Erik Lotichius, scomparso due anni fa in Belgio, è stato un compositore olandese che ha dovuto attendere la seconda metà della vita prima di vedere riconosciuta la sua arte musicale. Questo perché Lotichius volle identificare la sua visione sonora attraverso un conclamato crossover in cui confluirono elementi di musica classica, jazz, minimalismo americano, un blended che se da una parte gli permise di comporre con una qual certa facilità, spaziando dalla musica colta a quella che rasentava l’easy-listening, dall’altra gli alienò l’attenzione della critica, che gli rimproverò una totale mancanza di innovazione nelle sue opere. Queste accuse si stemperarono per poi tramutarsi in un quasi globale riconoscimento nei suoi confronti proprio quando altri musicisti presero a modello il suo stile, permettendo a Erik Lotichius di ritagliarsi uno spazio di notorietà, soprattutto dopo che alla Concertgebouw di Amsterdam fu organizzata una serata in suo onore. Questa registrazione presenta il ciclo integrale dei ventiquattro (oltre a una seconda versione del sedicesimo) Studi per pianoforte che il compositore olandese scrisse tra il 1983 e il 2013, ossia due anni prima della sua morte, studi che riprendono nelle finalità e nell’idea tematica di fondo la musica per tastiera di Domenico Scarlatti, “rivista e corretta”, se così si può affermare, alla luce delle successive conquiste musicali (senza però giungere alle arditezze compositive degli Studi di György Ligeti). Ecco, se si vuole avere un’idea della musica di Lotichius questo ciclo pianistico rappresenta l’occasione giusta, soprattutto per il pubblico italiano, non certo avvezzo con la sua visione sonora. E, a proposito di quel concetto di crossover del quale si è accennato, questi Studi ricalcano proprio tale prerogativa: partendo da Scarlatti, aggiungete un po’ di Ravel, un pizzico di Bartók e una spalmata di minimalismo, meno ritmico e più melodico, e avrete colto l’idea di quanto questo compositore ha espresso con le sue opere. Nulla da eccepire sull’esecuzione del pianista compatriota di Lotichius, Ralph van Raat, capace di rendere appetibile l’interesse dell’ascoltatore.
Di notevole fattura la presa del suono effettuata da Dirk Fischer, con il pianoforte che trova spazio nel palcoscenico sonoro a una sufficiente profondità, e contraddistinta da un’ottima dinamica (il riverbero non disturba o inficia il corretto decadimento degli armonici).
Andrea Bedetti
Erik Lotichius – “Anaitalrax – 25 virtuosic piano studios”
Ralph van Raat (pianoforte)
2CD Solaire Records SOL1005
Giudizio artistico: 3/5
Giudizio tecnico: 4/5