Il chitarrista Stefano Carbonelli mette in fila dieci brani originali nella scaletta del suo “Ravens Like Desks” (Auand, 2016), l’album che lo vede in compagnia di Daniele Tittarelli al contralto, Matteo Bortone al contrabbasso e Riccardo Gambatesa alla batteria. La scrittura del leader è piena di sfumature, contrasti, armonici e ritmici, nonché punti di consapevole incoerenza che sviluppano originalità formali e stilistiche. Ci sono risvolti latin, situazioni giocate in punta di timbro, vedi la delicata Watercolour Light dove anche le corde di Bortone trovano ampio spazio, e momenti di saturazione dal carattere bop, come in Stop Kickin’ That Dado. Carbonelli mostra un timbro ruvido, di derivazione rock, nella traccia d’apertura che dà il titolo al CD, suonata in trio senza sax, mentre nella seguente Fuori da casa mia! dà spazio al suono di Tittarelli, punto di dialogo e “voce” alternativa alla chitarra nei primi piani espressivi dell’intero lavoro. L’album mantiene una certa tensione creativa, che prende forma attraverso una serie di smentite logiche, ispirate all’indovinello “Perché un corvo è come una scrivania?”. Riportato nel booklet, l’enigma in questione è una citazione del Cappellaio Matto, il personaggio inventato da Lewis Carroll nel romanzo fantastico “Alice nel Paese delle Meraviglie”, del 1865. Volutamente insoluto, questo interrogativo si ricollega alle intenzioni espressive del disco, ben riflesse dalle parole dello stesso Carbonelli: «La risultante è legata alla propensione alla sperimentazione. L’obiettivo è quello di non avere pensieri coscienti. Inoltre, il rifiuto di canoni standard riflette una condizione esistenziale che va oltre la musica. È un rifiuto dell’uniformità di pensiero».

Roberto Paviglianiti

Stefano Carbonelli

Ravens Like Desks

Auand Records, 2016

AU9054