Disco del mese di Agosto 2023 

È sufficiente solo scrivere o leggere il suo titolo per esserne quasi intimoriti, al punto di avere il sospetto di trovarci di fronte a qualcosa di fondamentalmente esoterico in ambito musicale. In realtà, il Prototypon Longo-Breve Organicum, che potrebbe essere tradotto dal latino come Prototipi di brani lunghi e brevi per organo, è una raccolta composta dall’alsaziano Franz Xaver Murschhauser e da lui pubblicata in due parti a Norimberga nel 1703 e nel 1707, composta da otto sezioni per un totale di quarantasei composizioni, comprendenti un numero variabile di intonazioni, preamboli, fughe, canzoni, toccate e finali pensati come preludi o postludi da eseguirsi durante le funzioni ecclesiastiche del rito cattolico tedesco. Semmai, l’aspetto esoterico di quest’opera è data dal numero praticamente inesistente di sue registrazioni discografiche, se si eccettua quella, notevole, che l’etichetta Aeolus fece vent’anni fa con l’organista olandese Léon Berben, alla quale si aggiunge adesso quella che l’artista veronese Silva Manfrè ha inciso recentemente con la Brilliant Classics e della quale me ne occupo in tale sede.

La cover del CD Brilliant Classics dedicato al Prototypon Longo-Breve Organicum di Franz Xaver Murschhauser.

Di Murschhauser sappiamo poco, anzi pochissimo (il DEUMM non gli dedica nemmeno una riga), se non che nacque a Saverne nel 1663 e che studiò a Monaco di Baviera con il Kantor Sigmund Auer e poi, dal 1684 fino al 1693 con il grande organista Johann Kaspar Kerll, il quale fu fondamentale affinché nel 1691 diventasse organista della Frauenkirche di Monaco, posto occupato fino alla morte, avvenuta nel 1738. Nel corso della vita, Murschhauser pubblicò due raccolte di musica per organo nel tipico solco della tradizione della scuola della Germania meridionale, destinate, per l’appunto, all’uso con la liturgia cattolica; la prima collezione, intitolata Octi-tonium novum organicum, octo tonis ecclesiasticis, ad Psalmos, & magnificat (pubblicata ad Augusta nel 1696), contiene ottantanove pezzi, mentre la seconda è proprio il già citato Prototypon. Altre opere per tastiera si trovano nella Österreichische Nationalbibliothek di Vienna e nella Sing-Akademie di Berlino, senza dimenticare l’unica opera vocale giunta fino a noi, il Vespertinus latriae et hyperduliae cultus (pubblicato a Ulm nel 1700), che contiene dieci salmi e un laudato.

Il compositore e organista alsaziano fu anche autore di due testi di teoria musicale, il Fundamentalische kurz- und bequeme Handleitung sowohl zur Figural als Choral Music (Monaco, 1707), e l’Academia musico-poetica bipartita, oder Hohe Schul der musicalischen Composition, che consta solo della prima parte, pubblicata a Norimberga nel 1721. Entrambi i trattati furono al centro di una celebre disputatio, in quanto attaccati dal compositore e teorico musicale amburghese Johann Mattheson, il quale li considerò fin troppo conservatori e antiquati nella trattazione della materia organistica, depositari di una concezione, quella della pratica contrappuntistica ancora basata sulle tematiche del tardo Cinquecento, ormai definita obsoleta di fronte allo stile cosiddetto moderno, quello influenzato dalla musica operistica italiana.

Il meraviglioso organo Freundt/Richter che si trova nella Stiftskirche Baumbargenberg (© Josef Gusenbauer).

Mattheson e il suo stile operistico italiano magari mi scuseranno, ma resta il fatto che anche non solo all’inizio del XVIII secolo, ma perfino oggi, un’opera come il Prototypon Longo-Breve Organicum resta un capolavoro assoluto che va ben oltre la sua “funzionalità” e la concezione pratica, in ambito liturgico, per le quali fu creata. Le preziose note di accompagnamento alla registrazione, curate dalla stessa Silva Manfrè, la quale è anche una raffinata musicologa, ci ragguagliano sull’importanza di questa raccolta, che può essere equiparata alla Modulatio Organica di Johann Kaspar Kerll; la pletora di stili, di necessità esecutive (derivanti anche dagli influssi della scuola francese e di quella italiana, quest’ultima per quanto riguarda le Toccate), di mutamenti espressivi (ricordiamo che la musica, soprattutto in terra germanica, aveva il compito di aiutare il fedele/ascoltatore a compenetrare meglio la dimensione dell’atto spirituale in modo più diretto rispetto a quanto avveniva in altri Paesi) ne fanno un’opera estremamente ardua da affrontare e da rendere al meglio, poiché il compito primario di un interprete è quello di ricostruirne un’unitarietà d’intenti, collegando idealmente i quarantasei brani che la compongono, fornendo così, pur nella distinzione richiesta nei vari stili, un’arcata totale, generale del Prototypon.

L'organista e musicologa veronese Silva Manfrè (© Julia Wesely).

Alla luce di tutto ciò, allora come si deve considerare la lettura fatta da Silva Manfrè? Semplicemente entusiasmante. Prima di tutto, la padronanza assoluta della materia musicale, la capacità di rendere le minute sfumature espressive, come i rivoli di acqua che vanno poi ad unirsi nel corso principale di un fiume, la lucidissima proprietà di esaltare gli stili evocati dalla partitura sapendoli calare nella generalità complessiva, dando così modo a chi sa ascoltare, di avere a portata di orecchio non solo un trattato musicale reso con le note e con gli accordi, ma soprattutto la visione di un gusto artistico coniugato alle necessità liturgiche, emancipandolo esteticamente da queste ultime. Ciò significa che l’organista veronese ha realmente esaltato la portata di questo lavoro, andando a toccare lidi che erano preclusi da confini sonori confezionati per la bisogna. In breve, è riuscita a rendere visionario un’opera che sotto la sua interpretazione viene trasfigurata di brano in brano, andando a delinearne quell’arcata complessiva, cogliendone le affinità e le differenze e omogeneizzandole all’interno di un sublime edificio sonoro. Ad aiutarla ad ottenere un risultato del genere ci ha pensato il meraviglioso organo Freundt/Richter presente nell’austriaca Stiftskirche Baumbargenberg, la cui tavolozza timbrica è di un nitore tale da entusiasmare tutti gli appassionati di musica organistica, ma che per essere spremuto al meglio ha veramente bisogno di un deus ex machina, in questo caso di una dea ex machina, ossia Silva Manfrè. Il minutaggio del disco supera gli ottanta minuti, ma quando l’ultima nota evaporerà dai vostri diffusori, vi sembrerà che siano letteralmente volati, alla fine di un viaggio d’ascolto semplicemente straordinario.

Senza alcun dubbio, Disco del mese di agosto di MusicVoice.

La presa del suono, effettuata da Fabio Framba, rappresenta un valore aggiunto, in quanto la precisione e la naturalezza sonore dell’organo austriaco vengono rese al meglio. Ciò avviene grazie a una dinamica a dir poco poderosa ed energica, capace di ricostruire ottimamente l’organo nello spazio fisico della chiesa, con un riverbero altamente dosato e mai fastidioso, restituendo allo strumento una debita profondità dalla quale riesce a giungere ogni minima sfumatura timbrica. Anche l’equilibrio tonale è di altissima fattura, tenuto conto che il registro acuto non va mai a sovrapporsi a quello medio-grave, restituendoli quindi perfettamente enunciati nella loro autonomia. Infine, il dettaglio è prodigo di matericità e di una grande quantità di nero che va a circondare l’organo, permettendo di conseguenza un ascolto piacevole e per nulla faticoso.
Andrea Bedetti

Franz Xaver Anton Murschhauser - Prototypon Longo-Breve Organicum

Silva Manfrè (organo)

CD Brilliant Classics 96707

Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 4,5/5