Progetto ambizioso e interessante quello iniziato dall’etichetta discografica inglese che ha in programma di registrare, con una serie di dischi, alcuni capolavori violinistici, soprattutto del periodo barocco, avvalendosi di preziosi violini dell’arte liutaia. Il primo titolo della collana è dedicato alle dodici Fantasie TWV40:14-25 composte nel 1735 da Georg Philipp Telemann (non dimentichiamo che all’epoca le opere musicali di questo prolifico musicista, il suo catalogo consta di più di cinquemila titoli, erano più famose e ritenute più valide rispetto a quelle del coevo Bach), eseguite su un preziosissimo violino di Andrea Amati che risale al 1570 (uno dei più antichi giunti fino ai nostri giorni in perfette condizioni, con cordatura ovviamente in budello e con un archetto creato dall’artigiano genovese Antonino Airenti) dal violinista inglese Peter Sheppard Skærved, il quale ha poi trascritto le dodici Fantasie TWA 40: 2-13 che Telemann compose tra il 1732 e il 1733 per solo flauto, in quanto la linea di scrittura di queste ultime ben si adattavano al suono violinistico. Le dodici Fantasie per violino solo rappresentano un punto fermo dell’evoluzione tecnica del violino, come lo sono le Sonate e le Partite BWV 1001-1006 di Bach, attraverso le quali Telemann volle esplorare a fondo le potenzialità dello strumento ad arco. Ciò che contraddistingue questi dodici brani è la ricchezza della tavolozza timbrica capace di esprimere una fantastica gamma di sfumature, che richiedono uno strumento agile ed estremamente duttile (da qui la scelta di Skærved di impiegare questo straordinario Amati, leggermente più piccolo rispetto allo standard e dotato di un suono non solo più acuto, ma anche più agile). Una messe di sfumature presente anche nelle altre dodici Fantasie per flauto solo, che nella loro trascrizione violinistica non solo non perdono nulla del loro fascino, ma vengono esaltate e risaltate dal timbro dello strumento ad arco (non per nulla lo stesso violinista inglese nelle note di copertina fa notare come l’edizione più antica della loro partitura, conservata al conservatorio di Bruxelles, porti anche la dicitura “Violino” sulla copertina, come a significare che la loro esecuzione era indicata anche con questo strumento). L’esecuzione di Skærved è idiomatica rispetto alle finalità dell’opera, nel senso che tende a marcare, soprattutto nei tempi lenti, la ricerca timbrica per evidenziare il suono dell’Amati, trasformando il timbro ottenuto in una riflessione acustica (e questo vale soprattutto per le fantasie trascritte), ma senza mai trasformarlo in un atto pedissequo fine a se stesso (e qui sta il suo grande merito), con il possibile rischio di rendere l’ascolto noioso e monotono.
Va da sé che per riprodurre al meglio il suono dell’Andrea Amati era necessaria una presa del suono più che ottimale, impresa riuscita perfettamente da parte di Jonathan Haskell il quale ha potuto, anche grazie al posizionamento microfonico, rendere al meglio il timbro del violino senza che quest’ultimo risultasse stridulo nella gamma alta. Da qui una dinamica piacevolissima e la possibilità da parte dell’ascoltatore di individuare facilmente nel palcoscenico sonoro lo strumento, che risulta spazialmente ravvicinato.
Andrea Bedetti
Giudizio artistico: 4/5
Giudizio tecnico: 5/5
Georg Philipp Telemann – “24 fantasies”
Peter Sheppard Skærved (violino)
2 CD athene ath 23203