In un passaggio del suo celebre scritto satirico Il teatro alla moda, pubblicato anonimamente a Venezia nel 1720, Benedetto Marcello, volendo fornire dei “consigli” ai compositori su come comporre musica e impartire direttive e indicazioni ai cantanti, scrive testualmente: «Avverta il Maestro moderno se dasse lezzione a qualche VIRTUOSA dell’Opera, d’incaricarla a pronunciar male, e, per tal effetto, insegnarle gran quantità di Spezzature e di Passi, perché non s’intenda veruna parola e in tal maniera comparisca e sia meglio intesa la Musica». Così, mettendo il dito sulla piaga, il grande compositore veneziano volle ironicamente chiarire un punto che avrebbe dovuto essere fissato nell’arte del canto dell’epoca, quello di esaltare la musica componendo non solo note azzeccate, ma anche facendo in modo che il testo poetico potesse sempre risultare intellegibile presso l’ascoltatore, sulla falsariga di quanto precedentemente affermato dal divino Claudio Monteverdi nella seconda prattica.
Che poi Benedetto Marcello sia stato uno degli ultimi grandi specialisti del genere della Cantata, attraverso la quale rispettare l’intellegibilità del testo poetico unitamente alla capacità di scriverne musica acconcia con la quale accompagnarlo, è anche merito di colui che fu il suo principale insegnante, quel Francesco Gasparini maestro di canto, oltreché valente compositore, teorico e didatta, presso l’Ospedale della Pietà di Venezia ai tempi di Antonio Vivaldi. Questo ci fa capire, al di là delle venature polemiche e sarcastiche, le quali celavano in realtà una straordinaria attitudine nel musicare qualsiasi tipo di testo, come Benedetto Marcello fosse in grado di padroneggiare la materia musicale (è rimasta famosa la messa in musica di una sua lunga lettera indirizzata alla cantante Vittoria Tesi, una delle più celebri del tempo, e trasformata in una Cantata), pur rispettando le sue peculiarità stilistiche e coniugandola con un proficuo accompagnamento musicale.
D’altronde, per ciò che riguarda l’arte della Cantata, non dobbiamo mai dimenticare che il ponte stilistico, espressivo, teorico e artistico tra i monumenti musicale del Seicento e gli sviluppi geniali fatti da un Georg Friedrich Händel in chiave italiana passano proprio attraverso l’opera e la lungimiranza dell’aristocratico compositore veneziano, il quale mirò sempre a esaltare la purezza della parola nella purezza del suono strumentale.
Questo continuo mirare a preservare e a esaltare la purezza del canto attraverso la purezza, intesa come “aderenza”, della musica può essere colto assai bene in un’incisione della casa discografica Elegia Classics dedicata a tre Cantate composte da Benedetto Marcello (per la precisione Arianna abbandonata, Quanto fu lieto e Qual turbine) e ad una del fratello maggiore Alessandro (Irene sdegnata), con la partecipazione del soprano Lucia Cortese, accompagnata dagli elementi della Camerata Accademica diretti da Paolo Faldi, secondo disco che fa parte della serie Glories of the Italian Cantata. La Cantata Arianna abbandonata fa parte di quel novero di opere d’ispirazione classica, sul modello di Timoteo, Cassandra, Clori e Daliso, che si contraddistingue per il senso drammatico e per una lucida cantabilità.
Il denominatore comune di queste quattro Cantate (i cui manoscritti sono conservati presso la Biblioteca “Gianni Milner” della Fondazione Ugo e Olga Levi e nella Biblioteca Nazionale Marciana a Venezia) è il tema dell’amore affrontato dalla sfera femminile in una duplice valenza, da quella del rimpianto, della commiserazione nell’essere stata abbandonata, presente nelle tre Cantate di Benedetto Marcello e da quella del furore, che capovolge la figura femminile da vittima ad artefice di sdegno e di odio nei confronti di colui che l’ha lasciata, presente nella Cantata di Alessandro Marcello. Se quest’ultima vanta un impatto drammatico che esalta sia la veemenza del testo poetico, sia la tessitura timbrica data dall’accompagnamento orchestrale, dimostrandosi non certo inferiore alle opere di Benedetto Marcello, quelle di quest’ultimo mostrano invece una maggiore raffinatezza strumentale capace di rendere con un’indubbia efficacia le sfumature psicologiche del dolore, dell’amarezza, della delusione provate da chi è stata abbandonata dal proprio amante.
La bellezza, la profondità di queste pagine vengono rese al meglio dal soprano Lucia Cortese, specialista del repertorio barocco, e dalla compagine strumentale storicamente informata Camerata Accademica. Se il registro della cantante genovese si trova a suo agio sia nella tessitura acuta così come in quella grave, permettendo di conseguenza di esprimere le debite sfumature psicologiche (e questo vale soprattutto per le Cantate di Benedetto Marcello), nella Cantata di Alessandro Marcello Lucia Cortese riesce sempre a governare e modellare l’emissione, non cedendo mai alla tentazione di enfatizzare sia gli acuti sia i gravi, dimostrando ancora una volta di essere uno dei migliori soprani, e non solo nel panorama nazionale, per ciò che riguarda il repertorio del Seicento e del Settecento. Anche la lettura fatta da Paolo Faldi e dai componenti dell’ensemble filologico è più che convincente, capace non solo di modellare, dipingere i fondali sonori dell’accompagnamento, ma di creare nelle sinfonie introduttive un adeguato tappeto timbrico in cui lo spessore ritmico si coniuga con un apparato melodico che sostiene, interagisce e dialoga con la linea del canto (quest’ultimo sempre perfettamente intellegibile).
La presa del suono audiofila (in 24bit/88.2kHz) è stata effettuata da Marco Lincetto nell’Auditorium Pollini di Padova e la sua perizia si apprezza subito; la dinamica è granitica, velocissima nei transienti e contrassegnata da una notevole naturalezza, mentre il palcoscenico sonoro ricostruisce fedelmente il soprano e, in profondità al centro dei diffusori, la compagine orchestrale. E se l’equilibrio tonale non denota invadenze di registro tra gli strumenti e tra questi ultimi e la voce, il dettaglio viene esaltato da una considerevole dose di nero intorno agli strumenti e alla voce, scontornandoli fisicamente in modo eccelso.
Andrea Bedetti
Benedetto & Alessandro Marcello - Arianna abbandonata & other Cantatas
Lucia Cortese (soprano) - Camerata Accademica - Paolo Faldi (direzione)
CD Elegia Classics ELECLA 19075
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4,5/5