Le valutazioni critiche e musicologiche di più ampio respiro nei confronti di Felix Mendelssohn-Bartholdy e della sua opera musicale hanno sempre sofferto, fino a poco tempo fa, di un’indubbia manchevolezza cronica, causata principalmente da una carenza di attenzione nei confronti della sua produzione pianistica (al di là degli onnipresenti Lieder ohne Worte), la quale è stata considerata e stimata all’ombra delle corrispettive produzioni di autori come Beethoven, Schubert, Schumann e Brahms, per restare nel solo ambito austro-germanico, insomma di quel filone compositivo attraverso il quale il pianoforte si è tramutato nel corso dell’Ottocento in un’icona assoluta, assurgendo al ruolo di strumento-guida al quale affidare esplorazioni, innovazioni e anche sperimentalismi di sorta. Ma negli ultimi anni, fortunatamente, la rotta della critica e degli studi musicologici è mutata, anche grazie a personaggi del mondo della musica che hanno saputo portare a galla il molteplice magma compositivo mendelssohniano nel repertorio pianistico, facendo comprendere come il nome del compositore amburghese non debba essere solo associato, appunto, ai proverbiali (e annosi) Lieder ohne Worte. Su tutti un nome, quello del pianista Roberto Prosseda, la cui indagine dapprima musicologica e poi interpretativa nei confronti della musica pianistica mendelssohniana rappresenta un preciso e puntuale punto di riferimento, culminata nella registrazione integrale delle opere del musicista tedesco fatta per la Decca e che comprende anche pagine dimenticate, misconosciute ed eseguite in prima mondiale.
Ora, il pianista di Latina insieme con la moglie Alessandra Ammara, raffinata interprete del repertorio romantico e di quello francese, ha registrato per la stessa etichetta le opere complete per pianoforte a quattro mani e per due pianoforti di Mendelssohn aggiungendo un ulteriore tassello a quel quadro che, di volta in volta, ha il merito di rendere a Cesare ciò che è di Cesare, ossia restituire al compositore romantico tedesco ciò che gli appartiene: un ruolo di primo piano nell’universo pianistico del XIX secolo al fianco di quei numi tutelari di cui si è detto sopra e ai quali si devono aggiungere ovviamente i nomi di Chopin e di Liszt. Il disco comprende quindi la “Sonata in re maggiore per due pianoforti”, il Klavierstück in sol minore per due pianoforti, la “Fantasia in re minore per pianoforte a quattro mani”, il “Duetto in la maggiore per pianoforte a quattro mani op. 92”, l’“Andante con Variazioni in si bemolle maggiore per pianoforte a quattro mani op. 83” e la trascrizione per pianoforte a quattro mani delle celeberrime musiche di scena per il Sogno di una notte di mezza estate. Cinque brani che fondamentalmente hanno un merito, rendere in modo ancor più macroscopico la mirabile scrittura pianistica di Mendelssohn, che a livello di funzionalità e di “costruttività” armonica non solo non ha nulla da invidiare a quella dei cosiddetti mostri sacri della tastiera, ma che riesce anche a proiettare un’aura di bellezza mai fine a se stessa (quante volte la musica mendelssohniana è stata corrosa dal tarlo critico che la tacciava di edonismo!), in nome di quel classicismo che in fondo non è che la irradiazione di Bach e di tutta la sua monumentale lezione stilistica sull’Ottocento e di cui il compositore amburghese fu il “fido sostituto” (si ascolti come il contrappunto e le sue leggi riescano ad essere deliziosamente “diluiti” e “spalmati” nei brani di questa registrazione… ). Va da sé che la magnificenza del risultato finale è anche merito della coppia Ammara&Prosseda, capace di rendere al meglio queste pagine magistrali e la cui ferrea struttura architettonica dev’essere resa leggera, impalpabile, dotata di ali con le quali spiccare il volo per fare sognare e fantasticare. E in ciò i due interpreti sono semplicemente perfetti. Di riferimento.
Anche la presa del suono è di livelli eccelsi, soprattutto per quanto riguarda la dinamica e lo spazio sonoro che devono essere integrati e bilanciati quando si microfonano due pianoforti, e questo per non alterare l’equilibrio tonale e non rendere sfuocato il parametro del dettaglio. Aspetti che sono stati pienamente rispettati dall’Ing. Costa, autore della presa del suono.
Andrea Bedetti
Giudizio artistico: 5/5
Giudizio tecnico: 4/5
Felix Mendelssohn-Bartholdy – “Complete Works for Piano Four Hands & for Two Pianos”
Alessandra Ammara – Roberto Prosseda
CD Decca 481 2221