Anche se non di fondamentale importanza come quella occidentale, la musica classica mediorientale ha fornito dei validi contributi nel corso del Novecento, come nel caso del compositore israeliano Yehezkel Braun, nato nel 1922 a Breslau, in Germania, e che si trasferì due anni più tardi con i suoi genitori in Palestina, a quel tempo territorio sotto il mandato britannico. Influenzato dallo stile di Haydn, Bartók, Brahms e da quello della musica francese, in particolar modo da Debussy e Ravel, Braun non è mai stato tentato e sedotto dalle sirene delle avanguardie europee e dalla musica dodecafonica della Seconda Scuola di Vienna, restando quindi ancorato a un solido linguaggio tonale, che ha voluto nel corso degli anni sfruttare e utilizzare abbinandolo con il tipico stile delle melodie ebraiche e della musica mediterranea orientale. Questo disco che vuole rappresentare un tributo, incentivato dalla registrazione effettuata dall’Israel Music Institute, alla musica cameristica di Braun, morto nell’agosto 2014, attraverso una formazione strumentale alquanto particolare, visto che è composta da mandolino, chitarra e clavicembalo. Una scelta strumentale, quella di Braun, che rimanda a un ideale di classicità, data dalla chitarra e dal clavicembalo, unitamente a uno strumento come il mandolino così popolare e utilizzato nell’area mediterranea. Da qui un connubio che si estende anche alla musica, a cominciare dal brano che dà il titolo al disco e che si riferisce al vento secco e caldo, Sharkiya appunto, che flagella in estate il deserto israeliano.

Questo uso di melodie mediterranee viene poi ribadito, unitamente a un’impostazione classica, anche negli altri pezzi, nella “Sonata for mandolin and guitar” e in “Music for plucked instruments”, in cui nel primo alla chitarra e nel secondo al clavicembalo  viene riservato il compito di basso continuo. Infine, la “Partita for solo guitar (omaggio a G. Frescobaldi)” rappresenta un tributo per lo stile barocco nel quale la chitarra esplora nei canonici tempi (Preludio, Toccata, Aria, Corrente e Ciaccona) la capacità dello strumento di elaborare sviluppi di temi mediterranei attraverso una tessitura e un eloquio chiaramente basato sulla musica del XVII secolo. Buona la prova offerta dai tre interpreti, a cominciare dal chitarrista Izhar Elias, così come la presa del suono effettuata da Andreas Koslik nella località italiana di Montisi, nei pressi di Siena, capace di riproporre un ideale palcoscenico sonoro e una dinamica più che apprezzabile in fatto di velocità e di naturalezza. Ugualmente validi il dettaglio, con molto nero intorno agli strumenti, e l’equilibrio tonale.

Andrea Bedetti

Giudizio artistico: 3/5

Giudizio tecnico: 4/5

Yehezkel Braun – “Sharkiya – Music for plucked instruments”

Alon Sariel (mandolino) – Izhar Elias (chitarra) – Michael Tsalka (clavicembalo)

CD Israel Music Institute IMI-CD-60