Abbiamo intervistato la violinista di origine armena che da quest’anno ha assunto l’incarico di direttore artistico alle Settimane Musicali del Teatro Olimpico di Vicenza, un ruolo che considera un’eredità e una sfida stimolanti

Maestro Tchakerian, quest’anno ha accettato di essere, oltre che protagonista musicale, anche il direttore artistico della XXVIII edizione del Festival Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza. Che cosa significa per un’artista come lei trovarsi anche dall’altra parte della “barricata”, accettando il ruolo di manager, di organizzatrice e di gestione di tutta questa manifestazione?

Suono in questo festival dall’anno in cui è nato, si può dire che siamo cresciuti insieme. Consapevole dell’eredità importante che ho ricevuto, questa nuova responsabilità mi onora, mi emoziona e mi appassiona. D’altronde, sono ormai molti i colleghi e amici musicisti che svolgono anche questo ruolo. E penso, quindi, che questa sia per tutti un’occasione che stimola lo studio, che costringe o incoraggia importanti scelte, che varca nuovi confini o li elimina definitivamente, che concede di immaginare quello che ancora non si era osato fare o che accoglie nuovamente quello che già ci appartiene. Inoltre, dal 2013 mi era già stata affidata la programmazione della musica da camera, come dire un “cammino” che continuo con curiosità e amore rinnovati.

Il Teatro Olimpico di Vicenza affollato nel corso delle Settimane Musicali.

Per l’appunto, l’edizione di quest’anno è basata sul concetto, altamente allegorico, dell’essere “in cammino”. Come può essere idealmente rappresentato, attraverso le opere in programma, questo “cammino”? E la scelta dei vari artisti che saranno presenti quanto ha contato per la sua realizzazione?

Il Festival è “in cammino” da ventotto anni, i musicisti sono “in cammino” per tutta la vita, noi tutti siamo “in cammino” per tutta la vita… Musicalmente l’idea del cammino, del viaggio fatto con calma, avrebbe quale scopo il ritrovare il tempo necessario per ascoltare e incontrare le emozioni di popoli lontani tra loro, con la loro storia, lingua e cultura. Sempre più abbiamo occasione di incontrare, necessità di accogliere, ma con una velocità che non ci lascia tempo. Eccolo il tempo del cammino, la calma preziosa e necessaria, passo dopo passo anche nell’ascoltare la musica. Un “cammino” che ci può portare verso Praga, o da Venezia a Buenos Aires, o dall’Ararat a Parigi, o da Vinci verso il mondo, o “attraverso uno spoglio, freddo bosco”, come ci ricordano i versi di Richard Dehmel nella schönberghiana Verklärte Nacht.

La cover del doppio CD con l’integrale dei Concerti per violino di Mozart che Sonig Tchakerian e l’Orchestra di Padova e del Veneto hanno registrato per la Universal Music Classics.

Recentemente è uscito un suo doppio CD per la Universal Music Italia dedicato all’integrale dei concerti per violino e orchestra di Mozart, uno dei monumenti assoluti di questo genere musicale, che ha registrato con l’Orchestra di Padova e del Veneto e di cui le cadenze sono state appositamente scritte dal compositore e violoncellista Giovanni Sollima. Perché questa scelta di affidarsi a un autore contemporaneo?

Ho sempre desiderato improvvisare le mie cadenze ma non ho mai osato farlo in pubblico, anche per una quasi inspiegabile timidezza! Giovanni Sollima lo conosco da anni, violoncellista e musicista straordinario, compositore eclettico, siciliano capace di accogliere le culture del mondo nella storia della sua isola. Era da tempo nei miei pensieri e quando gli ho parlato di questo progetto lo ha accolto con entusiasmo. Chi non lo farebbe avvicinandosi a Mozart!

Sonig Tchakerian con l’Orchestra di Padova e del Veneto in un concerto al Teatro Olimpico di Vicenza.

Sempre restando ai concerti mozartiani, che cosa possono dare questi capolavori alle nuove generazioni, tenuto conto che i giovani di oggi, purtroppo, in massima parte non sembrano attirati dalla magia e dal fascino della cosiddetta musica classica?

Penso sia nostra la responsabilità per non aver creato curiosità nel modo più vicino e più congruo alle nuove generazioni. Non credo sia un problema di mezzi di comunicazione, ma di modo di comunicazione. I bambini sono sempre curiosi, senza pregiudizi e con intelligenza. Ma è necessario raccontare nel modo giusto. Come potrebbero non amare Mozart che è gioco, magia, fascino, amore, libertà, accoglienza, felicità!?

E i suoi prossimi impegni o sogni discografici che cosa riguarderanno?

I sogni si rincorrono nella mente, sempre, ma, come si dice, dei progetti meglio non parlarne per scaramanzia…

Andrea Bedetti