Più un compositore è importante e più diventa difficile, quasi impossibile, saperlo raccontare in un testo che possa essere allo stesso tempo esaustivo e, soprattutto, comprensibile e accattivante. Se poi il compositore in questione si chiama Wolfgang Amadeus Mozart, allora la faccenda rischia di diventare a dir poco disperata. Sì, perché un’opera capitale, imprescindibile sulla figura e sull’opera del genio salisburghese esiste ed è quella di Hermann Abert, peccato però che sfiori le mille pagine, con una mole tipografica capace di scoraggiare anche il più entusiasta dei neofiti. Certo, se vogliamo limare lo spessore del tomo si può sempre fare affidamento, tanto per fare due illustri esempi, sulle classiche biografie di Bernhard Paumgartner e di Wolfgang Hildesheimer, ma sebbene non siano macchiate dalla mole insostenibile di quella di Abert vantano pur sempre quasi seicento pagine il primo e più di quattrocento il secondo. Semmai, chi padroneggia a sufficienza la lingua francese o quella inglese, visto che non esiste l’ombra di una pur misera traduzione italiana, potrebbe fare riferimento su quel gioiello stilistico che è la biografia mozartiana scritta dalla narratrice tedesca Annette Kolb, che magari non sarà autorevole come quella dei suddetti autori, ma sicuramente più divertente e appagante da leggere, anche se poi bisognerebbe sciropparsi più di trecento pagine in una lingua che non è la propria. E allora, se un povero mortale volesse non solo ascoltare, ma conoscere anche la vita e cercare di fare un po’ più di chiarezza sulla visione musicale mozartiane, che cosa dovrebbe fare? Affidarsi a Wikipedia?
Fortunatamente, ci sono stati degli studiosi che hanno avuto in dono non solo la capacità di saper spiegare in modo piano e comprensibile, facendo meritoria opera di divulgazione, ma anche l’arte di saper essere concisi, magari ricorrendo a particolari stratagemmi dialettici per abbassare drasticamente il numero delle parole e delle pagine, senza per questo rinunciare a una ricchezza e a una messe di informazioni, notizie, riflessioni e concetti da concedere ai loro lettori. Uno di questi studiosi è stato il musicologo e storico della musica francese Jean-Victor Hocquard, uno dei più profondi conoscitori dell’universo artistico mozartiano. Ma Hocquard, nato nel 1910 e morto nel 1995, è stato anche un fior di filosofo, dotato, quindi, di quell’impianto dialettico e concettale indispensabile nel saper coagulare e condensare in precise immagini e meccanismi esplicativi la visione estetica, musicale e creativa del sommo compositore austriaco, riuscendo a condensare il tutto in un libercolo che non supera le duecento pagine! Per ottenere questo equilibrio di stringatezza e di acuta divulgazione, il musicologo e filosofo francese riesumò un genere letterario, quello di un colloquio tra un ipotetico “mozartiano fervente” e un “Appassionato competente”, di chiara derivazione settecentesca e illuminista, ossia quel tipo di libello, di artificio colto che fu utilizzato anche dal nostro Leopardi nelle sue Operette morali, contrassegnate dalla disputa dialettica di due personaggi relativamente a un determinato argomento. E, nel caso specifico, il “mozartiano” e l’“appassionato” discutono, riflettono, si confrontano su diversi ambiti della produzione musicale mozartiana, così come su alcuni capitoli della sua vita.
Questo meraviglioso saggio, apparso già nel 1960 in Italia per i tipi della Mondadori, in occasione del bicentenario della nascita di Mozart, e ormai introvabile da tempo, è stato meritoriamente riproposto con una nuova traduzione dalla Manzoni Editore, all’interno della collana “Cultura musicale”. Affrontando questo agevole e intrigante libello, l’ascoltatore/lettore avrà dunque modo di entrare in contatto con il variegato universo mozartiano attraverso il colloquio tra questi due personaggi che, allegoricamente, impersonano la passione dionisiaca, di colui che vive nel culto e nell’adorazione della musica mozartiana, contrapposto a colui che invece, in nome di una moderazione e di una metodologia apollinee, punta a inserire le opere del sommo salisburghese in un quadro artistico e culturale di maggior respiro. Così se il primo si esprime in nome di un assolutismo che non ammette repliche, il secondo lo fa attraverso un impianto più relativo, maggiormente storicizzato. Sulla base di questo tenzone dialettico, ben rappresentato dalle figure scacchistiche del cavallo bianco e di quello nero raffigurate sulla copertina, l’ascoltatore/lettore verrà preso per mano dalla prodigiosa capacità di Hocquard di spiegare, di illustrare, di dipanare opere e momenti della vita di Mozart, suddividendo il confronto dialettico in una serie di momenti che corrispondono ad altrettanti capitoli, che tendono a snellire e a spalmare la deliziosa densità del duplice eloquio.
Opera fondamentale, capitale, per potersi addentrare senza traumi od ostiche prolissità, questi Colloqui mozartiani rappresentano uno dei vertici di una colta pubblicistica come ormai è raro trovare oggigiorno. Un plauso, infine, deve andare a Virna Serandrei, capace di tradurre l’opera con una leggerezza e un ritmo squisitamente musicali. Proprio come sarebbe piaciuto ai due contendenti di questa “operetta morale”, per tacer di Hocquard e, ovviamente, di Mozart.
Andrea Bedetti
Jean-Victor Hocquard – “Colloqui mozartiani tra il Mozartiano fervente & l’Appassionato competente”
Manzoni Editore – Collana Cultura Musicale, pagg. 180
Giudizio artistico: 5/5