La Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach, uno dei pilastri imprescindibili della storia della musica colta occidentale e uno dei baluardi di tutta la cultura umana, è stata oggetto ovviamente di numerose registrazioni in campo discografico, a cominciare da quella leggendaria effettuata nel 1939 dalla Philips e diretta da Willem Mengelberg alla testa della fedele Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam e con solisti del calibro di Karl Erb, Willem Ravelli e Jo Vincent.
Composta presumibilmente nel 1727, la Matthäuspassion fu eseguita per la prima volta il Venerdì Santo dell’11 aprile di quello stesso anno nella chiesa di San Tommaso a Lipsia, dove Bach svolgeva il ruolo di Kantor, ossia di “direttore artistico”, con il compito di eseguirne i mottetti e tutta la musica sacra. Bach la modificò nove anni più tardi, quando fu nuovamente eseguita, sempre nella Thomaskirche il 30 marzo 1736, includendo anche due organi nella strumentazione. Questo monumentale capolavoro non fu mai eseguito al di fuori di Lipsia fino al 1829, quando la Matthäuspassion fu presentata, in una forma abbreviata e modificata strumentalmente, da Felix Mendelssohn-Bartholdy a Berlino, dando avvio alla cosiddetta “Bach Renaissance”.
Tra le diverse versioni discografiche di riferimento c’è anche quella che il grande direttore tedesco Eugen Jochum effettuò nel novembre del 1965 per la Philips con la Royal Concertgebouw Orchestra e con il Nederlands Radio Koor & Boys’ Choir of St. Willibrordskerk di Amsterdam, con la partecipazione del tenore Ernst Haefliger nel ruolo dell’Evangelista, del basso Walter Berry in quello di Gesù, del soprano Agnes Giebel, del contralto Marga Höffgen, del tenore John van Kesteren, del basso Franz Crass e dell’altro basso Leo Ketelaars, quest’ultimo nel ruolo di Pietro, di Ponzio Pilato, del sacerdote del tempio e di Giuda.
Oltre ad essere, come si sa, un sommo interprete delle sinfonie e delle opere di musica sacra di Anton Bruckner, il direttore di Babenhausen fu anche un eccelso esecutore dei capolavori bachiani, al punto che ebbe modo di registrare per tre volte la Matthäuspassion, oltre alla Passione secondo Giovanni (due volte), la Messa in si minore (due volte) e alcune cantate, oltre all’Oratorio di Natale.
La Passione secondo Matteo qui presa in esame è la seconda delle tre registrazioni effettuate da Jochum (la prima risale al 23 febbraio 1951 e attualmente disponibile in CD dell’etichetta Gala – Gala GL-100661, mentre la terza fu fatta dal vivo il 22 marzo 1970 e disponibile sempre in CD della casa discografica Luna – LU-1029) ed è stata riproposta recentemente in un cofanetto di tre CD dall’etichetta Urania Records che vede anche la presenza del Te Deum di Bruckner registrato ottimamente in mono da Jochum nel 1954. Fin dalla sua uscita, questa incisione è entrata nel novero delle registrazioni irrinunciabili per ciò che riguarda il capolavoro sacro bachiano, ponendosi al vertice della discografia dedicata con poche altre letture fissate su disco.
I motivi di quest’alta considerazione sono presto detti. Iniziamo dalle voci soliste: Ernst Haefliger è un Evangelista capace di essere al contempo sensibile e drammatico, mentre Walter Berry riesce a cesellare con le inflessioni della voce un commovente Gesù; Franz Crass all’epoca era uno dei bassi ideali per il repertorio sacro bachiano e ascoltandolo in questa registrazione si comprende il perché: ispirato, tragico, testimone del dramma della passione del Cristo. Per quanto riguarda le voci femminili, il soprano Agnes Giebel è stato un preciso punto di riferimento del repertorio bachiano negli anni Cinquanta dello scorso secolo e anche se nell’anno di questa registrazione la sua voce non era più piena e rotonda come un tempo, la sua presenza e l’intensità della sua emissione si fanno sentire ancora, con il contralto Marga Höffgen che vanta una voce più che eccellente in tutti i registri, anche se appare a volte fredda e distaccata.
Anche se si può pensare che la Concertgebouw di Amsterdam non sia un’orchestra votata al repertorio barocco e in particolar modo a quello bachiano, non bisogna dimenticare che il suo creatore e mentore, il leggendario Willem Mengelberg, oltre a farne la compagine orchestrale mahleriana per eccellenza, seppe infondere in essa anche la tensione, il respiro, la profondità della visione musicale del Kantor. Da qui un’esecuzione sentita, contrita, che esplora l’amarezza e la sofferenza, con i legni che prevalgono sulle altre sezioni per nitore e resa timbrica. Anche il coro non è da meno, visto che riesce a emettere una linea corposa senza però diventare pesante, facendo in modo che i suoi interventi non tendano a zavorrare la dinamica e il dispiegarsi del costrutto armonico. Da ultimo, Eugen Jochum (non si dimentichi che oltre ad essere un bruckneriano d’antan, quindi votato alla dimensione e alle arcate della musica sacra orchestrale e corale, da giovane studiò a fondo organo, imbevendosi della spiritualità e della profondità misterica della musica bachiana), il quale riesce a dare vita a una Matthäuspassion nella quale il dipanarsi della tragedia non vede mai venire meno il senso del mistero della morte e di una trascendenza che si fa suono. Il direttore tedesco adotta dei tempi lenti, ma non per questo esenti da un senso ritmico interiore che affiora soprattutto durante gli interventi orchestrali e corali, in modo da bilanciare le proporzioni timbriche dell’accompagnamento strumentale con la massa delle voci.
Discreta la presa del suono di entrambe le registrazioni, effettuate rispettivamente nel 1965 e nel 1953, pur con tutti i limiti tecnici del caso, con una dinamica sufficiente e con un palcoscenico sonoro che risulta migliore in Bach.
Andrea Bedetti
Giudizio artistico: 5/5
Giudizio tecnico: 3/5
Johann Sebastian Bach – “Matthäeus-Passion”
Erns Haefliger – Walter Berry – Agnes Giebel – Marga Hoeffen – John van Kesteren – Franz Crass – Royal Concertgebouw Orchestra – Eugen Jochum
Anton Bruckner: Te Deum
Annelies Kupper – Lucretia West – Lorenz Fehenberger – Kim Borg – Chor uns Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks – Eugen Jochum
3CD Urania Records WS 121.320