Ci sono autori che una volta letti diventano un ineludibile punto di riferimento che travalica i confini dell’arte per diventarlo a livello meramente esistenziale, compagni fedeli e irrinunciabili capaci di accompagnare per tutta la vita chi ha la fortuna di scoprirli. Ne sa qualcosa la giornalista e saggista Lorenza Foschini, già volto noto della RAI, la quale ancora adolescente venne folgorata dalla lettura del tutto casuale di Un amore di Swann, con il risultato che da quel momento Marcel Proust divenne in un certo senso la sua seconda ombra, assurto a livello di un culto che solo gli accesi wagneriani (George Bernard Shaw ce lo ha insegnato) possono capire.

la copertina del libro dedicato da Lorenza Foschini al rapporto d’amore e d’amicizia tra Marcel Proust e Reynaldo Hahn.

Un culto letterario-esistenziale che l’autrice napoletana ha portato avanti fedelmente nel tempo e al quale ha dedicato articoli e saggi, l’ultimo dei quali, Il vento attraversa le nostre anime edito da Mondadori, affronta e mette in luce uno dei capitoli più intimi e meno conosciuti della vita del grande romanziere francese, quello della storia d’amore e della successiva grande amicizia con il compositore venezuelano francese d’adozione Reynaldo Hahn. Chiunque abbia affrontato l’opera letteraria proustiana sa perfettamente come la musica sia stata fondamentale nel conferire un particolarissimo e profondo aspetto non solo nelle migliaia di pagine della Recherche, ma anche nel giovanile e incompiuto Jean Santeuil e ne Les plaisirs et les jours, in quanto Proust vide sempre nell’arte dei suoni un modo diverso, più articolato e sfumato per descrivere e raffigurare quel mondo interiore di cui fu artefice e nel quale trovò rifugio per la maggior parte della vita, riversandolo nelle sue opere.

Marcel Proust e Reynaldo Hahn all’epoca del loro incontro.

Così, dopo aver dato alle stampe Il cappotto di Proust. Storia di un’ossessione letteraria, Lorenza Foschini ha voluto ripercorrere, attraverso una cronaca appassionata, ma allo stesso tempo precisa e delicata, con l’ausilio di quella poca documentazione che è sopravvissuta e giunta fino a noi (purtroppo la maggior parte dell’epistolario tra Proust e Hahn fu distrutto dalle rispettive famiglie dopo la loro morte per mettere a tacere una vicenda a loro modo di vedere imbarazzante e scabrosa) al rapporto tra l’autore della Recherche e il raffinato musicista. Una storia d’amore che li travolse nell’agosto del 1894 nel castello di Réveillon, dov’erano ospiti di Madame Lemaire, dopo essersi conosciuti il 22 maggio di quello stesso anno nel suo salotto parigino e che durò, tra picchi di passione trascendentale e abissi di reciproca gelosia, fino alla conclusione che avvenne esattamente due anni più tardi, nell’agosto del 1896, per poi stemperarsi e trasformarsi nel corso del tempo in una forte, commovente amicizia che venne brutalmente interrotta dalla morte di Proust, appena cinquantunenne, il 18 novembre 1922.

La giornalista e saggista Lorenza Foschini, già volto noto della RAI.

Nelle quasi duecento pagine del libro, facendo affidamento su una paziente e certosina ricerca bibliografica e su una capacità di racconto tale da trasformare il saggio in una cronaca circostanziata come se fosse un diario biografico, Lorenza Foschini ha saputo ricostruire questo ménage gravido di conseguenze non solo nella vita, ma anche nell’opera letteraria di Proust, a cominciare dalla Recherche nella quale inserì non solo osservazioni, ricordi, atmosfere scaturiti dalle lunghe conversazioni avute con Hahn sulla musica, ma anche le passioni, le amarezze, la cieca gelosia e le considerazioni sul sentimento che il romanziere visse con il giovane compositore e pianista. Conversazioni che a volte sfociavano anche in accese discussioni in quanto se Proust era affascinato dall’irruzione della “nuova musica” rappresentata dalla Gesamtkunstwerk wagneriana così come da innovatori del linguaggio dei suoni come Debussy, Hahn da parte sua era decisamente arroccato su posizioni più conservatrici, da allievo prediletto di Massenet e ammiratore del mondo melodico di Gounod, oltre ad essere un nemico dichiarato di Wagner.

Reynaldo Hahn ella foto che donò nel 1894 a Proust, seduto
al pianoforte a Villa Goguel in Alsazia.

Questa storia d’amore e d’amicizia viene dall’autrice inserita nelle dinamiche del tempo, tra i salotti letterari e dell’alta società, tra i luoghi di ritrovo, come la maison di Alphonse Daudet, al quale Proust fu legato da profonda amicizia, così come nelle raffinate sale dell’Hotel Ritz, dove il grande romanziere era di casa, e negli appartamenti di Boulevard Haussmann, di rue Laurent-Pichat e di rue Hamelin, ossia le tre magioni parigine nelle quali Proust trascorse l’esistenza segnata dall’infinita stesura della Recherche. Attraverso continui rimandi, agganci, note, Lorenza Foschini riesce a immergere il lettore nelle atmosfere, ricostruendo psicologie e comportamenti, pensieri e missive, giostrando tra arte per l’arte e arte per la vita (quando vi è di mezzo l’universo proustiano non può essere altrimenti), con il risultato di appassionare ancora di più chi è già avvezzo alla lettura del grande romanziere e di incuriosire e spingere ad addentrarsi nel periglioso e articolato sentiero della sua opera chi ancora non ha oltrepassato quella soglia.

Insomma, Il vento attraversa le nostre anime ha la capacità di essere utile sia per chi è già un proustiano tout court, sia chi vuole conoscere solo una delle tante sfaccettature di una vita d’autore segnata dalla malattia (la lotta impari contro l’asma), dalla ricerca incessante della bellezza sotto ogni forma, dalla necessità di amare e soprattutto di essere amato attraverso un sentimento che avesse la forma della comprensione e dell’accettazione. Un amore che Proust si illuse, facendo illudere, di averlo trovato in Reynaldo Hahn, ricevendone in cambio un’amicizia, però, che sembra uscire dalle magiche pagine de Il grande Meaulnes di Alain-Fournier.

Andrea Bedetti

 

Lorenza Foschini – Il vento attraversa le nostre anime. Marcel Proust e Reynaldo Hahn. Una storia d’amore e d’amicizia

Mondadori Editore, 2019, pagg. 178

 

Giudizio artistico 4/5