritrovato solo diversi giorni dopo e, come i presenti notarono subito con stupore e raccapriccio, Leclair stringeva ancora al petto ciò che aveva in assoluto di più caro, il suo violino Stradivari di color rossastro. Non solo, ma la sua mano destra irrigidita teneva così stretto quel violino, che aveva ormai lasciato sulla tavola dello strumento una macchia scura, incancellabile, che da allora in poi avrebbe costituito una caratteristica peculiare di quello Stradivari, che è stato soprannominato le violon noir (il violino nero) e che oggi, dopo alcuni passaggi di proprietà, viene custodito e suonato da uno dei maggiori violinisti italiani, il piemontese Guido Rimonda.
E proprio Guido Rimonda sarà protagonista con lo Stradivari violon noir e con la Camerata Ducale, la compagine orchestrale da lui fondata nel 1992, sabato 17 febbraio alle 17.30 in un concerto che fa parte della stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma.
Concerto basato su un programma che presenta celebri composizioni ispirate al lato più misterioso e affascinante di questo leggendario violino, nonché alle straordinarie capacità tecniche di alcuni grandi virtuosi di questo strumento, di cui si mormorava che avessero stretto un patto col diavolo, a riprova delle suggestioni demoniache che il volino può esercitare. D’altronde, visioni sinistre e inquietanti sono da sempre legate all’immagine e allo stereotipo del violinista e alla sua straordinaria abilità, quasi fosse il frutto di un faustiano patto con il diavolo, come testimonia la figura di Niccolò Paganini, il più grande violinista di tutti i tempi, magrissimo, pallido, vestito sempre di nero, il quale non smentì mai queste macabre illazioni, anzi facendo di tutto pur di incoraggiarle per dare luogo così alla sua aura di “artista maledetto”.
Rimonda e la Camerata Ducale presenteranno dunque brani che rientrano in tali inquietanti leggende, a cominciare dalle atmosfere luttuose e sulfuree della Trauersymphonie (Sinfonia funebre) di Pietro Antonio Locatelli, del Trillo del diavolo di Giuseppe Tartini – così chiamato perché sarebbe stato dettato in sonno al compositore dal demonio in persona, delle Streghe e della Sonata “Maria Luisa” di Niccolò Paganini, della Légende op. 17 di Henryk Wieniawski e della Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel. Ma ci saranno anche momenti sereni e solari, come la Danza degli spiriti beati tratta dall’opera Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck, oltre al tema di John Williams per il film Schindler’s List, con cui nel 1994 si è aggiudicato il premio Oscar per la miglior colonna sonora, e a Carini, leggenda per violino e orchestra da camera di Luciano Maria Serra, in prima esecuzione a Roma.
Andrea Bedetti
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