Una vita complessa quanto sregolata, contraddistinta da una salute malferma unita a uno spirito che oggi potremmo quasi definire ribelle per l’epoca, quella del polacco Karol Szymanowski, il quale è ancora oggi relegato in un particolare limbo della storia della musica, quello dei compositori che ancora non hanno avuto quell’esplosione di notorietà internazionale, ma che a sua volta è talmente presente nei cartelloni e nei programmi concertistici che ne fanno una figura di cui oggi molti si chiedono finalmente quale fu la sua reale portata nella storia musicale dei primi del ‘900. Per lo più noto in ambito pianistico, a cui dedicò la maggior parte della sua produzione, oltre che di due opere, tra cui il Król Roger (Re Ruggiero), quattro sinfonie e concerti per violino e per pianoforte, la sua figura è forse una delle più difficili da collocare storicamente, al pari di quella di Skrjabin con cui condivide molte peculiarità per un linguaggio non unitario che si è quasi costantemente evoluto nell’arco dei suoi 55 anni di vita (1882 – 1937).

Affascinato dal compatriota Chopin tanto da mutuare il suo primo stile da questi, evidente nei 9 Preludi Op. 1 quanto nei 4 Studi Op. 4 scanditi da un forte senso melodico e con una onnipresente malinconia di fondo che arriva ad essere in molti momenti quasi commovente, Szymanowski rimase affascinato dalle terse armonie wagneriane così come dalla semplicità dei canti popolari, in grado di sublimare l’apparente contraddizione che ne derivava in un perenne movimento pianistico che come un fiume riesce ad investire l’ascoltatore con melodie dal sapore orientale e reminiscenze delle esperienze musicali del primo Novecento (in particolare è possibile ascoltare l’eco skrjabiniano non molto lontano in tutti i 3 Masques Op. 34 e ancora nelle due tarde mazurke Op. 62 che richiamano a loro volta da vicino il sublime delle ultime Mazurke di Chopin). Dopo la sua già più che interessante pubblicazione sempre per l’etichetta Divine Art di un altro compositore poco noto come Roman Statkowski, la pianista polacca Barbara Karaskiewicz mostra di saper dominare una materia per nulla semplice ed estremamente eterogenea da cui sboccia una delle letture forse più mature della sua carriera, frutto non solo di un profondo amore per la musica del compositore ma anche di una riflessione e di una ricerca del suono durata oltre ventisei anni e che è ormai arrivata a una perfetta maturazione tecnica e stilistica, attenta a calibrare ogni aspetto del complesso stile musicale szymanowskiano che, con le sue continue sorprese armoniche e l’inesauribile invenzione melodica, rischia di far perdere il senso del discorso e far vagare senza meta l’ascoltatore se non munito di una guida in grado di muoversi al suo interno.

La registrazione si contraddistingue per un suono pieno ed ampio che fa risaltare perfettamente i timbri di un ottimo strumento come quello usato, un modello D della Steinway perfettamente intonato a cui il tecnico Piotr Czerny permette di brillare con il suo naturale nella Concert Hall di Sosnowiek senza applicazione di particolari effetti aggiuntivi.

Edmondo Filippini

Karol Szymanowski – Preludes Op. 1, Etudes Op. 4, Masques Op. 34, Mazurkas Op. 64
Barbara Karaskiewicz (pianoforte)
CD Divine Art DDA 21151

Giudizio artistico: 5/5

Giudizio tecnico: 5/5