Ekaterina Sadovnikova, Annalisa Stroppa e Giordano Lucà sono i tre principali interpreti de “I Capuleti e i Montecchi” del compositore catanese che inaugura la rassegna operistica estiva a Padova; ecco che cosa ci hanno detto a poche ore dalla prima

Il soprano russo, il mezzosoprano bresciano e il tenore romano affrontano rispettivamente nei ruoli di Giulietta, Romeo e Tebaldo l’opera lirica di Bellini al Castello dei Carraresi di Padova, dando inizio alla rassegna operistica estiva della città veneta. Li abbiamo raggiunti per porre loro alcune domande sull’opera e sulla loro carriera artistica. Ecco le loro risposte.

Maestro Ekaterina Sadovnikova, quali sono gli aspetti, i tratti psicologici di Giulietta che lei preferisce? E quanto si riconosce, per ciò che riguarda invece la sua personalità e il suo carattere, in questo personaggio?

Ekaterina Sadovnikova@Tima Sergeev

Ekaterina Sadovnikova@Tima Sergeev

Ciò che mi piace del personaggio belliniano di Giulietta è il contrasto tra gli stati emozionali e sentimentali che vivono in lei. Giulietta è una fanciulla a cui appartengono  una purezza adolescenziale e un candore giovanile d’altri tempi. Questi caratteri personali la fanno apparire sempre come un personaggio vivo ed autentico, privo di quella complessità psicologica che prelude a quelle malizie escogitate da personaggi più consumati dalla vita. Giulietta è per me come la spontanea e disarmante bellezza della Natura, dove non è presente mai artificio o manipolazione. Allo stesso tempo però è costretta a misurarsi con gli artifici di una società corrotta e ormai priva di slanci vitali, strutturata sull’odio e l’intolleranza sociali, dove il suo amore per Romeo e i suoi sentimenti sono messi costantemente alla prova, e quindi costretti a superarsi per vincere queste manipolazioni fino all’estremo sacrificio. Per questo mi sento molto vicina al carattere di Giulietta ed emozionalmente il suo canto lo ritrovo nelle corde dei miei sentimenti, e per certi versi alcuni tratti psicologici di questo personaggio li sento molto affini al mio sentire. Ecco perché non ho avuto difficoltà ad interpretare questo ruolo. Oggi, in parte, come donne, non ci ritroviamo più a vivere soprusi sociali ai quali erano costrette giovani donne come Giulietta, ma abbiamo guadagnato più possibilità per essere autrici del nostro destino e più libere nelle scelte della nostra vita personale.

Lei, oltre al repertorio operistico, ama affrontare anche quello sinfonico, basti pensare alla sua partecipazione alla Quarta sinfonia di Mahler. Quando un cantante operistico affronta con la sua voce un’opera sinfonica, quali accorgimenti deve prendere? E che differenze impongono questi due diversi generi?

Per me non vi è grande differenza tra il canto operistico e quel poco di sinfonico che ho affrontato finora. Mi sono sempre accostata al mio repertorio con la mia vocalità, senza mai forzare i suoni o snaturare il mio canto. Indubbiamente nel “bel canto” si predilige il fraseggio legato, il gusto per l’intonazione, una predilezione per la frase musicale e tanti altri accorgimenti che nel repertorio sinfonico non si trascurano, ma che sicuramente lasciano spazio a note interpretative che, se avessi maturato una più ampia esperienza in campo sinfonico, non mi sarebbero precluse.

Maestro Annalisa Stroppa, che problemi pone per una cantante dover affrontare un ruolo maschile in un’opera lirica, visto che lei ha avuto anche il ruolo del Cherubino mozartiano? Non mi riferisco, ovviamente, al fattore della voce, quanto nella dimensione della postura, della gestualità, fermo restando che in questo caso il ruolo del mezzosoprano en travesti fu scelto da Bellini per ricordare agli spettatori che Romeo, come Giulietta, era un adolescente.

Annalisa Stroppa @Silvia Lelli03

Annalisa Stroppa @Silvia Lelli

Tra i ruoli da me affrontati, ho avuto il piacere di interpretare diversi ruoli en-travesti. Per una donna interpretare un ruolo maschile ovviamente non è naturale, è un patto attoriale; non è facile ma è fattibile! Osservo il più possibile gli atteggiamenti e i movimenti maschili, dai fanciulli (penso ad Hänsel) agli adolescenti (come per esempio Cherubino e Romeo), agli uomini più maturi (Ascanio e Orfeo) e cerco la chiave per immergermi il più possibile nel ruolo che devo interpretare. L’importante è riuscire a immedesimarsi nel personaggio che si interpreta e tutto poi viene da sé e il movimento diventa un tutt’uno con la voce e con le esigenze registiche. Mi diverto moltissimo a vestire i panni del “maschietto”, credo sia una grande fortuna per noi interpreti il poterci trasformare e immedesimare di volta in volta in ruoli tanto diversi. Il mio primo ruolo en travesti è stato Cherubino ne I due Figaro di Mercadante e questo ruolo corrisponde al mio debutto internazionale in un ruolo da protagonista, con la direzione di Riccardo Muti e con la regia di Emilio Sagi. Successivamente ho vestito i panni del Cherubino mozartiano ne Le Nozze di Figaro, a cui è seguito quello di Orfeo in Orfeo ed Euridice di Gluck. A seguire Stéphano in Romeo et Juliette di Gounod  quello di Hänsel nell’incantevole favola dei fratelli Grimm Hänsel und Gretel musicata da Humperdinck e infine lo scorso novembre ho interpretato Ascanio in Benvenuto Cellini di Berlioz. Quindi, quello di Romeo sarà il mio settimo ruolo en travesti!

In passato ha avuto modo di essere diretta da due direttori che amano la musica lirica, ma che la interpretano e la proiettono in un modo diverso: Riccardo Muti e Fabio Luisi. Quali sono le differenze direttoriali che li contraddistinguono?

Sì, sono due grandissimi direttori e ho avuto la fortuna di lavorare con entrambi. Con il maestro Riccardo Muti ho avuto modo di lavorare più a lungo interpretando il ruolo di Cherubino ne I Due Figaro in ben quattro teatri: Salisburgo, Ravenna, Madrid e Buenos Aires. Questa esperienza così importante ha segnato l’inizio della mia carriera. Si trattava di una prima mondiale di quest’opera, mai eseguita in precedenza. Il maestro Muti mi ha dato una grande fiducia, abbiamo lavorato meticolosamente durante il periodo di prove su un ruolo molto impegnativo e da lui ho appreso moltissimo. Con il maestro Fabio Luisi invece ho affrontato il ruolo di Stéphano in Roméo et Juliette di Gounod presso il Teatro Carlo Felice di Genova, con la regia di Jean Louis Grinda, un ruolo molto bello, che avevo già affrontato precedentemente, con una bellissima aria. Di entrambe le produzioni tra l’altro è stata fatta una registrazione discografica. Mi sono trovata benissimo con entrambi. Naturalmente ogni direttore agisce in base alla propria personalità e alla propria sensibilità e io personalmente cerco di cogliere sempre il meglio da ogni direttore che incontro.

Maestro Giordano Lucà, la figura di Tebaldo è quella di un personaggio che viene coinvolto, malgré soi, nella vicenda e nel sentimento che vede legati Romeo e Giulietta; un personaggio scomodo, soprattutto per lo spettatore, che lo considera “nemico”, avversario in tutto e per tutto di Romeo. Come può un cantante, non solo con la sua voce, ma con la sua presenza sul palcoscenico, fare in modo che lo spettatore percepisca la reale essenza di questo personaggio, vittima, in fondo, di un qualcosa più grande di lui?

Giordano Lucà - Tebaldo

Giordano Lucà

L’idea è quella di portare in scena l’astuzia e la grazia del personaggio nel combattere con la spada, arte in cui eccelle e il sentimento di autodistruzione che lo pervade causato dal suo odio per i Montecchi. Contemporaneamente, però, vorrei interpretare anche la sua parte emotiva generata dall’amore per Giulietta per dare al personaggio una personalità meno negativa e appunto più vittimistica agli occhi del pubblico. Ovviamente seguirò tutte le indicazioni del regista al riguardo cercando di interpretarne appieno la visione.

Per un cantante in piena ascesa come nel suo caso, s’impone una scelta mirata del repertorio. Al di là del repertorio ottocentesco, è affascinato anche da quello del Novecento, Puccini e verismo a parte?

Sì, naturalmente s’impone una scelta assolutamente mirata a cui cerco di attenermi costantemente e che purtroppo a volte mi costringe a non accettare produzioni per ora premature. Amo Verdi, Puccini e il bel canto; si tratta solo di aspettare per preservare al meglio la voce. Consolidare i ruoli debuttati e studiare è la cosa più giusta per me in questo momento. In fondo ho solo 28 anni!

Andrea Bedetti