In un mondo dominato dai maschietti (anche se eccelse eccezioni non mancano, a cominciare da Clara Wieck, moglie di Robert Schumann, superba pianista e compositrice, e da Fanny Mendelssohn, adorata sorella e musicista di vaglia del ben più famoso Felix Mendelssohn-Bartholdy), la figura della pianista e compositrice francese Marie Jaëll, nata in Alsazia nel 1846 e morta a Passy nel 1925, si staglia in tutta la sua particolarità e originalità, anche se oggi la sua opera musicale, ma non quella didattica, è quasi completamente dimenticata. E se l’artista in questione, nata con il cognome di Trautmann, riuscì a vivere un periodo di gloria nel corso della sua lunga vita, fu grazie non solo alla validità del suo messaggio musicale, la cui linea di demarcazione si pone tra il conservatorismo di un Camille Saint-Saëns e la rivoluzione armonica di un Claude Debussy, ma anche e soprattutto per il cipiglio, la volontà e la perseveranza che usò per farsi largo nell’affollato “pantheon” musicale parigino dell’epoca, al punto di farsi una fama da “maschiaccio” (nel 1866 sposò il pianista austriaco Alfred Jaëll, il quale amava il repertorio francese, a cominciare da Chopin, suonando con un tocco alquanto etereo e femmineo, mentre la nostra, follemente devota al repertorio austro-tedesco di Liszt, Schumann, Brahms e Beethoven, si contraddistinse pestando sui tasti alla stregua di un dio Thor con il suo martello, facendo capire ben presto su chi portava i pantaloni in famiglia). Carattere a parte, il pianismo e la visione musicale di Marie Jaëll sono oltremodo variegati, come dimostra lo splendido volume-cofanetto contenente tre CD pubblicato dalle Ediciones Singulares con la collaborazione del Palazzetto Bru Zane di Venezia per la collana “Portraits”, giunta al terzo titolo. Dischi che presentano, oltre ai due concerti per pianoforte e orchestra e al concerto per violoncello e orchestra, anche il ciclo di sei mélodies “La légende des ours” per soprano e orchestra e diverse pagine pianistiche, tra cui alcuni interessantissimi estratti da “Ce qu’on entend dans l’Enfer, dans le Purgatoire, dans le Paradis”. Tutte opere che fanno comprendere meglio, fin da un primo ascolto, la lucida e articolata concezione artistica di Marie Jaëll, capace di rivaleggiare per intensità e profondità di intenti con la musica di nomi che hanno avuto ben altra fortuna fino ai nostri giorni. Tutti adeguatamente all’altezza i vari interpreti e le due compagini orchestrali coinvolti in questo progetto discografico, a cominciare dai pianisti David Violi e Romain Descharmes, ottimi esecutori dei due concerti, così come del soprano Chantal Santon-Jeffery.

La presa del suono è altrettanto buona, non solo nella registrazione del singolo pianoforte, ma anche in quelle che vedono protagoniste le due orchestre alle prese con la voce umana e i strumenti solisti. Il palcoscenico sonoro è ben definito e ricostruito in profondità, così come il dettaglio e l’equilibrio tonale tra le varie sezioni orchestrali. Buona la dinamica, naturale e per nulla gonfiata.

Andrea Bedetti

Giudizio artistico: 4/5

Giudizio tecnico: 3/5

Marie Jaëll – “Musique symphonique – Musique pour piano”

Chantal Santon-Jeffery (soprano) – Xavier Philips (violoncello) – David Bismuth, Lidija & Sanja Bizjak – Dana Ciocarlie – Romani Descharmes – Nicolas Stavy – David Violi (pianoforte) – Brussels Philharmonic – Hervé Niquet – Orchestre National de Lille – Joseph Swensen

3 CD Ediciones Singulares ES 1022